L’intervista

Il cantautore protagonista a Campo di Brenzone sabato 9 agosto

Dal 1981 ad oggi, Luca Barbarossa ha racchiuso l’anima nelle sue note e nei suoi testi. Dalla prima partecipazione, appena maggiorenne, a Sanremo, al libro «Cento storie per cento canzoni» edito nel 2024. Il poliedrico artista romano guarda al passato con affetto e si proietta nel futuro con entusiasmo.

Sabato 9 agosto, dalle ore 21.30, nel Teatro degli ulivi di Campo di Brenzone, andrà in scena il suo spettacolo: un viaggio fatto di ricordi e passione.

 

Come descriverebbe in poche parole il suo percorso? Cosa è cambiato in più di quarant’anni di carriera?

Un’avventura. È cambiato il mondo, ma, nel mio caso specifico, non è cambiata la voglia di comunicare. Ho cominciato come cantautore, ma, nel tempo, ho sempre trovato nuovi modi per coltivare quel desiderio di condividere storie ed esperienze, di sentirmi parte di una comunità a cui appartengono le persone che mi seguono da tempo e coloro che scoprono la mia musica.

 

Parliamo di Roma, anima e specchio della sua vita e delle sue canzoni. Che cosa rappresenta per lei veramente la sua città?

Ovviamente Roma è stato il teatro di gran parte delle mie emozioni. Sono nato a pochi passi da via Margutta, ho cominciato a cantare in piazza Navona, facendo il musicista di strada, quindi direi che, da allora a oggi, è stata protagonista indiscussa del mio percorso. Si dice che bisogna scrivere di ciò che si conosce bene: ecco, con Roma il rapporto è speciale.

 

Uno dei suoi brani più celebri, «Portami a ballare», era dedicato a sua madre. A chi appartengono, però, veramente le canzoni una volta pubblicate?

Anche quando possiede una sfumatura molto personale, è bello che il lavoro di un artista possa diventare parte delle vite degli altri. Sembra quasi un paradosso che i testi più intimi abbiano un valore che travalica la sfera privata. Io credo, però, che il pubblico si renda conto quando i sentimenti sono autentici e, proprio per questo, si affezioni alle canzoni che sente più vere.

 

Radio 2 Social Club, in onda dal 2010 le ha dato un nuovo modo di entrare in contatto col pubblico…

È uno spazio davvero bello e sono stato fortunato ad aver avuto come ospiti alcuni dei più grandi interpreti del mondo dello spettacolo. Ho sempre sognato questo tipo di radio, fatta dal vivo, sincera, dove si possa cantare, presentare dischi, film, libri, progetti teatrali. È una sorta di salotto in cui regnano la spontaneità e il puro piacere del confronto su temi artistici e letterari. Il programma nel tempo è cresciuto e, grazie anche alla messa in onda televisiva, è diventato ancor di più una vetrina per i talenti in ascesa.

 

Parliamo dell’evento di Campo di Brenzone. Che tipo di concerto sarà?

Intimo. Saremo io e la mia fedele chitarra. Alterneremo racconti e musica, il modo migliore per mettere assieme la mia anima da cantautore e quella radiofonica. Narrerò alcuni episodi curiosi legati alla mia storia e ai miei pezzi e il tono della serata sarà leggero e divertente. La location, poi, contribuirà a creare un’atmosfera magica. Sono onorato di poter suonare in alcuni dei luoghi più suggestivi d’Italia. Il nostro Paese regala sempre delle gemme di raro valore.

 

Cosa direbbe oggi al giovane Luca Barbarossa guardandolo negli occhi?

A quel ragazzo direi che il vero successo risiede nelle proprie passioni e nell’amare ciò che si fa. L’esistenza è fatta di momenti dolceamari e la mia non fa eccezione. Ho sempre saputo, però, che questa era la via giusta da seguire e che dovevo credere, con tenacia, nel mio sogno.