“Da esseri umani vi chiedo di bocciare il decreto – ha detto la giornalista in un videomessaggio diffuso sui social dal marito, all’indomani della sua morte – Non è un intento di regolamentare il fine vita ma di escluderlo. Non abbiate paura, non porterà a nessun abuso questo diritto. Vi chiedo buon senso di esseri umani”

“Quello sul fine vita è un disegno di legge veramente infausto. Da esseri umani vi chiedo di bocciarlo. Non è un intento di regolamentare il fine vita ma di escluderlo. Non abbiate paura, non porterà a nessun abuso questo diritto. Vi chiedo buon senso di esseri umani”. Sono le parole che la giornalista di Perugia Laura Santi, morta ieri a casa sua dopo essersi somministrata un farmaco per il suicidio assistito, ha voluto rivolgere ai parlamentari italiani i procinto di discutere il dl sul fine vita. 

“Occupatevi della sofferenza dei malati”

L’appello, lanciato in un videomessaggio pubblicato dal marito Stefano Massoli, è stato reso pubblico all’indomani della morte di Santi sul suo profilo Facebook. “Vi prego, vi prego con tutto il cuore, fate quello che volete con la politica ma vi prego, Paese Italia, occupatevi delle sofferenze dei malati più gravi”, ha detto. “Vi scongiuro. Oggi è Laura che parla a voi come esseri umani e sono sicura che dopo avere visto questo video ragionerete. Onorevoli, grazie – ha concluso – e buon proseguimento di vita”.

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Il via libera della Corte costituzionale

Alla 50enne perugina, affetta da una forma progressiva di sclerosi multipla, erano stati riconosciuti a novembre tutti e quattro i requisiti previsti dalla sentenza della Corte costituzionale sul suicidio assistito. Lo ha reso noto l’associazione Luca Coscioni. “Felice di sentirmi veramente libera di scegliere”, aveva detto all’epoca, pur non avendo deciso di avvalersi della procedura. È stata la prima umbra, e la nona persona in Italia, a ottenere il via libera per l’accesso alla morte volontaria assistita.

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