È il 1997. La guerra in Bosnia è terminata da appena due anni e c’è molto da ricostruire, anche la scena artistica contemporanea. Nello stesso anno, a quasi 800 chilometri di distanza, si accendono per la prima volta dei neon sulla facciata di un palazzo veneziano: una luce fredda nel buio, che dovrebbe illuminare la strada per una nuova generazione di artisti bosniaci. Si tratta di La materia dell’ornamento: un’installazione letteralmente iscritta sulla superficie esterna di Fondazione Querini Stampalia a Venezia da niente meno che il padre dell’arte concettuale, Joseph Kosuth.
Questo progetto segna anche l’inizio di un lavoro di cura dell’arte contemporanea durato venticinque anni e portato avanti sempre nello stesso luogo dalla curatrice Chiara Bertola —all’epoca appena nominata responsabile del contemporaneo in Querini e oggi direttrice della GAM di Torino. Il programma, intitolato Conservare il futuro è raccontato nel concetto e negli episodi nell’omonimo libro della Bertola, pubblicato nel marzo del 2023 da bruno (Venezia).
Le pagine di questo libro, raccontate in una prosa intima e coinvolgente e corredate da un ricco supporto grafico, costituiscono una sorta di archivio dei tanti progetti che hanno visto numerosi artisti internazionali cimentarsi in opere site-specific negli spazi della Fondazione dal 1997 al 2022.
Da Giulio Paolini a Mona Hatoum, da Isamu Noguchi a Marisa Merz, gli interventi di Conservare il futuro sono sempre delicate riflessioni sugli spazi del museo storico. Si tratta di trasformare il contenitore in contenuto, di infiltrarsi armonicamente in tutti gli spazi dell’edificio.
Ma il libro è molto di più di un semplice susseguirsi di descrizioni degli interventi artistici: la Bertola ci lascia entrare negli aspetti più intimi dei suoi venticinque anni a Venezia e del suo rapporto con gli artisti. L’installazione dei neon di Kosuth, i pasti a casa Pistoletto, Kiki Smith che disegna nelle stanze della Querini… Tutti questi sono aneddoti che la Bertola racconta con dolcezza e nostalgia, sottolineando come sia proprio questa dimensione estremamente umana ad aver plasmato il progetto nella sua interezza.
La Fondazione Querini Stampalia, ora sotto la direzione di Cristiana Collu, sta cambiando molto nell’aspetto e negli intenti: alcuni lavori, come l’installazione di Maria Morganti nella caffetteria del museo, sono già stati rimossi e di altri attendiamo di conoscere il destino. Nonostante ciò, Conservare il futuro continua a costituire un importante modus operandi per sposare arte contemporanea ed eredità storica. Come scrive nelle pagine introduttive la Bertola: «Sentivo che nella relazione tra presente e passato era racchiuso il cuore della creazione e anche un infinito serbatoio di significati ancora sommersi che, come curatrice, intendevo esplorare».
Conservare il futuro non è perciò solo un titolo, ma una postura curatoriale che può assere ancora attivata: un tentativo —riuscito— di mantenere aperto e instabile il passato, senza cristallizzarlo; lasciare che il presente si inscriva nei suoi vuoti.