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Ora che anche l’ultima tessera del puzzle di Medicina va al suo posto o quasi, visto che la ripartizione dei posti a disposizione è ancora provvisoria, la ministra Anna Maria Bernini fa al Sole 24 Ore un bilancio della riforma voluta dal Parlamento (con la legge 24/2025) e attuata dal suo ministero.
«Cambiare le regole di accesso a Medicina è stata una scelta di giustizia», è la premessa della titolare dell’Università. «Per troppo tempo – spiega – abbiamo chiesto a migliaia di ragazze e ragazzi di giocarsi il futuro in 100 minuti, come in un talent show: dentro o fuori. Ingiusto, inefficace, selettivo non sul merito, ma sulle possibilità di pagare o meno un corso di preparazione privato». Ecco perché «abolire il test d’ingresso non bastava». «Abbiamo aumentato – aggiunge – la disponibilità di oltre 3mila unità rispetto allo scorso anno, arrivando a 24.026 posti per l’anno accademico 2025-26. Un salto senza precedenti, che non è frutto del caso, ma di una scelta precisa e un percorso definito: aprire, puntare sul merito e rafforzare il Servizio sanitario nazionale». Stiamo parlando di oltre 8mila disponibilità in più rispetto al 2022. «Ma non siamo di fronte a un mero calcolo contabile – evidenzia -. Dietro questo numero, 24.026, ci sono nomi, volti, storie, che meritano il nostro sostegno».
L’obiettivo dichiarato è stato «trasformare il sistema di accesso a Medicina da una corsa a ostacoli a un percorso di formazione. E le nostre università hanno risposto con responsabilità e visione, raccogliendo la sfida e lavorando per renderla possibile. Un percorso che come ministero dell’Università e della ricerca – fa notare – accompagniamo con i 25 milioni stanziati lo scorso anno e i 50 quest’anno. Perché questa non è una riforma a costo zero. E chi lo dice non solo sbaglia, ma disinforma».
A suo giudizio ci troviamo «di fronte al miglior rapporto tra candidati e posti disponibili che il nostro Paese abbia mai avuto negli ultimi anni. Mai, fino a oggi, così tanti studenti hanno avuto la possibilità di accedere a Medicina. È un fatto. Non riconoscerlo – attacca la ministra – significa non fare un’analisi, ma negare la realtà».
Che cosa risponde a chi dice che con il superamento del test d’ingresso non cambia nulla e che si sposta solo in avanti il momento della selezione? «Confondere tre esami universitari con domande da quiz televisivo – dice – non è una critica alla riforma ma un insulto all’intelligenza degli studenti e alla dignità dell’università italiana e della sua comunità accademica».