di
Paolo Fallai

Per l’Apegramma c’è un aggettivo che segnala con quell’iniziale «S» privativa, la mancanza di gentilezza e la scomparsa delle buone maniere

Apegramma è un gioco di parole, uno dei Giochi del Corriere. Al lettore viene fornita una griglia a forma di alveare: in ogni cella c’è una lettera. Il gioco consiste nel trovare il maggior numero possibile di parole formate con almeno quattro di queste lettere con l’unica condizione di comprendere quella che si trova nella casella centrale. Si vince accumulando punti, trovando più parole possibili, le lettere possono ricorrere più di una volta. Ogni martedì, diamo sul sito del Corriere suggerimenti su una delle tante parole possibili. Un modo per rompere il ghiaccio.

La parola Apegramma di oggi, martedì 30 dicembre

SGARBATI è la parola Apegramma della partita di oggi, martedì 30 dicembre.



















































LA SCORTESIA RISCHIA DI ESSERE UNA DELLE CARATTERISTICHE DEL NOSTRO TEMPO. Essere gentili o avere un comportamento civile non sembra essere in cima alle aspirazioni perfino di chi ricopre posizioni di grande rilievo. Un tempo mostrarsi scortesi, cafoni, screanzati avrebbe provocato un calo nel consenso, ma di questi tempi sembra che abbiano successo solo i modi «sgarbati».

L’importanza della negazione

Sgarbato è un aggettivo molto semplice con una storia molto complessa, dominato da quella “S” iniziale che ne stabilisce la connotazione negativa. Sgarbato è chi si comporta in modo poco gentile, poco cortese. Senza garbo. E quindi in modo cafone, zotico, rozzo, ineducato (altra negazione), al limite dell’insolenza (ancora un’altra). Quella “S” è l’evoluzione di quel prefisso latino -ex.

L’efficacia dei latini

In latino ex significa “via da, fuori da”. Talmente ricca e importante che l’Accademia della Crusca ha affidato al linguista Maurizio Trifone un approfondimento che ci racconta molto: “La preposizione latina ex ‘via da, fuori da’ era usata nel latino tardo per indicare l’uscita da una carica o da una condizione in locuzioni come ex consule, costruite con un nome all’ablativo con riferimento a una persona che era stata console e aveva cessato di ricoprire la carica. Nell’italiano antico la preposizione è adoperata con lo stesso valore in funzione di vero e proprio prefisso unito anche graficamente a un nome”.

La molteplicità degli usi

“Quando una persona va in pensione o termina un’esperienza lavorativa – prosegue Trifone – è considerata un ex collega da coloro con cui ha lavorato. Ma anche le persone che ancora lavorano possono essere definite ex colleghi da chi è in pensione perché la condizione di collega è in ogni caso venuta meno. Spesso ex- si riferisce a una persona che non si frequenta più o con cui non si hanno più determinati rapporti: un ex allievo, un ex amico, l’ex fidanzato, la mia ex moglie, il mio ex marito. Nel linguaggio burocratico e commerciale, premesso a sostantivi, può significare ‘proveniente da, originato da’: “lana ex materasso”, “provvedimento ex decreto legge”.

La trasformazione

Il prefisso latino ex- si trasforma in s- (o es-) quando si unisce a parole che comincano per consonanti specifiche, soprattutto quelle sonore come b, d, g, v, o altre in un processo che si chiama di assimilazione fonetica, mantenendo il significato di “fuori da” o “uscita”, come in sporgere (da ex-porgere) o sconfessare (da ex-confiteri), un fenomeno fonetico che rende la pronuncia più fluida e che è comune nel passaggio dal latino all’italiano.

Non solo poca educazione

Nella tradizione letteraria sono molti gli esempi in cui gli autori usano l’espressione sgarbati e non solo per indicare il significato di poca educazione. “Non ci fu verso, dovresti cacciar via il servo: lo caccia in verità perché lo ritenevo infedele e sgarbato” scrive Luigi Pirandello nella novella “Il giardinetto lassù”. Nei Promessi sposi di Alessandro Manzoni, nel tumulto di Milano descritto nel capitolo XXXIV, Renzo viene accusato di essere un untore e una “sgarbata” dalla finestra grida alla folla: pigliatelo. Italo Calvino, infine, nella Speculazione edilizia, ricorda una sgarbata, vendicativa tassa decretata dei governi del primo dopoguerra”.

L’importanza del garbo

Fondamentale per comprendere questo aggettivo fare un piccolo riferimento al sostantivo da cui proviene. Ci sono più ipotesi sull’origine della parola garbo, secondo la più accreditata deriva probabilmente dall’arabo qālib ‘modello’. Qualche anno fa un lettore interrogò l’Accademia della Crusca sul verbo garbare, molto usato a Firenze, chiedendo se potesse essere considerato dialettale. Nella risposta affidata a Matilde Paoli, si ricordava l’origine dell’arabo qālib ‘modello’ ha come valore più antico in lingua quello di ‘bella forma, linea aggraziata’ , e nei dialetti quello di ‘forma dei pezzi di costruzione di una nave’ (come il genovese gar(i)bu attestato nel XIII secolo) (DELI). “Garbare – scrive Matilde Paoli – si riferisce quindi primariamente, a un piacere estetico, e in effetti nella lessicografia è registrato nel significato di ‘piacere, andare a genio, riuscire gradito’ detto di oggetti o persone. Per quanto si tratti di voce dell’uso toscano, appartiene anche alla tradizione italiana, successiva però al XIV secolo”. In ogni caso, e non solo a Firenze, gli sgarbati non ci garbano.

Apegramma è la sfida che mette alla prova il tuo vocabolario con una griglia-alveare di sette lettere in cui trovare quante più parole possibili. Un modo veloce e divertente per allenare la mente, come le altre proposte di Corriere Giochi: In altre parole di Massimo Gramellini, il Quiz del Corriere di Paolo Virtuani, il Cruciverba, il Sudoku e il Crucipuzzle.

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30 dicembre 2025