La tragedia del sommergibile Titan, imploso nel 2023 durante una spedizione verso il relitto del Titanic e costata la vita a cinque persone, poteva essere evitata. Lo afferma un nuovo rapporto della Guardia Costiera statunitense, che punta il dito contro la OceanGate, società proprietaria del mezzo, accusata di aver agito in assenza di adeguati controlli. Secondo l’inchiesta, l’azienda avrebbe sfruttato il vuoto normativo, ricorrendo a pressioni interne e alla propria reputazione per eludere verifiche e protocolli di sicurezza. La relazione descrive inoltre un clima aziendale “tossico” e scelte strategiche prese senza un chiaro quadro regolatorio, sia a livello nazionale sia internazionale. L’indagine è stata avviata dopo l’incidente al largo delle coste canadesi, in cui persero la vita tutti gli occupanti, compreso il fondatore e CEO Stockton Rush, che pilotava il Titan.

Rush morì nell’incidente

La Guardia Costiera degli Stati Uniti nel suo rapporto finale sulla catastrofica implosione del sommergibile Titan della OceanGate ha, dunque, criticato l’amministratore delegato dell’azienda, Stockton Rush – anche lui deceduto nell’incidente – indicandolo come una delle principali cause del disastro. Rush era stato ripetutamente avvertito della pericolosità del suo sommergibile e non solo aveva ignorato tutti gli avvertimenti, ma aveva anche minacciato chiunque sollevasse preoccupazioni, secondo il rapporto, che segnala tra l’altro minacce di azioni legali o licenziamenti verso chi metteva in dubbio la sicurezza delle operazioni. “Un falso senso di sicurezza era stato creato dal signor Rush attraverso la sua falsa rappresentazione della affidabilità del Titan, ottenuta affermando falsamente margini di sicurezza sostanziali, fuorviando gli specialisti della missione riguardo alle procedure di collaudo ed esagerando il numero di immersioni di prova dello scafo per la versione finale del Titan”, si legge nel rapporto. 

Un settore senza regole

Il disastro ha acceso il dibattito sull’assenza di standard e controlli nelle esplorazioni private in acque profonde, un settore in crescita ma ancora poco regolamentato. All’indomani dell’implosione, sono state avviate azioni legali e cresce la richiesta di introdurre norme internazionali più stringenti per tutelare la sicurezza delle missioni subacquee. Il caso Titan resta un drammatico simbolo dei rischi del turismo estremo, definito dagli investigatori una “tragedia annunciata”, frutto di scelte azzardate e di un sistema privo di regole.

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