di
Dimitri Canello

Il caso dell’escursionista del Framont non trova soluzione, ma le ricerche ono state sospese. Nessuno sa chi sia davvero la donna, che ha chiesto aiuto con un cellulare dicendo di avere 65 anni. Nonostante gli sforzi dei soccorsi non è stata più ritrovata

Nella serata del 30 dicembre le ricerche sono state sospese. Le squadre dei soccorritori, in assenza di nuovi elementi identificativi, non proseguiranno l’intervento.

Una richiesta d’aiuto nel cuore delle Dolomiti, una voce nel nulla e nessun volto da associare a quel segnale di emergenza: è da qui che riparte il caso dell’escursionista del Framont, una vicenda che, a giorni di distanza, non ha ancora trovato un punto fermo. Il soccorso c’è stato, l’allarme pure; ciò che manca è la persona al centro della storia. Nessuno sa chi sia davvero la donna, che ha detto di avere 65 anni, che sabato 27 dicembre ha chiesto aiuto nelle montagne dell’Agordino, in provincia di Belluno e che nessuno sa dove sia finita.



















































Cosa sappiamo

Le ricerche hanno preso avvio dopo quella comunicazione frammentata, arrivata attraverso una chiamata di emergenza in un’area priva di copertura telefonica standard. La donna si sarebbe localizzata nei pressi della croce del Framont, spiegando di essere scivolata vicino al sentiero e di non riuscire più a muoversi, pur dichiarandosi non ferita. Le generalità fornite non hanno però trovato conferma negli archivi delle forze dell’ordine, aprendo uno scenario inaspettato: l’identità non coincide con alcun dato ufficiale, nessuna scheda anagrafica corrisponde, nessuna persona risulta scomparsa con quelle caratteristiche.

Le ricerche

Dal primo allarme si è mobilitata l’intera macchina dei soccorsi. La Centrale del 118 ha attivato Falco 2, l’elisoccorso che ha sorvolato per ore i pendii compresi tra il Mont Alt di Framont e la Lastia, controllando creste, canali e tracce sulla neve. Un tecnico è stato sbarcato in quota per esplorare a piedi i punti più plausibili, chiamando nel vuoto nella speranza di una risposta. Nessuna voce, nessun segno, nessun oggetto riconducibile alla donna. 

Un cellulare, non un tablet

La situazione si è complicata ulteriormente quando è emerso che non si trattava di un tablet, come ipotizzato inizialmente, ma di un cellulare agganciato unicamente al segnale per le chiamate di emergenza. L’ultima connessione con una cella telefonica è oggi l’unico riferimento concreto su cui lavorare: un dettaglio tecnico che le forze dell’ordine stanno cercando di analizzare per restringere l’area di ricerca e orientare eventuali nuovi interventi. Nel fine settimana sono arrivati sul posto il Soccorso Alpino di Agordo, la Guardia di Finanza e i Vigili del Fuoco. Si è scandagliato il territorio per tutta la giornata di domenica 28 dicembre e poi nella mattinata di lunedì 29, senza risultati. Nel pomeriggio, le operazioni sono state sospese in attesa di nuovi elementi, ma squadre e mezzi restano in allerta, pronti a ripartire. Il quadro investigativo è aperto a più direzioni: la possibilità di un errore nella comunicazione del nome dovuto all’agitazione, un rientro autonomo mai segnalato, perfino un falso allarme.

Il giallo del nome

Il giallo e i costi di intervento – L’assenza di riscontri anagrafici sposta infatti la vicenda su un piano diverso. Nessuna denuncia, nessuna corrispondenza, nessuna richiesta parallela di aiuto da parte di familiari o conoscenti. È questo a rendere il caso fragile e inquietante: si cerca qualcuno di cui, al momento, non esiste certezza. E purtroppo la pista per la quale si sia trattato di uno scherzo agghiacciante è una delle ipotesi che non vengono scartate. Se così fosse, l’autore della telefonata riceverebbe una denuncia per procurato allarme e dovrebbe pagare per intero l’intervento, del costo di diverse migliaia di euro.

L’appello delle autorità

Le autorità invitano chiunque abbia visto una donna in escursione in quelle ore o disponga di qualsiasi indizio, anche marginale, a contattare immediatamente le forze dell’ordine. Una testimonianza, anche minima, potrebbe rappresentare la svolta. Per ora resta solo una domanda sospesa sulla montagna: chi ha chiesto aiuto sotto la croce del Framont? Una persona in difficoltà, un’identità mal comunicata o un messaggio che non aveva un destinatario reale? La risposta continua a sfuggire, come l’eco di quella chiamata che si è persa tra i boschi, lasciando dietro di sé un caso che resta aperto e un mistero che, almeno per il momento, nessuno è riuscito a dissipare.


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30 dicembre 2025 ( modifica il 30 dicembre 2025 | 19:37)