Un banco qualunque, una giornata di scuola come tante. Tra libri e quaderni, un alunno su venti affronta una sfida invisibile: le lettere si rincorrono in modo imprevedibile, una pagina diventa una salita faticosa, la lettura un ostacolo più che un piacere.

Dislessia significa proprio questo: un modo diverso di leggere e apprendere, spesso non compreso fino in fondo. Molti ricordano la fatica, la paura di essere giudicati, la sensazione di essere fuori posto. Eppure, proprio da queste difficoltà emergono spesso talenti inattesi. Come racconta chi ne ha fatto esperienza, il cervello segue strade proprie: si impara a “buttar fumo negli occhi”, si affinano creatività e soluzioni originali, si acquisisce quella resilienza che trasforma una difficoltà in punto di forza.

Didattica e crescita personale: la testimonianza che trasforma

L’esperienza scolastica di chi vive la dislessia non si esaurisce nella difficoltà, ma in molti casi si arricchisce di passioni nuove e di una visione inedita della lingua italiana. Andrea Delogu, in un’intervista al Corriere della Sera, spiega: “Ho scoperto di esserlo a 24 o 25 anni, guardando youtube. A scuola, avevo sofferto tantissimo e lì ho affinato l’arte dell’intrattenimento: sapevo poco, ma ero brava a buttare fumo negli occhi. Ora, ci rido su, non capivo come facessero gli altri a imparare le tabelline o a leggere tanti libri, tornavo a casa sfinita. Ora, ho capito che il mio cervello funziona solo in modo diverso e ho imparato a usarlo meglio”.

Diritti protetti e strumenti: la scuola si adegua per l’inclusione

Gli studenti con dislessia sono riconosciuti oggi a pieno titolo tra coloro che hanno bisogno di una scuola capace di adattarsi davvero.

La legge impone alle scuole di predisporre per loro piani didattici personalizzati, documenti che raccolgono tutte le strategie utili a mettere in campo risorse efficaci. Per questi ragazzi si attivano strumenti compensativi—computer, mappe concettuali, sintesi vocale—e si concede più tempo per le verifiche, affinché la valutazione rispetti il talento e non si soffermi sull’errore.

Il coinvolgimento delle famiglie e degli specialisti costruisce una rete che sostiene il percorso formativo dagli anni della primaria fino al completamento degli studi. Grazie ai protocolli attualmente in vigore, i diritti degli allievi sono tutelati non solo durante le lezioni quotidiane, ma anche in occasione di prove ufficiali. L’obiettivo resta assicurare a tutti pari opportunità, senza che la diversità venga percepita come un ostacolo insormontabile.

Didattica e valutazione: una personalizzazione possibile

Quando arriva il momento degli esami, la scuola si attiva per rendere la prova accessibile. Gli studenti con dislessia hanno diritto a prove personalizzate: uso di dispositivi digitali, tempi supplementari, letture facilitate.

Anche la formazione dei docenti è chiamata a rinnovarsi, così da proporre attività capaci di coinvolgere tutti e di valorizzare ogni potenzialità. L’esperienza diretta di chi ha attraversato queste difficoltà e ne è uscito rafforzato dimostra che la diversità cognitiva non è solo una sfida da gestire, ma un’occasione per arricchire l’intera comunità scolastica.

La scuola che accoglie la dislessia come risorsa, investendo su strategie efficaci e sulla personalizzazione delle attività, contribuisce infatti a promuovere il successo formativo di tutti gli alunni.