di
Lara Sirignano
Le versioni fornite dalla Procura e dalla famiglia della pallavolista 20enne morta durante una festa in piscina a Bagheria non collimano. Gli aspetti da chiarire, punto per punto
Due ricostruzioni molto diverse che alimentano i dubbi e i sospetti. E poche, pochissime certezze. Nella morte di Simona Cinà, la 20enne palermitana trovata senza vita sabato scorso nella piscina di una villa di Bagheria affittata per la festa di laurea di due amici, ci sono ancora tanti nodi che la Procura di Termini Imerese sta cercando di sciogliere. I magistrati, ieri, hanno diffuso una nota replicando in diversi punti alle ricostruzioni fatte dagli avvocati e dai familiari della ragazza.
Ma partiamo dall’inizio. Simona non aveva problemi di salute. Era una atleta, giocava a pallavolo a livello agonistico ed era per questo spesso sottoposta a controlli medici. Sabato è uscita con amici per andare alla festa postando sui social video del viaggio in auto verso la villa. All’una ha scritto un messaggio alla madre per avvertirla che avrebbe fatto il bagno in piscina e avrebbe messo via il cellulare.
Alle 4.50 la madre, non vedendola tornare, l’ha chiamata: le ha risposto uno dei ragazzi del party dicendole che la figlia stava male e di andare in fretta. Quando la famiglia Cinà è arrivata, la pallavolista era in bikini, fuori dall’acqua, già morta. Sul petto i segni delle pressioni esercitate per un maldestro massaggio cardiaco. I carabinieri erano già sul posto e stavano sentendo alcuni testimoni.
«Vogliamo sapere cosa è accaduto a nostra figlia», dicono i genitori che di dubbi sulla storia ne hanno tanti. Ad esempio: perché nessuno li ha avvertiti? E ancora: «Perché – si chiedono – nessuno si è accorto che Simona non stava bene e l’ha vista in acqua quando probabilmente era già morta?”».
Secondo la famiglia e i legali, arrivati alla villa all’alba, a bordo piscina non cerano tracce di alcolici, eppure nei video girati alla festa i ragazzi bevevano cocktail. Qualcuno ha ripulito la scena? “«Nessuno ci risponde – dicono i familiari – proviamo invano a scrivere a chi era al party».
Alle domande dei Cinà, dopo 72 ore, rispondono in parte i pm con una nota che dà della storia un’altra versione e in cui si puntualizza che gli investigatori stanno facendo indagini accurate senza trascurare nulla (si era detto, ad esempio, che nessuno avesse sequestrato i pochi bicchieri recuperati e che erano spariti i vestiti di Simona: la Procura nega entrambe le circostanze).
Il corpo è stato visto da alcuni degli ultimi partecipanti ancora presenti alla festa intorno alle 4: si trovava esanime sul fondo della piscina, in un angolo distante, e dotato di scarsa illuminazione, rispetto alla zona del bar, della consolle musicale e dei servizi igienici, sostengono i pm, smentendo che il giardino della villa affittata per la festa fosse ancora pieno di gente quando la ragazza è morta e che tutta la zona fosse bene illuminata.
Simona, poi, nella versione degli investigatori era a faccia in giù, altra discrepanza rispetto a quello che sarebbe stato raccontato alla famiglia.
I carabinieri di Bagheria e di Monreale e il pm di turno – dice ancora il comunicato – hanno «svolto i primi accertamenti» e «avvisato il medico legale di turno per l’ispezione cadaverica».
Ispezione che non ha chiarito le cause della morte, tanto che, dopo aver aperto un fascicolo per omicidio colposo, la Procura, ieri, ha dato incarico ai medici legali per l’autopsia che si svolgerà giovedì a Palermo.
Non è vero, puntualizzano poi i magistrati, che gli invitati alla festa non sarebbero stati collaborativi. Anzi avrebbero risposto alle domande, aiutato gli inquirenti e raccontato di aver cercato di soccorrere Simona, vista solo dopo qualche minuto dai ragazzi che cercavano di ripulire la piscina. («La musica era ancora alta e nessuno stava pulendo», ribattono i legali).
Poi c’è il giallo sugli alcolici. «È falso che nel giardino e lungo i bordi della piscina, come detto dagli avvocati, non ce ne fosse traccia», scrivono i pubblici ministeri, «e che la zona in cui sono accaduti i fatti sia stata alterata facendo scomparire oggetti». Le tracce c’erano e sono documentate. Eppure, nelle foto scattate dai legali la piscina e il bordo della vasca sono immacolate come se l’area fosse stata ripulita.
I Cinà confermano le loro perplessità anche se precisano di non voler polemiche con i magistrati né capri espiatori. «Coi pm – dicono – siamo dalla stessa parte, la parte della verità». Oggi saranno sentiti dai carabinieri.
5 agosto 2025 ( modifica il 5 agosto 2025 | 10:05)
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