di
Piefrancesco Catucci
Mariam Metwally, egiziana. sarà la prima giocatrice di serie A1 femminile con abiti tradizionali islamici: «È una questione di cultura: inclusione e diversità voglio portare questo messaggio. Il mio idolo? Gabi di Conegliano»
Mariam Metwally non arriva in Italia per far notizia, ma inevitabilmente lo fa. A 26 anni, la schiacciatrice egiziana sarà la prima giocatrice a scendere in campo nel campionato italiano indossando il velo. Un gesto che fa parte della sua quotidianità, ma che in un contesto nuovo come quello della serie A1 acquista un significato più ampio: simbolo di identità, appartenenza e secondo lei di libertà. Cresciuta tra i due club più popolari d’Egitto, giocherà il Mondiale in Thailandia con la sua Nazionale e poi arriverà alla Eutotek Laica Volley Busto Arsizio al posto di Rebecca Piva (che va a Milano per sostituire Miriam Sylla).
Mariam, è il momento più importante della sua carriera finora?
«Da quando ho iniziato a prendere la pallavolo sul serio, l’Italia è sempre stata il mio sogno. La serie A1 è uno dei campionati più competitivi al mondo, la seguo da anni. Farne parte è quasi surreale. È un enorme passo avanti, ma è anche la dimostrazione che lavoro e fiducia in sé possono davvero aprire porte, anche quando il percorso non è il più tradizionale».
Sente la responsabilità di rappresentare un intero continente?
«Porto con me questa responsabilità con grande fierezza. So che essere qui significa molto più che giocare: significa aprire strade per chi verrà dopo di me, dimostrare che si può sognare oltre i confini. Se anche solo una giovane atleta guarda il mio percorso e pensa “potrei essere io”, allora è già una vittoria».
Il suo arrivo in Italia porta con sé anche un’immagine nuova per il nostro campionato: sarà la prima atleta a scendere in campo con il velo. Che significato ha per lei?
«Significa tanto. Indossare il velo fa parte della mia persona e sono fiera di portarlo anche in campo. Dimostra che non esiste un solo modo per essere un’atleta. Spero che le persone capiscano che si può rimanere fedeli a sé stessi anche inseguendo grandi obiettivi. Dentro e fuori dal campo, mi piacerebbe mettere in luce il valore dell’unità nella diversità: essere diversi non è qualcosa da nascondere, ma da vivere con orgoglio. Voglio rappresentare fiducia, rispetto e inclusione».
Inclusione è la parola giusta in un club come Busto Arsizio rappresentato da atlete provenienti da quattro continenti.
«Far parte di una squadra così eterogenea significa imparare qualcosa di nuovo ogni giorno, non solo nella pallavolo, ma anche nel modo in cui pensiamo, comunichiamo e ci supportiamo».
A chi si ispira?
«A Gabi (schiacciatrice brasiliana di Conegliano, ndr). Ammiro profondamente la sua energia, con quella grinta instancabile a prescindere dal punteggio. Vorrei fare mia questa qualità. Giocare contro di lei sarà un sogno che si avvera, ma anche una sfida da affrontare con tutto quello che ho».
Sarà la sua prima volta in Italia?
«È il Paese che sognavo di visitare da quando ero piccola, ma non ne ho mai avuto l’occasione. Non vedo l’ora di esplorarlo meglio e conoscere davvero la cultura italiana».
Come immagina il suo quotidiano a Busto?
«Pieno di scoperte: nuovi posti, nuove persone e nuovi cibi. Sono curiosa riguardo allo stile di vita: il modo in cui si riesce a bilanciare il lavoro con il piacere di vivere. Sono una donna socievole e curiosa e non vedo l’ora di conoscere gente, imparare la lingua e vivere ogni momento al massimo».
E che cosa pensa di poter dare alla sua nuova squadra?
«Mi sto concentrando molto sulla capacità di prendere decisioni e sul tempismo, soprattutto nei momenti di grande pressione. Il livello sarà altissimo e so di dover essere sempre lucida, sia mentalmente che tecnicamente».
7 agosto 2025 ( modifica il 7 agosto 2025 | 06:53)
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