di
Enrico Marro
Il capitolo sanità è uno di quelli che più divide maggioranza e opposizione sulla manovra. Le risorse per il fondo sanitario aumentano e si prevedono più assunzioni, ma la spesa sul Pil resta sempre intorno al 6%
Il capitolo Sanità della manovra è uno di quelli che più divide maggioranza e opposizione. La prima convinta di aver fatto il massimo in termini di risorse aggiuntive, la seconda assolutamente insoddisfatta, soprattutto in relazione alle necessità e ai divari territoriali. Le risorse per il fondo sanitario aumentano e si prevedono più assunzioni, aumenti di stipendio per il personale, più prevenzione e piani d’azione sulle Regioni inefficienti. Ma la spesa sul Pil resta sempre intorno al 6%.
Il fondo nazionale sale a 143 miliardi, 6,6 in più del 2025
Il disegno di legge di Bilancio dispone un aumento del fondo per il servizio sanitario nazionale di circa 2,4 miliardi nel 2026. Le nuove risorse si sommano ai 4,2 miliardi già previsti nella manovra 2025 e portano il totale dei fondi destinati alla sanità pubblica a 143,1 miliardi contro i 136,5 miliardi del 2025. Il fondo salirà poi a 144,1 miliardi nel 2027 e a 145 miliardi nel 2028. Secondo un’analisi di Chiara Mingolla e Gilberto Turati sulla lavoce.it, partendo dal 2019 (prima del Covid), «la crescita complessiva delle risorse per il Servizio sanitario nazionale è stata di oltre il 25%, con un’inflazione cumulata di poco inferiore al 20%». E «il valore pro capite cresce da circa 1.900 euro per abitante nel 2019 a 2.430 nel 2026». Ma la Fondazione Gimbe osserva che «in rapporto al Pil la quota destinata al Servizio sanitario nazionale passa dal 6,04% del 2025 al 6,16% nel 2026, per poi scendere al 6,05% nel 2027 e precipitare al 5,93% nel 2028».
Farmaci, cresce il tetto della spesa ma tagli sui nuovi
La manovra interviene anche sulla spesa farmaceutica con diverse disposizioni. Viene aumentato dello 0,2%, a decorrere dal 2026, il tetto della spesa farmaceutica per acquisti diretti (quelli fatti dalle strutture del Servizio sanitario nazionale, come gli ospedali) e dello 0,05% il tetto della spesa farmaceutica convenzionata. Subisce invece un taglio di 140 milioni di euro annui il fondo per i farmaci innovativi. Viene anche eliminato il contributo che le aziende farmaceutiche versavano alle Regioni ovvero il payback pari all’1,83% del prezzo di vendita al pubblico dei medicinali. Nonostante queste modifiche, il settore farmaceutico stima in 2 miliardi di euro il costo complessivo che resterebbe a carico delle aziende rispetto ai tetti di spesa fissati per il 2026. Resta tra l’altro l’obbligo per le aziende ospedaliere di ripianare il 50% dello sforamento dei tetti di spesa per gli acquisti diretti di farmaci.
Assunzioni per mille medici e 6 mila infermieri
Con le risorse stanziate dalla legge di Bilancio per l’assunzione di personale a tempo indeterminato, pari a 450 milioni di euro annui a partire dal 2026 (un miliardo e 350 milioni nel triennio 2026-28) il governo punta a reclutare circa mille medici dirigenti e oltre 6 mila professionisti sanitari, in gran parte infermieri. Si tratterebbe di un aumento di circa l’1% dei medici in servizio e del 2,2% per quanto riguarda gli infermieri. Assunzioni indispensabili per far fronte alla carenza di camici bianchi dovuta all’andata in pensione dei boomers e in parte alla fuga all’estero, in particolare dei giovani laureati, oltre che alla cronica mancanza di infermieri. Inoltre, la manovra proroga fino a tutto il 2026 la possibilità per gli enti del Servizio sanitario nazionale di stabilizzare il personale sanitario e sociosanitario precario che abbia maturato almeno diciotto mesi di servizio di cui almeno sei nel periodo del Covid.
Aumenti in arrivo per le retribuzioni e le indennità
La manovra contiene numerose disposizioni (commi dal 357 al 361 dell’articolo 1) per aumentare le indennità e le maggiorazioni previste per il personale sanitario e socio-sanitario. L’indennità di specificità sarà incrementata per complessivi 280 milioni di euro annui a partire dal 2026. Di questi, 85 milioni sono destinati ai medici e produrranno un aumento medio annuo lordo della retribuzione di circa 3mila euro, mentre 195 milioni andranno agli infermieri, con aumenti di circa 1.630 euro lordi annui, tenendo conto anche degli incrementi già previsti dalla legge di Bilancio 2025. Per i dirigenti sanitari ci sono 8 milioni di euro, per un aumento di circa 490 euro lordi l’anno. Sale, inoltre, l’indennità di tutela del malato e promozione della salute (1.570 euro lordi annui in più). Infine, fino al 2029, le Regioni potranno aumentare dell’1% i fondi per premi e indennità per il personale del pronto soccorso.
Dai test ai vaccini, stanziati 238 milioni per la prevenzione
Numerosi i micro stanziamenti destinati alla prevenzione. Circa 238 milioni di euro annui, a decorrere dall’anno 2026, serviranno per il rafforzamento di una serie di interventi, tra i quali: screening mammografico, con l’obiettivo di estenderlo alle donne tra 45 e 49 anni e tra 70 e 74 anni d’età;
test genomici nei casi di carcinoma mammario; screening per il tumore del colon-retto, allo scopo di estenderlo alle persone fra 70 e 74 anni; programma di prevenzione e monitoraggio del tumore polmonare; copertura vaccinale; programmi nazionali per la prevenzione e la cura delle patologie oculari cronico degenerative e delle patologie reumatologiche; test di ultima generazione per la sordità; diagnosi precoce e presa in carico delle persone affette dal Parkinson. Infine, 80 milioni nel 2026, 85 milioni nel ‘27, 90 nel ’28 e 30 milioni dal ‘29 andranno al Piano nazionale di azioni per la salute mentale 2025-30.
Regioni inefficienti, due anni di tempo per rimettersi in linea
La legge di Bilancio introduce anche controlli più stretti sulle Regioni incapaci di garantire ai propri cittadini il livello minimo di prestazioni sanitarie. Il comma 426 dell’articolo 1, aggiunto nel corso dell’esame al Senato, stabilisce che se una Regione non garantisce i servizi sanitari minimi (Lea, Livelli essenziali di assistenza) come stabilito dal «Nuovo sistema di garanzia» (un sistema di monitoraggio del ministero della Salute che valuta le prestazioni sanitarie regionali tramite specifici indicatori), verrà sottoposta a verifica dal Comitato Lea (esperti dei ministeri della Salute e dell’Economia e delle Regioni). Partiranno ispezioni e un’indagine approfondita (audit) per analizzare le cause del mancato raggiungimento degli standard e definire un piano d’azione obbligatorio per rimettersi in linea entro al massimo due anni, intervenendo sulle aree carenti e individuando le misure da prendere per colmare il gap.
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30 dicembre 2025
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