di
Jori Diego Cherubini

Dopo le polemiche di fine luglio dopo i concerti in Friuli e ad Arezzo, un nuovo post del cantante toscano scatena uno shitstorm di fan che lo vorrebbero schierato più nettamente a favore dei palestinesi

«La storia ci insegna che non c’è fine all’orrore. La vita ci insegna che vale solo l’amore», è un post conciso e breve scritto da Lorenzo «Jovanotti» Cherubini nei suoi profili social, accompagnato dalla bandiera della pace. È un’auto-citazione dal brano Salvami del 2002. Parole che hanno avuto l’effetto della benzina sul fuoco.

Subito infatti sono divampate accuse su accuse, con Jovanotti «reo» di non avere espresso una posizione netta sul conflitto in Medio Oriente, ovvero, tra le righe, di non schierarsi apertamente dalla parte palestinese. Tra le (migliaia) di risposte, in massima parte critiche, c’è chi pretende una denuncia esplicita del conflitto, chi chiede di sostituire la bandiera arcobaleno con quella Palestina, chi l’accusa di ecumenismo, e chi invoca l’uso della parola «genocidio». E offese: «Codardo», «infame», «sei come Miss Italia» o «sei profondo come un wc»…



















































Le prime polemiche erano scaturite all’indomani del concerto in Friuli Venezia Giulia, lo scorso 26 luglio, quando il cantante di Cortona si espresse così: «Non ho niente di intelligente da dire, quindi prego, spero e mi auguro che questa follia ci insegni qualcosa. Come si può far accadere quello che sta succedendo? Dico per entrambe le parti, io non sono tifoso, tifo solo per la pace e la tregua».

Parole che anche in quel caso avevano avuto un effetto tutt’altro che lenitivo, e al concerto successivo, in provincia di Arezzo, aveva usato frasi più esplicite, come «governo di Israele criminale», e ancora: «atrocità a Gaza, civili inermi massacrati», eppure non sono bastate.

Sulla questione si è espresso il deputato Luigi Marattin, segretario del Partito Liberaldemocratico, il quale, attraverso un lungo post, ha espresso la sua solidarietà a Jovanotti: «(…) un gruppo di fascisti – scrive Marattin – lo ha aggredito mediaticamente, processandolo e condannandolo per il reato gravissimo di non aver pensato esattamente quello che loro volevano che pensasse. E così, al concerto successivo il condannato (…) si è conformato al diktat usando l’intero repertorio classico, dal “governo israeliano criminale”, a tutto il resto».

Marattin usa ripetutamente il termine fascista per chi accusa Jovanotti: «Io definisco così chiunque utilizzi la violenza fisica o verbale per imporre agli altri di accantonare la propria legittima opinione e sposarne una da loro minuziosamente definita». 


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7 agosto 2025