voto
7.0

  • Band:
    LORD OF THE LOST
  • Durata: 00:46:24
  • Disponibile dal: 08/08/2025
  • Etichetta:
  • Napalm Records

Streaming non ancora disponibile

Dopo aver conquistato le zone alte delle classifiche in madrepatria, negli ultimi anni i Lord Of The Lost hanno allargato le proprie mire espansionistiche al resto del mondo. Tra una finale all’Eurovision e un tour con gli Iron Maiden – per non parlare dell’incontro con i reali inglesi ad Amburgo – il tassello mancante era un album passe-partout per il mercato internazionale: ecco così arrivare “Opvs Noir Vol. 1”, primo atto di un’annunciata trilogia che si preannuncia come un’opera magniloquente in grado di unire passato, presente e futuro della band tedesca, nel frattempo divenuta sestetto con ben tre chitarre in formazione.

La traccia di apertura, “Bazaar Bizarre”, sintetizza nel giro di cinque minuti quello che ci aspetta tra orchestrazioni sinfoniche hollywoodiane e reminiscenze industrial mescolate con la malinconia tipica della dark/new wave, su cui si staglia il cantato baritonale del mastermind Chris Harms: non siamo al livello dei Rammstein, ma la volontà di rifarsi alla grandeur della Neue Deutsche Härte (pur senza mai ricorrere al cantato in lingua madre) è abbastanza evidente.
I lustrini del passato più recente non vengono del tutto dimenticati, come testimoniato dal goth-glam della più ritmata “My Sanctuary”, ma la vera arma segreta del disco sono le collaborazioni: poco importa dunque, soprattutto ai fini dell’algoritmo/streaming, se “Light Can Only In Shine In The Darkness” sembra più un pezzo dei Within Temptation (chiamati ivi a collaborare) con una voce maschile, essendo comunque accreditata come Lord Of The Lost; similmente, il pezzo registrato insieme ai Feuerschwanz (“Lords Of Fyre”, con una brillante commistione tra synth e strumenti folk) è evidentemente pensata per incendiare le platee germaniche durante il prossimo tour da co-headliner in madrepatria.
La collaborazione con Whiplasher Bernardotte dei redivi Deathstars dona una patina più cibernetica a “Damage”, mentre “I Will Die”, “Moonstruck” (con la partecipazione degli Stimmgewalt, coro teutonico a cappella dedito a sonorità vicine al metal) e “Ghosts” (con la violoncellista Tina Guo) ricordano per certi versi una versione edulcorata dei Dimmu Borgir di “Death Cult Armageddon”, data la comune volontà di unire ritmiche possenti ad orchestrazioni cinematografiche.

Colpito dalla sindrome di Tuomas Holopainen, il buon Chris Harms ha voluto strafare, e così “The Things We Do For Love” e “The Sadness In Everything” non solo nulla aggiungono a quanto sentito finora, ma portano ad un decrescendo emotivo con la soporifera “Dreams Are Never Alone”, semi-ballad per voce e piano che chiude con un anticlimax il primo capitolo della trilogia.
In attesa di sentire cosa ci riserveranno i prossimi due sequel, possiamo dire che a questa mano nel Risiko musicale i Lord Of The Lost hanno mosso una manciata di carri armati, leggasi i singoli della prima metà dell’album, nella giusta direzione.