Il 1º gennaio non è poi così tanto diverso dalla domenica. È quel momento a metà tra il tutto e il niente, in cui si è ancora con un piede nelle feste ma già con l’altro dentro alle cose da fare. Come se la confusione non fosse già abbastanza, l’inizio del nuovo anno porta sempre con sé, puntuale come un treno giapponese, il peso dei famigerati buoni propositi che ci fluttuano sopra la testa come una spada di Damocle fatta di auto-convincimenti, tra chi si ripromette di andare in palestra, chi fa improvvisamente finta di voler imparare a suonare un nuovo strumento – il più delle volte un ukulele – e chi giura che smetterà per sempre di procrastinare. Il più delle volte, però, quegli stessi propositi vengono procrastinati all’anno successivo. Ed eccoci di nuovo qui, identici a come ci eravamo lasciati.
Ma se per un momento mettiamo da parte l’ansia di rimetterci in moto e ci godiamo ancora l’essenza delle feste, possiamo lasciare che siano i film a ispirarci e a parlare per noi. Perché se si parla spesso di titoli che incarnano lo spirito del Natale, molto meno si parla dei film che portano con sé lo spirito del primo dell’anno, se così vogliamo chiamarlo. Quel misto di trepidazione, insomma, paura di ripartire, desiderio di cambiamento e voglia di rimettersi in gioco. E quando ci sono i film giusti, i buoni propositi possono aspettare.
Ricomincio da capo (1993)
La trama di Ricomincio da capo non ha nulla a che vedere con il periodo delle feste e tantomeno con il primo dell’anno. Il titolo originale – Groundhog day – lo esplicita meglio della sua traduzione, dato che l’azione si svolge proprio il 2 febbraio – appunto, il Giorno della marmotta – quando il meteorologo Phil Connors, interpretato da Bill Murray, rimane intrappolato in un loop temporale che lo costringe a rivivere incessantemente la stessa giornata nella cittadina di Punxsutawney. Eppure, proprio questa medesima premessa lo rende uno dei film più adatti da guardare all’inizio del nuovo anno.
Phil parte infatti cinico, egocentrico e insofferente, ma la ripetizione infinita lo obbliga a fare ciò che i buoni propositi (da sempre) provano a suggerire: fermarsi, guardarsi allo specchio, riconoscere i propri errori e provare a cambiare. Ma per davvero, senza rimandare ancora. Nel suo percorso imparano a convivere fallimento, tentativi maldestri, piccoli progressi e una lenta, concreta trasformazione. Il film diventa così una metafora perfetta – più scettica che smielata – di un nuovo inizio.
Il filo nascosto (2017)
Qui il Capodanno non è un dettaglio, ma uno degli elementi più iconici del suo immaginario. Facciamo però prima un passo indietro: Il filo nascosto, scritto e diretto da Paul Thomas Anderson, immerge Daniel Day-Lewis nei panni di Reynolds Woodcock, celebre stilista della Londra degli anni Cinquanta, abituato a controllare ogni piega del proprio mondo. L’arrivo di Alma, interpretata da Vicky Krieps, incrina in un certo senso quel sistema perfetto e apre un nuovo equilibrio fatto di ossessioni e fascinazione reciproca.
John Phillips//Getty Images
Una delle sequenze più memorabili si svolge proprio dopo una frenetica festa di Capodanno, con Woodcock che attraversa un salone gremito di maschere e costumi, sulle note malinconiche di Auld Lang Syne. Ma ammettiamolo: la scusa del primo dell’anno, in realtà, non è che un’occasione per recuperare questo film, tra i più lodati del suo anno, con sei candidature agli Oscar e la vittoria per i costumi.
