Di quello che c’era e accadeva in quell’area fino al 2023, anno in cui, a dicembre, è finita di vita l’avventura della Darsena Pop Up, rimangono solo tracce che a fatica riescono a farsi spazio tra erba alta e arbusti. Si distingue ancora la pista da skate con i suoi dossi colorati, il rettangolo del campo da beach volley, gli spazi dove si trovavano il bar, il ristorante, la gelateria, i pali del parkour e le altre attività. Da due anni è tutto abbandonato, invaso dall’erba e dai rimasugli del materiale di cui erano composte le varie strutture. È qui che nei giorni scorsi avevano trovato un rifugio provvisorio alcuni cittadini somali che, evidentemente, non avevano un posto per dormire.

L’ingresso che si affaccia sul Candiano è sbarrato da una cancellata, sul lato opposto, l’entrata su via dell’Almagià è in realtà accessibile, perché qui il cancello è stato parzialmente aperto. All’esterno l’erba alta ricopre completamente tutto il marciapiede, fino in fondo alla strada.

Quello della Darsena Pop Up, nato da un’idea visionaria dell’imprenditore ravennate Paolo Monduzzi, è nato come progetto temporaneo. Era previsto che dopo alcuni anni tutto venisse smontato per lasciare il posto a progetti definitivi. L’obiettivo era quello di avviare in Darsena un’attività che ne attirasse altre, e così è stato. Per questo fa ancora più effetto vedere che, proprio lì dove tutto è cominciato, regna l’abbandono.

Ora l’area sarebbe interessata dalla realizzazione di un albergo di lusso. Un’idea piaciuta a più di un investitore, italiano e straniero. Ne aveva accennato Fabrizio Savorani, componente dell’Ufficio studio di Fimaa, Federazione italiana mediatori agenti affari, responsabile corporate della Romagna per Gabetti e titolare della Scor di Ravenna. “L’interesse degli investitori – assicura – è stato confermato e a settembre alcuni di loro effettueranno un sopralluogo sul terreno. Ci sono investitori italiani, ma anche stranieri, compresi quelli turchi di cui si era già parlato”. Ma Savorani è dell’idea che gli investimenti non debbano riguardare solo l’albergo, ma anche altri progetti. “Sono convinto – conclude – che sia necessario far vivere l’acqua per massimizzare il valore dei terreni accanto e valorizzare sempre più l’area”.

Nel frattempo sarebbe meglio iniziare a sottrarre quegli spazi dallo stato di abbandono in cui si trovano, con l’auspicio di non dover aspettare ancora che qualcosa si muova.

a.cor.