voto
7.0
- Band:
THEURGION - Durata: 00:42:00
- Disponibile dal: 08/08/2025
- Etichetta:
- Profound Lore
Streaming non ancora disponibile
Spuntano dal nulla, o quasi, i Theurgion, nuovo progetto statunitense dietro cui si celano musicisti già coinvolti in formazioni di culto dell’underground locale come Krieg, Chaos Moon, Häxanu, Kveldstimer e Collier d’Ombre. Ma non aspettatevi un’altra incarnazione black metal da parte di questi nomi: “All Under Heaven”, debutto ufficiale della band, prende infatti una direzione diversa, ovvero quella di un death-doom solenne, malinconico, a tratti fortemente debitore di certa vecchia scuola europea.
Fin dalle prime battute dell’album, è chiaro come i Theurgion abbiano un debole per certe lentezze plumbee e cariche di pathos tipiche dei primi Anathema, così come per il ruvido intreccio melodico-chitarristico che fu marchio di fabbrica dei Katatonia – fino a “Discouraged Ones” – e dei primi October Tide. La lezione death-doom europea è dunque assimilata con cura, ma viene qui riletta con una sensibilità che guarda anche al doom tradizionale, soprattutto nella scelta di affiancare al growl un cantato pulito impostato, spesso centrale nella dinamica emotiva dei brani.
Le sette tracce di “All Under Heaven” – quasi tutte su durate medio-lunghe – mostrano una buona padronanza compositiva, figlia dell’esperienza maturata dai membri coinvolti. La band evita l’autocompiacimento e non si perde in barocchismi o orpelli superflui, mantenendo un approccio misurato e diretto, in linea con il minimalismo espressivo dei maestri a cui si ispira. È in questa sobrietà che si rivela forse la qualità più interessante del disco: un senso di misura che rifugge la spettacolarizzazione del dolore, preferendo spesso atmosfere grigie, eleganti, appena accennate, come in chiaroscuro.
Tra gli episodi meglio riusciti spiccano “Thrice-Named” e “The Storm”, che mettono in luce l’efficacia degli intrecci vocali e il buon gusto negli arrangiamenti, con soluzioni armoniche che, pur non essendo rivoluzionarie, riescono a colpire per intensità e coerenza. L’alternanza tra parti più cupe e momenti di apertura melodica appare ben calibrata, così come l’uso di chitarre pulite e arpeggiate che, pur dosate con parsimonia, contribuiscono a costruire il clima di mesta contemplazione che pervade l’intero album.
All’interno della tracklist si rintracciano tuttavia anche passaggi un po’ scolastici o indecisi sulla direzione da prendere: da un lato la tentazione di affondare nei tempi dilatati e nella cupezza intransigente del doom più severo, dall’altro, la voglia di rendere il tutto più fruibile attraverso arie vagamente cantabili e strutture meno ossessive. Questo dualismo, sebbene comprensibile in un debutto, talvolta indebolisce l’impatto complessivo dei brani.
In ogni caso, “All Under Heaven” resta un esordio più che dignitoso: un disco che si muove con rispetto all’interno di coordinate stilistiche ben definite, evitando sia l’imitazione pedissequa sia l’inutile modernizzazione. Manca forse quel guizzo davvero memorabile che possa elevare i Theurgion fin da subito, ma il potenziale c’è, e si percepisce.
In casa Profound Lore, i Mother of Graves restano per ora un passo avanti in termini di completezza e maturità, tuttavia questo nuovo nome potrebbe riservare sorprese interessanti nel prossimo futuro.