Un borgo medievale tra Italia e Francia, Vallebona, fa da sfondo principale al nuovo romanzo di Chiara Ferraris, “La signora del neroli”. Protagonista Emma che, da semplice raccoglitrice di fiori d’arancio amaro – fra passioni, interessi e intrighi – si trasforma in imprenditrice. Una donna capace d’essere frattura, di rompere col passato e scompaginare il destino, accogliendo il progresso…
L’olfatto inebriato dal profumo del neroli, la testa invasa da una fragranza profonda e avvolgente. È con questa sensazione addosso che scorrono le pagine, una per una, de La signora del neroli (443 pagine, 14 euro) di Chiara Ferraris, romanzo edito da Piemme, suo editore fin dal debutto con L’impromissa (qui l’articolo). La scrittura avvincente, dettagliata tanto da restituire atmosfere e da far sentire il profumo dei fiori d’arancio che accompagnano la vita della protagonista. Emma si presenta sin dalla prima pagina già come una ragazza determinata e con il futuro tra le mani, è il caso di dire. È una raccoglitrice di fiori d’arancio amaro, come quasi tutti lo sono nella sua famiglia, ma per lei la raccolta non è soltanto fatica, l’olio di quei fiori le scorre nel sangue e quell’aroma che si insinua nelle mani l’accompagnerà per tutti i suoi giorni dando colore e a volte dipingendo di grigio la sua esistenza.
Raccogliere fiori d’arancio è un privilegio. La famiglia di mia madre lo fa da generazioni e continueremo a farlo finché ci saranno figlie femmine con le mani piccole.
Emma e le sue sorelle
Vallebona, borgo medievale al confine tra Italia e Francia, in provincia di Imperia, si risveglia ai primi di maggio quando tutto il paese si prepara per la raccolta dei fiori d’arancio amaro che poi serviranno a fare il neroli. Emma ha mani asciutte e minute e quest’anno tocca a lei scegliere le raccoglitrici tra le sue sorelle, Bianca, più grande di lei, ha sposato Giuseppe, è in dolce attesa e non raccoglierà, Elisabetta più piccola di Emma di un anno, ha le mani grandi e larghe, ma raccoglierà insegnando ad Amelia che ha appena sei anni. Iolanda è nell’età giusta, Tea deve ancora crescere per raccogliere, ma aiuterà a liberare i fiori dalle foglioline. Tutto è pronto per dare il via alla raccolta nei campi della famiglia Fontana, proprietaria dell’aranceto. Emma non lo sa ancora ma è l’inizio non solo della raccolta, ma della sua nuova vita. Un destino, il suo, che appare già segnato dalle parole di una veggente del paese che legge la sua mano e le dice sarai frattura. In queste parole si condensa un futuro a tratti felice e a tratti tormentato, appassionato e che si fa dolore e piacere allo stesso tempo.
L’amore e l’azienda
Emma si distingue fra tutte le raccoglitrici e viene apprezzata dalla famiglia Fontana, dalla signora Viola, la capostipite, che ha visto in lei impegno e passione. Così è destinata a collaborare non solo durante il periodo della raccolta. Ha l’occasione di avvicinarsi ai Fontana ma ad attenderla non ci sarà il giovane Domenico, figlio di Tancredi e unico erede della tenuta, che l’aveva corteggiata durante l’ultima raccolta, perché nel frattempo è stato spedito dai genitori a studiare in collegio, ritenuto troppo vivace e poco produttivo.
Emma sposa comunque un Fontana, è Giordano, avvocato che vive a Torino, uomo più grande di lei che le fa scoprire l’amore. Gentiluomo paziente e saggio, sa stare accanto a una Emma che “vibra” per i fiori d’arancio.
Non è un matrimonio d’interessi, come pensa Elisabetta.
L’evoluzione dei personaggi
Dalle loro nozze parte un intreccio di storie, accadimenti che allontaneranno Emma dalla sua famiglia d’origine ma mai dal suo destino d’essere una sapiente imprenditrice, che fiuta gli affari. L’aranceto non è solo una questione di interessi economici, è la passione, la ragione di vita che alimenta la fiammella che terrà la protagonista legata a Villabona.
Un alternarsi di vita mondana e vita in campagna che tiene col fiato sospeso il lettore davanti all’evoluzione dei personaggi che non rimangono mai gli stessi. Crescono, maturano, involgono e poi all’improvviso si mostrano in un’ennesima nuova veste, centrale per la trama. Molti di questi personaggi s’incagliano nei pensieri del lettore che s’identifica facilmente in loro.
Tra passato, presente e futuro Emma è frattura. Una donna che rompe gli schemi, i legami col passato, anzi con le apparenze del passato, senza mai spezzare il filo che la tiene legata ai veri affetti. Una donna incredibilmente attratta dal neroli e straordinariamente proiettata verso il futuro dell’azienda. Chiara Ferraris ha saputo caratterizzare i personaggi con peculiarità uniche, dando vita a un racconto travolgente, per nulla scontato, che cambia direzione d’improvviso, che intreccia storie familiari facendo restare a galla l’autenticità dei rapporti.
Echi verghiani ma…
Rileggendo La signora del neroli di Chiara Ferraris si rintracciano echi verghiani, si intravede l’ideale dell’ostrica, l’idea della salvezza dei personaggi nel legame alle radici, alla famiglia e alle tradizioni, evitando il confronto con il mondo esterno. Emma però non si rassegna al proprio destino, non asseconda fino in fondo la poetica di Verga, anzi finisce per scardinarla: allontanandosi dalle origini non viene travolta dagli eventi ma li supera, trova la sua dimensione accogliendo il progresso.
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