«Il nuovo Piano d’Azione Nazionale per la Salute Mentale rischia di riportarci indietro, cancellando il valore della multidisciplinarietà e riducendo il ruolo dello psicologo a quello di un semplice tecnico-operatore». È l’allarme lanciato dal consigliere regionale piacentino Lodovico Albasi, tra i firmatari di una risoluzione depositata in Assemblea Legislativa per chiedere alla Giunta regionale dell’Emilia-Romagna di intervenire in Conferenza Unificata e sollecitare una profonda revisione del Pansm 2025-2030. La risoluzione, firmata anche da Andrea Costa (primo firmatario), Maria Costi, Fabrizio Castellari, Francesco Critelli, Luca Sabattini, Marcella Zappaterra, Valentina Ancarani e Niccolò Bosi, evidenzia numerose criticità nel piano recentemente trasmesso dal Ministero della Salute. «Il documento – spiega Albasi – ignora completamente le unità complesse di psicologia clinica e di comunità, che svolgono un ruolo essenziale nel coordinamento dei servizi territoriali secondo una visione bio-psico-sociale. L’accentramento di tutte le attività nel Dipartimento di Salute Mentale, così come proposto, rischia di cancellare l’approccio multiprofessionale su cui si basa la salute mentale moderna». Particolarmente preoccupante, secondo Albasi, è la mancata valorizzazione del ruolo dello psicologo di primo livello, oggi presente nelle cure primarie, nei distretti e nelle case della comunità. «Viene ridotto a una figura ancillare, mentre è una risorsa strategica per l’intercettazione precoce del disagio psicologico e per il lavoro di prevenzione – sottolinea il consigliere piacentino –. È una scelta miope, che contrasta anche con le esigenze espresse dai territori». La risoluzione critica inoltre l’attribuzione ai consultori familiari di attività giudiziarie, estranee al loro ruolo di prevenzione e assistenza sanitaria. «È un’impostazione sbagliata – conclude Albasi – che occorre correggere subito. La salute mentale è un’emergenza vera, anche a Piacenza, e servono strumenti seri, scientificamente fondati e costruiti con il contributo di tutte le professioni coinvolte». Il gruppo di firmatari del Partito Democratico chiede quindi alla Regione di farsi portavoce, nella sede nazionale, della necessità di una revisione strutturale del Piano, affinché sia coerente con i bisogni reali della popolazione e valorizzi tutte le figure professionali in campo.