Soul (2020)
Soul, diretto da Pete Docter e co-diretto da Kemp Powers, è uno di quei film capaci di parlare a tutti, adulti e bambini. Uscito direttamente su Disney+ nel 2020, con un cast vocale che include Jamie Foxx e Tina Fey nella versione originale (e Neri Marcorè e Paola Cortellesi per quella italiana), è passato un po’ in sordina rispetto a titoli Pixar più celebrati come Inside Out, ma il suo messaggio si accorda perfettamente con ciò che molti cercano all’inizio di un nuovo anno (e non solo): trovare il proprio posto nel mondo. O, come la chiamano nel film, la propria scintilla.
Soul segue infatti la storia di Joe Gardner, insegnante di musica che sogna una carriera da pianista jazz e che, proprio quando ottiene l’occasione che ha sempre aspettato, finisce in coma e si ritrova nell’Ante-Mondo, un luogo in cui le anime devono appunto trovare la propria “scintilla” prima di andare sulla Terra. Qui incontra 22, un’anima cinica e disillusa, e il loro percorso – fatto di errori, tentativi, scambi involontari di corpo e scoperte improvvise – diventa una riflessione sul senso della vita e sull’importanza di apprezzare ciò che spesso diamo per scontato. E iniziare il 2026 con un film d’animazione che ricorda l’importanza delle piccole cose non è affatto una cattiva idea.
New Year’s Evil (1980)
Sì, lo sappiamo: il nuovo anno dovrebbe essere sinonimo di rinnovamento, buone energie e tutto il resto. Ma non è obbligatorio prendersi così sul serio, soprattutto se si appartiene alla categoria degli amanti dell’horror. In questo caso, il titolo perfetto da recuperare durante la notte di San Silvestro è New Year’s Evil, slasher del 1980 scritto e diretto da Emmett Alston.
La storia segue una conduttrice radiofonica che, durante la diretta del suo speciale di Capodanno, inizia a ricevere telefonate sempre più inquietanti da un misterioso killer. L’uomo promette una cosa molto semplice e molto disturbante: uccidere qualcuno allo scoccare della mezzanotte, passando da un fuso orario all’altro come in un vertiginoso countdown macabro. Un piccolo cult slasher perfetto per chi vuole iniziare l’anno con un sorriso nero. Dopotutto, la nostra notte di Capodanno non potrà mai andare peggio di così. O almeno si spera.
Sex and The City (2008)
I buoni propositi possono aspettare, soprattutto se ad accoglierci ci sono gli amici (o le amiche, in questo caso) di sempre e più di un Cosmopolitan. Il film di Sex and the City, uscito nel 2008 e diretto da Michael Patrick King, riprende esattamente quel mondo lasciato tre anni prima con il finale della serie, riportando sullo schermo Sarah Jessica Parker, Kim Cattrall, Kristin Davis e Cynthia Nixon in uno dei momenti più complicati della storia tra Carrie e Mr Big. Anzi, forse il peggiore.
Un promesso matrimonio che deraglia, un cuore infranto che torna a pulsare in modo disordinato e un susseguirsi di decisioni sbagliate, ripensamenti e piccoli disastri capaci di ricordare a chi guarda dal divano quanto la vita possa essere incasinata anche quando sembra tutto definito. È un film perfetto da vedere in coppia, in famiglia, tra amiche o tra amici, perché nel 2026 fingere che ci sia ancora qualcuno che non ama Sex and the City non è più credibile.

Appassionata di nuovi e vecchi media e studiosa in via d’evoluzione dei servizi multimediali over-the-top, scrivo principalmente di grande e piccolo schermo e sostenibilità ambientale.
Dopo aver mosso i primi passi come PR Consultant per Prime Video, sono passata dall’altra parte del “palco”, abbracciando il mondo del giornalismo. Ho scritto, tra gli altri, di cinema per Sky TG24, di innovazione per Innovando News e di attualità per il Corriere del Trentino, per poi approdare nel mondo di Hearst.
Nella mia vita ideale The Office è in loop, sono circondata da animali e le Dolomiti fanno da sfondo. Anagraficamente Gen Z, sono Millennial nella vita di tutti i giorni: eternamente nostalgica, fingo di saper usare TikTok, ma non ho mai abbandonato le agende cartacee.
