Il mondo dell’arte contemporanea sta attraversando una trasformazione affascinante e, in parte, inquietante: se in passato si cercava di creare opere false da attribuire a grandi maestri, oggi si producono opere autentiche firmate da “falsi artisti” o meglio da artisti costruiti, figure la cui notorietà deriva da accurate strategie di mercato. Potenti gallerie private, collezionisti influenti e istituzioni pubbliche a volte si attivano sinergicamente per imporre rapidamente nuovi nomi, creando un “circolo vizioso” in cui il valore artistico viene sottomesso alle logiche di marketing. 

“Falsi artisti”: un fenomeno costruito dalle grandi gallerie 

Il fenomeno dei “falsi artisti” origina con la selezione di giovani con uno stile facilmente riconoscibile. Su di loro vengono investite significative risorse per la promozione e per farne lievitare le quotazioni generando così un valore di mercato che raramente riflette il valore artistico, attuale e perdurante delle loro opere. 

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Le gallerie e i collezionisti creano un’aura di desiderabilità attorno a un artista attraverso mostre esclusive che attraggono collezionisti e investitori, collaborazioni con musei e istituzioni pubbliche, conferendo una sorta di legittimità culturale al nome dell’artista che verrà coinvolto in attività mediatiche su riviste di settore, social media e fiere d’arte.  

Andy Warhol, DollarAndy Warhol, DollarIl mercato statunitense una fucina di artisti costruiti 

Un esempio emblematico è quello del mercato statunitense, dove, negli anni ‘80, artisti emergenti come Julian Schnabel, David Salle e Jeff Koons (nel loro periodo di debutto) sono stati lanciati a quotazioni esorbitanti grazie al supporto di grandi gallerie come quella di Mary Boone. Sebbene alcuni di questi, come quelli citati, abbiano consolidato il loro ruolo nel panorama artistico; altri, molti, sono rapidamente caduti nell’oblio. 

Le campagne di branding orchestrate dalle grandi gallerie 

Gallerie come Gagosian, David Zwirner e Pace non si limitano a vendere opere d’arte ma orchestrano vere e proprie campagne di branding. Larry Gagosian, per esempio, è noto per la sua capacità di costruire fenomeni mediatici attorno agli artisti che rappresenta. Un esempio recente è quello di Yayoi Kusama (Giappone, 1929), il cui successo internazionale è stato amplificato dalla collaborazione con la Galleria Victoria Miro e da una massiccia esposizione sui social media, come l’ormai iconica installazione delle “Infinity Rooms”. 

Yayoi Kusama infinityYayoi Kusama, infinity

Come detto, non tutti gli artisti lanciati con queste dinamiche riescono a sostenere l’attenzione del mercato. Una volta che l’interesse del pubblico e dei collezionisti cala, le opere di questi artisti perdono gran parte del loro valore, lasciando gli autori in una situazione di declino professionale. Inoltre, la svalutazione delle loro creazioni scoraggia i collezionisti che, delusi, si allontanano dai giovani per rivolgersi ad artisti consolidati se non storicizzati. 

“Falsi artisti”? Ecco alcuni casi concreti di artisti meteora e strategie vincenti 

Un caso emblematico è quello di Damien Hirst (Bristol, 1965) che negli anni ’90 divenne una superstar grazie al supporto del collezionista Charles Saatchi e della galleria White Cube. Le sue opere iconiche, come lo squalo in formaldeide, The Physical Impossibility of Death in the Mind of Someone Living, hanno raggiunto prezzi stratosferici. Tuttavia, nel tempo, molte delle sue produzioni in serie, come i dipinti a pois, hanno subito una svalutazione significativa. Sebbene Hirst sia ancora una figura rilevante e significativa, la sua vicenda evidenzia come il mercato possa rapidamente spostare l’interesse e deludere i collezionisti. 
Lucien Smith (USA, 1989) è un esempio di “artista meteora”. Nel 2013, i suoi Rain Paintings, tele astratte con spruzzi di vernice, raggiunsero quotazioni milionarie, grazie al supporto della galleria Suzanne Geiss e di collezionisti come Alberto Mugrabi. Tuttavia, nel giro di pochi anni, il suo nome scomparve dai radar del mercato. Le sue opere, che un tempo dominavano le aste, sono oggi vendute a frazioni dei prezzi originari. 

Lucien Smith

Damien Hirst

Un caso recente è quello di Anna Weyant (Canada, 1995), la cui carriera è stata accelerata dal supporto della Gagosian Gallery. Le sue opere hanno raggiunto quotazioni stellari alle aste di Sotheby’s e Christie’s, in gran parte grazie alla narrazione mediatica che ne ha esaltato lo stile figurativo nostalgico.  

La capacità critica: l’antidoto per non cadere nella trappola dei “falsi artisti” 

Per evitare di cadere nel gioco dei “falsi artisti”, è fondamentale sviluppare una comprensione critica del mercato che consiste in: esaminare il percorso dell’artista e verificare quanto sia consolidata la sua carriera; considerare il contesto e accertare se sia sostenuto solo da grandi gallerie o anche dalla critica indipendente e da istituzioni culturali autorevoli; analizzarne l’evoluzione, ovvero le capacità di crescita e innovazione.  

L’importanza dello sguardo critico per distinguere tra valore culturale e valore commerciale 

Il fenomeno degli “artisti costruiti” riflette le dinamiche del mercato dell’arte contemporanea, in cui il valore commerciale troppo spesso prevale su quello culturale. Tuttavia, la responsabilità non ricade solo sulle gallerie o sui collezionisti ma anche su un sistema culturale in toto che a volte sembra privilegiare il profitto rispetto alla promozione di una creatività autentica e duratura. 

Per chi ama l’arte, il vero compito è sviluppare uno sguardo critico, capace di distinguere tra fenomeni costruiti artificialmente e talenti genuini che meritano di essere sostenuti per il loro contributo culturale. Per far ciò occorre frequentare il mondo dell’arte non solo nelle gallerie e nei centri di vendita ma anche e soprattutto avvicinandosi alla critica indipendente, alle letture comparative, ovvero quelle che analizzano le opere e gli artisti sotto molteplici aspetti, restando lontani da narrazioni entusiastiche e dalle fascinazioni del prodigioso. 

Giuseppe Amodeo Arnesano

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