Il Coordinamento Intersindacale della Specialistica Ambulatoriale Territoriale (CIMEST), nella persona del suo presidente, il dottore Salvatore Calvaruso, esprime sgomento e indignazione per l’impugnativa, da parte del Consiglio dei Ministri, della norma contenuta nella manovra finanziaria bis approvata lo scorso giugno dall’Assemblea Regionale Siciliana, che stanziava – su iniziativa del Governo Schifani – 15 milioni di euro, a valere sul bilancio regionale 2025, a favore della specialistica ambulatoriale.
Questa misura, nata con l’obiettivo di potenziare l’assistenza territoriale e sostenere le strutture accreditate e contrattualizzate con il Servizio Sanitario Regionale, mirava ad adeguare le tariffe delle prestazioni LEA – in particolare nelle branche di fisioterapia e dei laboratori di analisi – ferme da oltre 25 anni e mai indicizzate nemmeno all’inflazione. Un atto di giustizia sanitaria e riequilibrio territoriale.
L’impugnativa, oltre a bloccare un intervento strutturale atteso da anni, produrrà un danno gravissimo a carico degli erogatori accreditati che, pur svolgendo un servizio pubblico essenziale, si trovano esclusi non solo da ogni aggiornamento tariffario, ma anche dall’incremento del 3,5% dell’aggregato di spesa previsto dal Decreto del Ministero della Salute del 9 giugno 2023 e dalle linee guida AGENAS. Si configura così una doppia penalizzazione per chi ogni giorno garantisce il diritto alla salute di migliaia di cittadini.
A fronte di un finanziamento complessivo di circa 1 miliardo e 300 milioni di euro trasferiti alla Regione per la specialistica ambulatoriale, alle strutture accreditate – che erogano il 70% delle prestazioni – vengono destinati appena 482 milioni, comprensivi anche di servizi salvavita come dialisi e radioterapia. Il restante 30% delle prestazioni, effettuato dal sistema pubblico, continua ad assorbire la quota preponderante delle risorse, nonostante il principio di parità tariffaria sancito dal DPCM 12 gennaio 2017.
Alla luce di questi dati, appare evidente che la Regione Siciliana ha agito con responsabilità e legittimità, cercando di sanare uno squilibrio storico e inaccettabile. L’impugnativa del Governo nazionale, giustificata con il pretesto del Piano di rientro sanitario, è priva di fondamento costituzionale e sostanziale. Ancora una volta, i cittadini siciliani vengono trattati come utenti di “serie B”, privati di una sanità equa e moderna.
Il CIMEST chiede con forza al Presidente della Regione Siciliana, on. Renato Schifani, di proseguire con determinazione la battaglia per la fuoriuscita della Sicilia dal Piano di rientro, seguendo l’esempio di altre Regioni come la Campania. Ma non basta. Lo invitiamo anche ad individuare con urgenza una “soluzione legislativa alternativa”, in ambito regionale, che consenta di sostenere economicamente le strutture accreditate, così pesantemente penalizzate da un sistema ormai insostenibile.
È il momento del coraggio politico e della responsabilità istituzionale: il sistema sanitario siciliano è al collasso e non può più attendere. Le strutture accreditate non sono fornitori privati, ma “erogatori di un servizio pubblico fondamentale”, senza i quali i LEA non sarebbero garantiti. Ogni ulteriore ritardo rischia di compromettere definitivamente la tenuta del sistema e il diritto alla salute dei cittadini.
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