di
Giacomo Candoni

Dalla Sicilia a Schio (Vicenza): «Ho preso servizio cinque giorni dopo l’esito del concorso. Gli alunni mi rispettano, anche se siamo quasi coetanei»

Fino a qualche mese fa percorreva i corridoi zaino in spalla e occupava i banchi dell’Istituto tecnico tecnologico Ettore Majorana di Milazzo, in provincia di Messina. Oggi Domenico Merlino – 19 anni di Barcellona Pozzo di Gotto, sempre nel Messinese – si è spostato 1300 chilometri più a nord e vive la scuola da un’altra prospettiva. Da ottobre 2025 è docente di ruolo all’Istituto tecnico economico e tecnologico Pasini di Schio, in provincia di Vicenza, ed è tra i professori più giovani d’Italia. Un traguardo raggiunto grazie al superamento del concorso per la classe di concorso B016, dedicata ai laboratori di scienze e tecnologie informatiche per gli insegnanti tecnico-pratici. Per diventare docenti è infatti sufficiente avere un diploma tecnico o professionale che sia idoneo alla classe di concorso. I banchi, però, Merlino non li ha abbandonati del tutto visto che è iscritto a ben due percorsi universitari: ingegneria informatica ed economia.

Come ha reagito quando ha saputo l’esito del concorso?
«Ero molto contento ma anche un po’ preoccupato perché dalla comunicazione ufficiale avevo solo cinque giorni per prendere servizio. Ho fatto le valige in fretta e, dopo quasi 14 ore di viaggio in auto, sono arrivato a Schio. Festeggerò con calma in questi giorni di vacanza».



















































Perché ha scelto Schio?
«Ho fatto il concorso qui e ne ho apprezzato tranquillità e la semplicità, inoltre le grandi città non mi attirano particolarmente. Nei fine settimana ho comunque avuto modo di visitare Vicenza, Verona, Padova e di andare a camminare sull’altopiano di Asiago».

Quali difficoltà ha incontrato nel trasferimento?
«Abituarsi alle temperature, molto più rigide di quelle siciliane. E poi lasciare la famiglia, gli amici e la moto. Per fortuna ho trovato subito casa e un clima accogliente a scuola anche grazie al corpo docente e a tutto il personale. Questi aspetti hanno reso l’ambientamento più semplice del previsto».

Ha pochi anni in più dei suoi studenti. Come gestisce il rapporto con loro?
«Mi aiuta il modo in cui mi pongo perché gli spiego che sono lì per aiutarli e alzare un muro. Cerco di far capire che, pur essendo giovane anch’io, sono comunque un docente con delle responsabilità nei loro confronti. I ragazzi lo capiscono, non me lo fanno pesare e anzi mi danno molte soddisfazioni».

Ad esempio?
«Una studentessa ha risolto un esercizio con un procedimento diverso dal metodo ordinario però la soluzione era esatta e l’ho premiata. Sono contento quando vedo uno studente o una studentessa metterci del suo e vedere che risolve un problema perché appassionato e non perché obbligato. Il compito di noi professori è quello di agevolare quest’approccio curioso a tutte le materie».

Quando ha capito che l’insegnamento sarebbe stata la sua strada?
«Mi sono diplomato a luglio del 2025 e a settembre ho sentito la mancanza della scuola, delle aule e delle lezioni e mi sono detto che mi sarebbe piaciuto tornare in qualche modo. Ho intrapreso dunque la strada dell’insegnamento, un’idea che forse in realtà si stava facendo largo da più tempo ma non volevo ammetterlo a me stesso».

Che ruolo ritiene debbano avere le tecnologie digitali all’interno della didattica oggi?
«Non devono essere demonizzate però bisogna impiegarle in modo coscienzioso. Ai miei studenti, dalle prime alle quinte, insegno a usare l’intelligenza artificiale in modo consapevole, con molta attenzione agli aspetti etici. È uno strumento potentissimo e da non sottovalutare perché non deve diventare un sostituto dell’uomo: il rischio è di perdere spirito critico e capacità di mettere in discussione le risposte che ci dà».

Ripensando agli anni da studente, c’è qualcosa che considera ancora utile nel suo percorso attuale?
«I rimproveri. Da studente non li apprezzavo però adesso ho capito che possono valere molto se fatti in modo costruttivo: è fondamentale aiutare gli studenti a capire i propri errori».

Ha un sogno nel cassetto?
«Per il momento no, di sicuro vorrei continuare a insegnare. Da studente il mondo della scuola mi ha dato molto e adesso cerco di restituire almeno una parte di quello che ho ricevuto».


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29 dicembre 2025 ( modifica il 29 dicembre 2025 | 07:09)