«Ancora una volta assistiamo al lancio di nuove “rivelazioni” sulla Sindone e i suoi misteri. Oggi si tratta dell’ipotesi che il Telo sindonico sia stato steso non sul cadavere di un uomo, ma su un “modello” artefatto, che riprodurrebbe le caratteristiche dell’immagine. Se non ci si può stupire più di tanto del clamore che certe notizie, vere o verosimili, nuove o datate, possono suscitare in un circuito mediatico ormai globale e istantaneo, rimane la preoccupazione per la superficialità di certe conclusioni, che spesso non reggono a un esame più attento del lavoro presentato».
È la risposta dell’arcivescovo di Torino, il cardinale Roberto Repole, allo studio eseguito da un team brasiliano, secondo cui l’immagine della Sindone non sarebbe rimasta impressa posando il telo su un corpo umano, ma su una scultura a bassorilievo.
Una posizione che fa riferimento a un documento prodotto dal Centro Internazionale di Studi sulla Sindone di Torino, che analizza metodo e risultati di quest’ultima “scoperta”. Secondo il CISS “a partire dagli studi in situ del gruppo STuRP (1978) e dalle successive analisi chimico-fisiche, è stata esclusa la formazione dell’immagine per mezzo di pittura, frottage con bassorilievo o contatto con una statua/bassorilievo riscaldata”.
Non solo, perché il CISS mette in discussione anche gli strumenti che sono stati utilizzati nella modellazione 3D, su cui si basa lo studio del team brasiliano. “Questa impostazione presuppone che il telo sia stato adagiato sul corpo, ma il modello digitale non prevede un piano di appoggio: sotto il corpo vi è vuoto, come se fosse sospeso nello spazio. Tale condizione influenza il comportamento simulato del tessuto e non corrisponde a un contesto fisico reale. L’inserimento di un piano rigido, su cui il corpo fosse appoggiato, avrebbe modificato in modo significativo il risultato”. In conclusione, il CISS ritiene fondamentali «la rigorosa distinzione tra dati accertati e ipotesi, evitando di presentare come certe affermazioni non dimostrate» e «la collaborazione interdisciplinare, che integri e rispetti i risultati di tutte le discipline coinvolte, evitando interpretazioni parziali o settoriali».
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