Il governo impugna la legge sul salario minimo in vigore in Toscana dal 18 giugno. Una scelta che arriva durante gli assetti per le elezioni regionali, dopo altre due impugnazioni davanti alla Corte Costituzionale: quella sul turismo e sul fine vita. Peraltro, quest’ultima, prima legge del genere in Italia. La legge 30 prevede nelle gare regionali ad alta intensità di manodopera basate sul criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa, un criterio premiale per le aziende che applicano un salario minimo orario non inferiore a 9 euro lordi. 

Regione e Comune pronti a dare battaglia 

Regione e Comune hanno criticato in modo apro la scelta del governo, il presidente Eugenio Giani conferma l’obiettivo di tutelare gli stipendi dei dipendenti delle aziende che lavorano, in appalto, per la pubblica amministrazione. “Esprimo la mia più netta contrarietà alla decisione del Governo, si tratta di una norma di civiltà, pensata per garantire dignità e tutele a chi lavora, premiando negli appalti pubblici le aziende che riconoscono almeno 9 euro lordi all’ora ai propri dipendenti. Come Regione Toscana ci costituiremo in giudizio davanti alla Corte Costituzionale per difendere con determinazione questa legge e il principio che la ispira: il lavoro deve essere giusto, sicuro e retribuito in modo equo. La Toscana continuerà a battersi per il rispetto della dignità delle persone e per un modello di sviluppo fondato sul lavoro di qualità”. Con Giani l’assessore ai contratti, Stefano Ciuoffo: “La legge è uno strumento per tutelare i salari, l’impugnativa non significa che la legge sia già stata bocciata: È bene ribadire con forza che ci sono elementi di valore per sostenere le ragioni della legge toscana. Inoltre, la premialità inserita non configura alcuna imposizione agli imprenditori che decidano di partecipare alle gare”. 

Pioggia di critiche anche da Palazzo Vecchio  

Anche Palazzo Vecchio critica in modo duro, anche sulla scia di un’altra partita chiusa che ha lasciato ampi strascichi. Quella del declassamento del Teatro Nazionale di Pergola, Era e Teatro di Rifredi.

“La destra al Governo impugna la legge toscana sul salario minimo, una misura che tutela lavoratrici e lavoratori. A Firenze siamo stati i primi in Italia ad applicarla, con un criterio premiale che garantisce almeno 9 euro lordi all’ora negli appalti comunali. Perché per noi la dignità del lavoro e i lavora-tori sono al primo posto, sempre. Bene ha fatto la Regione Toscana a estendere questa scelta a livello regionale”. “Trovo scandaloso che il Governo, invece di metterci lo stesso impegno, impugni una norma di civiltà. Siamo orgogliosi di quello che abbiamo fatto come città di Firenze e orgogliosi della nostra Regione, che sosterremo in questa come in tante altre battaglie per rispondere alle esigenze dei nostri cittadini. Del resto, non è la prima volta che il Governo impugna una legge toscana: ormai sembra quasi una tradizione. Peccato che a farne le spese siano sempre i diritti delle persone” – tuona la sindaca Sara Funaro.

 “La destra continua a dire no al salario minimo e ha impugnato la legge della Toscana. Una scelta scellerata e profondamente ingiusta, che ignora il grido d’allarme che arriva dal mondo del lavoro”. Le fa eco l’assessore comunale al lavoro Dario Danti. “Quello che non vuol fare il governo nazionale lo abbiamo fatto noi a Firenze con una misura concreta per fermare il lavoro povero pagato con i soldi pubblici – ha aggiunto Danti – si tratta di uno strumento innovativo ed anche il Comune di Genova ci è venuto dietro. Se il contratto di riferimento non garantisce nove euro all’ora, noi riusciamo a garantirle ai lavoratori degli appalti comunali grazie a un meccanismo premiale in fase di appalto che assegna 10 punti alle ditte che volontariamente aderiscono al salario minimo. Sono già una cinquantina i lavoratori che ne usufruiscono e abbiamo già fatto una riunione per introdurlo negli appalti di città metro”.
“In Italia ci sono milioni di lavoratrici e lavoratori che sono poveri anche se lavorano – ha concluso l’assessore – è una vergogna far finta di non vederli, cercando tutte le scuse possibili per non dare il via libera a una scelta di civiltà. Noi a Firenze continueremo a lavorare per ridare dignità e sicurezza a chi lavora”.