di
Alberto Giulini e Massimo Massenzio

L’uomo si era arrampicato sulle vele dello stadio Filadelfia. I vigili del fuoco sono riusciti a portarlo sull’autoscala mentre era rimasto appeso nel vuoto

 «Guarda nonna, c’è un uomo arrampicato lassù». È una bambina la prima a dare l’allarme, inconsapevole di quello che sta realmente accadendo. Sono le 10 del mattino, c’è un uomo arrampicato sulle vele dello stadio Filadelfia, a due passi dall’ingresso principale dell’impianto. È seduto sulla struttura in metallo, ha un cappio metallico legato attorno al collo e impugna una bottiglia di whisky nella mano destra. Il timore che possa lanciarsi nel vuoto è elevato, così è immediata la chiamata ai soccorsi. In via Filadelfia arrivano le volanti della polizia, gli agenti della Digos, diverse squadre dei vigili del fuoco e un’ambulanza.

L’uomo, un 40enne romeno, è fuori di sé. Ha bevuto tantissimo, è ubriaco e fa riferimento a problemi familiari e lavorativi. A prendere in mano la situazione sono i negoziatori della polizia, che si posizionano sulla tribuna coperta dello stadio Filadelfia. I dialoghi vanno avanti per ore, l’uomo alterna momenti di tranquillità ad altri di grande agitazione. Sbraccia, urla e sbatte con violenza la bottiglia di whisky sui tralicci metallici. Nei discorsi con i negoziatori si lamenta di varie situazioni, dalla famiglia al lavoro. Dietro alla decisione di ubriacarsi e arrampicarsi sulle vele del Filadelfia potrebbe esserci una delusione amorosa. Il 40enne urla a gran voce il nome di una donna. Lo ripete con insistenza, in preda ai fumi dell’alcol.



















































A un tratto, da uno degli zaini che ha portato con sé estrae un foglio di carta. È la stampa di una fotografia, la mostra alla polizia mentre si lamenta. La foto gli scivola e cade a terra, il 40enne infila le mani in una borsa e afferra altre bottiglie di vino e superalcolici. I vigili del fuoco osservano da terra, nel piazzale del Filadelfia, perché i margini di intervento sono più che limitati. L’uomo non vuole essere avvicinato da nessuno, non lascia nemmeno che venga posizionato un grosso materasso per attutire l’eventuale caduta. Il timore è tutto per il laccio metallico: un’estremità è legata attorno al collo, l’altra ai piloni metallici che sorreggono le vele.

Il problema principale non è la caduta, ma il rischio di impiccagione.
L’attesa si prolunga, la trattativa con i negoziatori prosegue senza che il 40enne accenni alla possibilità di scendere. Nel frattempo, in via Filadelfia, si accalcano decine di persone. C’è chi si preoccupa per la situazione, chi immortala la scena con il telefonino e chi si lascia andare a commenti d’odio. Dalla strada si sollevano urla assurde, agghiaccianti: «Adesso hai stancato con questa sceneggiata, buttati se hai davvero coraggio», gli urla un uomo. Non è l’unico a pensarla in quel modo. «Decine di vigili del fuoco costretti a perdere tempo per un idiota», si accoda un altro passante.

A distanza di alcune ore il 40enne continua a non scendere dalle vele del Filadelfia. Resta seduto sui tralicci, con le gambe che penzolano nel vuoto. Ogni tanto si gira, volgendo lo sguardo a tratti verso il campo da calcio e a tratti verso via Filadelfia. Nella trattativa con i negoziatori fa una richiesta ben precisa: «Tabacco e sigarette». Ne ha fumate tante nell’arco della mattinata, ne chiede altre. Da una borsa estrae un sacchetto, legato a un filo e lo fa calare fino a terra, issandolo una volta riempito.

La situazione cambia attorno alle 16, quando l’uomo inizia a rannicchiarsi su se stesso. Tra i soccorritori il timore è che possa addormentarsi o stare male per il tanto alcol nel sangue. I rischi sono elevati, per il cappio attorno al collo che rischierebbe di ucciderlo sul colpo. Così i vigili del fuoco provano a cogliere l’attimo, posizionano l’autoscala e iniziano gradualmente ad avvicinarsi con la scusa di portare alcune bottiglie d’acqua. Ma il 40enne non ci sta, si alza in piedi e minaccia di gettarsi. La situazione si fa concitata, i pompieri si avvicinano sempre più e per pochi secondi l’uomo si lascia penzolare nel vuoto. In una frazione di secondo i vigili del fuoco riescono a recuperarlo, tranciare il cavo metallico con le tenaglie e portarlo a terra. I soccorritori lo prendono in carico e lo trasportano in ambulanza alle Molinette, dove è ricoverato in osservazione.


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5 agosto 2025 ( modifica il 6 agosto 2025 | 11:59)