di
Stefano Montefiori

La diva aveva alienato quasi tutti i suoi beni alla Fondazione che porta il suo nome. Intanto la Francia si divide: per la sinistra non va onorata «perché razzista»

L’unico figlio Nicolas Charrier, 65 anni, vive una vita tranquilla in Norvegia con la moglie ex modella Anne-Line Bjerkan, le due figlie e i tre nipoti. Quando aveva tre anni Brigitte Bardot ha divorziato, e lui è cresciuto con il padre Jacques. Nessun contatto con la madre fino al 1996, quando lei ha pubblicato un’autobiografia nella quale evocava il rifiuto della maternità con termini crudi, il neonato «come un tumore»: lui le fece causa, venne risarcito con 100 mila franchi. Poi lei è riuscita a spiegare quel rifiuto: «Quando lui è nato, nel 1960, intorno a me c’era un’atmosfera di isteria, una follia. La sala parto è stata allestita a casa mia a Parigi, avevo i fotografi dietro le finestre, qualcuno si è travestito da medico. Non c’era alcuna intimità. È stato terribile… Ho associato la nascita di mio figlio a questo trauma. Ed è Nicolas che ne ha pagato le conseguenze». Negli anni i rapporti sono migliorati, Brigitte Bardot riceveva ogni anno la visita del figlio e dei nipoti, «sono una bisnonna», diceva.

In base alla legge francese Nicolas Charrier erediterà almeno metà della fortuna di Brigitte Bardot, ma sarà ben poca cosa perché l’attrice quando era ancora in vita si è liberata di pressoché tutti i suoi averi, privilegiando la Fondazione che porta il suo nome e la battaglia in difesa degli animali.
«Ho donato la mia giovinezza e la mia bellezza agli uomini, ora offro la mia saggezza e la mia esperienza agli animali». Per ottenere i tre milioni di franchi necessari per creare la Fondation Brigitte Bardot, nel 1986 l’attrice ha aperto una bancarella al mercato di Saint-Tropez e per due mesi ha venduto tutto: ricordi, braccialetti, collane, foto autografate, vestiti di scena, cappelli, il vestito da sposa del matrimonio con Roger Vadim (il primo marito), mobili, l’argenteria e una chitarra.



















































La Madrague, la celebre villa di Saint-Tropez, acquistata nel 1958 per 24 milioni di franchi (più o meno 450 mila euro di oggi), dove Brigitte Bardot si è spenta all’alba di domenica, è stata già ceduta da tempo alla Fondazione e potrebbe diventare un museo. L’altra residenza nel Sud della Francia, La Garrigue, meno conosciuta, dovrebbe passare a sua volta alla Fondazione e conservare la sua funzione di rifugio così come la proprietà di campagna di Bazoches, nella regione di Parigi, stimata 680 mila euro e già trasformata in centro di accoglienza per animali.

L’attrice francese più famosa della storia del cinema lascia un’eredità difficile anche nel ricordo che il Paese conserverà di lei. Eric Ciotti, leader della destra alleata con Marine Le Pen, ha chiesto al presidente Emmanuel Macron di organizzare un omaggio nazionale a Brigitte Bardot, simile a quello reso nel 2017 al cantante Johnny Hallyday. «La Francia ha il dovere di onorare la sua Marianne», dice Ciotti, lanciando una petizione che ha superato in poche ore diecimila firme. Ipotesi subito respinta dal segretario del Partito socialista, Olivier Faure, che ha ricordato come B.B. sia stata «più volte condannata dalla giustizia per razzismo. Ha segnato il cinema francese, ma ha anche voltato le spalle ai valori repubblicani». I funerali si terranno mercoledì 7 gennaio nella chiesa di Notre-Dame de l’Assomption a Saint-Tropez, seguiti da una «sepoltura privata e riservata». Non nella Madrague, come sembrava avere scelto tempo fa, ma nel cimitero di Saint-Tropez, dove già riposano i genitori.

30 dicembre 2025