Un’indagine condotta negli ospedali e negli ambulatori dell’Umbria ha messo in luce una divergenza significativa tra la percezione dei pazienti cardiologici e quella dei loro medici riguardo agli esiti clinici ritenuti più rilevanti. Lo studio ha coinvolto 337 coppie paziente-medico, includendo persone con fibrillazione atriale, scompenso cardiaco, pregresso infarto del miocardio o ad alto rischio cardiovascolare. Per la prima volta, le opinioni di ciascun paziente e del medico che lo stava visitando sono state raccolte simultaneamente e in modo indipendente, attraverso questionari costruiti ad hoc e analizzati con tecniche di compositional data analysis.
Lo studio, chiamato Do patients’ and doctors’ perceptions about cardiovascular outcomes coincide? A one-to-one survey at in-hospital and outpatient level è stato pubblicato su BMJ open, ed ha visto tra gli autori anche il “nostro” Prof. Giuseppe Ambrosio.
I risultati dello studio mostrano una divergenza tra i risultati percepiti dai medici e quelli perceipiti dai pazienti: i medici attribuiscono maggiore peso agli esiti “clinici” come morte, recidiva di eventi acuti, ospedalizzazione o peggioramento dei sintomi. I pazienti, invece, tendono a concentrare la loro attenzione sul rischio di disabilità futura e sull’impatto della malattia sulla qualità di vita.
- Nella fibrillazione atriale, i pazienti hanno valutato il rischio di ictus come meno preoccupante di quanto percepito dai medici.
- Nei sopravvissuti a infarto, la disabilità futura è stata il timore principale, mentre i clinici si focalizzavano su morte e reinfarto.
- Nei pazienti con scompenso cardiaco, i medici temevano soprattutto il peggioramento dei sintomi, mentre i pazienti assegnavano più peso alla possibilità di perdere autonomia.
- Nei soggetti ad alto rischio cardiovascolare, la gerarchia di valori ricalcava quella dei post-infartuati: bassa rilevanza per le ospedalizzazioni, massima attenzione alla disabilità.
Questo disallineamento nella percezione degli esiti suggerisce che la sola valutazione medica non sempre riflette le priorità dei pazienti. L’adozione di modelli di cura patient-centred, con reale condivisione delle decisioni terapeutiche, potrebbe migliorare l’aderenza ai trattamenti e la soddisfazione del percorso di cura.
Introduzione allo studio
Il patient-centered care (assistenza centrata sul paziente) rappresenta un modello sanitario innovativo che sta guadagnando crescente attenzione nel panorama medico contemporaneo. A differenza dell’approccio tradizionale centrato sulla malattia, questo modello pone il paziente al centro del processo decisionale, garantendo pieno empowerment attraverso informazioni adeguate e considerazione delle aspettative individuali.
La ricerca è stata condotta tra gennaio e aprile 2023 nell’ambito del progetto “NET-2016–02363853”, un ampio programma di ricerca sanitaria finanziato dal Ministero della Salute italiano.
Partecipanti
- 92 medici (cardiologi e internisti) del Sistema Sanitario Nazionale dell’Umbria
- 337 coppie paziente-medico hanno completato i questionari
- 71% visite ambulatoriali, 29% alla dimissione ospedaliera
Strumento di Valutazione Unico
I ricercatori hanno sviluppato un metodo innovativo utilizzando grafici circolari divisi in 32 settori uguali, permettendo a medici e pazienti di quantificare l’importanza relativa di diversi outcome clinici:
- Rischio di morte
- Peggioramento sintomatico
- Ospedalizzazione
- Disabilità
- Per la FA: anche sanguinamento e ictus
Rilevanza ClinicaIl Problema della Disconnessione
Studi precedenti avevano evidenziato una possibile disconnessione tra percezioni di medici e pazienti in diverse condizioni cardiovascolari. Tuttavia, questo è il primo studio a confrontare direttamente le valutazioni della stessa coppia medico-paziente durante la medesima visita.
Patient-Reported Outcome Measures (PROMs)
Mentre i PROMs forniscono informazioni preziose dal punto di vista del paziente, questo studio va oltre offrendo una valutazione simultanea delle prospettive di entrambi gli attori del processo decisionale.
Implicazioni per la Pratica ClinicaShared Decision-Making
I risultati di questo studio potrebbero migliorare significativamente il processo di shared decision-making (decisione condivisa) nelle malattie cardiovascolari, evidenziando eventuali discrepanze nelle priorità tra medici e pazienti.
Qualità delle Cure
La comprensione delle diverse percezioni può contribuire a:
- Ottimizzare la qualità di vita dei pazienti
- Migliorare l’utilizzo appropriato delle risorse terapeutiche
- Ridurre il rischio di decisioni cliniche subottimali
Caratteristiche dei PartecipantiMedici
- 79% cardiologi, 21% internisti
- Età mediana: 41,8 anni
- 61,4% specialisti con >5 anni di esperienza
- 26,8% medici in formazione
Pazienti
- Maggioranza maschi, età >65 anni
- Livello di istruzione: diploma di scuola secondaria
- Pazienti ad alto rischio CV: 62% con tre o più fattori di rischio
Significato per il futuro della cardiologia
Questo studio rappresenta un importante punto di svolta nella comprensione della relazione medico-paziente in cardiologia, fornendo evidenze concrete per implementare un approccio realmente centrato sul paziente nelle decisioni cliniche cardiovascolari.
Si spera infatti che i risultati dettagliati di questa ricerca pionieristica possano influenzare le future linee guida cardiovascolari e migliorare significativamente l’outcome dei pazienti attraverso una maggiore consapevolezza delle diverse prospettive nella valutazione dei rischi clinici.
Studio condotto nell’ambito del progetto NET-2016–02363853, finanziato dal Ministero della Salute italiano, su pazienti del Sistema Sanitario Nazionale della regione Umbria.
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