Con dodici Gran Premi alle spalle e dieci ancora da disputare, la MotoGP 2025 si ferma per la tradizionale pausa estiva. È il momento perfetto per fare un bilancio su una stagione che, fin qui, ha avuto un solo grande protagonista: Marc Marquez.  Il fuoriclasse spagnolo ha cambiato volto alla Ducati Desmosedici GP dominando in pista e trascinando il pubblico, portando il campionato a numeri da capogiro non solo per prestazioni, ma anche per ascolti e presenze nei circuiti.

Il sei volte campione della MotoGP ha fin qui vinto otto Gran Premi e undici Sprint Race su dodici, totalizzando 381 punti e staccando nettamente gli inseguitori. Un dominio che però non ha tolto interesse al campionato, grazie alla bagarre dietro di lui, alla rinascita dell’Aprilia, al rientro di Jorge Martin e a una delle stagioni più dense di cadute degli ultimi anni. Il tutto, tra voci di mercato, ritorni attesi in calendario e previsioni che infiammano pronostici e scommesse sportive online.

Numeri da fuoriclasse: Marquez e la Ducati riscrivono la storia

Alla vigilia del GP d’Austria, in programma dal 15 al 17 agosto, Marc Marquez guida il mondiale con numeri da leggenda: otto vittorie in gara lunga, undici in Sprint, cinque doppiette consecutive, 243 giri in testa.  Mai prima d’ora un pilota Ducati aveva vinto così tanto, così presto. Ha già battuto il record di Bagnaia per doppiette stagionali (otto contro cinque) e punta ora a superare il suo stesso primato di 13 vittorie in una stagione, stabilito nel 2014 con la Honda. 

Ma il suo impatto va oltre i numeri. L’arrivo nel team factory Ducati ha trasformato la squadra anche fuori dalla pista: più visibilità, più appeal commerciale, più pubblico.  Non è un caso, quindi, che quest’anno segni il record assoluto di spettatori nei circuiti: oltre 2 milioni in dodici GP. Le presentazioni Ducati hanno sfiorato i 2,7 milioni di spettatori online. Un risultato straordinario. 

Aprilia e Martin: la rimonta parte da Brno

Mentre Marquez fa il vuoto davanti, Aprilia si riprende la scena. A Brno, Bezzecchi è salito sul secondo gradino del podio, mentre Jorge Martin ha centrato un settimo posto che vale oro: era la sua prima gara lunga dopo quasi 100 giorni di stop per tre infortuni gravi tra test invernali, Qatar e allenamenti.

Martin ha dichiarato di aver “ritrovato la propria vita”, ringraziando il team e il lavoro fatto da Savadori e dal capotecnico Romagnoli durante la sua assenza. Il settimo posto ottenuto dopo una qualifica difficile, su pista a tratti bagnata, conferma la voglia di risalita.  Quanto a Bezzecchi, solo una certezza: tre podi nelle ultime quattro gare lunghe e tanta energia ritrovata. Il pilota riminese ha ringraziato il team per gli sviluppi sulla RS-GP, evidenziando anche i propri progressi nella precisione di guida e nella gestione delle gomme.

Incidenti, innovazione e calendario: così cambia la MotoGP

L’annata resta celebre anche per un altro dato: le cadute. In testa alla classifica dei crash ci sono Johann Zarco e Joan Mir, con 15 cadute ciascuno. Li seguono Alex Marquez e Brad Binder (13), poi Bezzecchi, Miller e Morbidelli (12). La pista più insidiosa? Le Mans, con 70 cadute in un solo weekend sotto la pioggia. Se da un lato la MotoGP è più sicura (vie di fuga, elettronica, tute e caschi di ultima generazione), dall’altro l’aumento di potenza e il livellamento tecnico costringono i piloti a rischiare di più, soprattutto in staccata. E Honda è tra le moto con più difficoltà e più cadute.

Ma la MotoGP guarda già avanti. È stato reso pubblico il calendario 2026: 22 GP, con l’ingresso del Brasile a Goiania al posto dell’Argentina, che tornerà nel 2027 con un GP a Buenos Aires, su un circuito completamente rinnovato. Per Ducati, invece, il futuro è già adesso. Durante la pausa estiva, Pecco Bagnaia ha fatto visita al quartier generale di Brembo, partner tecnico da sempre. Un segnale chiaro: nel duello interno tra lui e Marquez, il campione italiano non intende starsene a guardare.