Prosegue fino al 14 settembre a Monte San Savino nella nuova Galleria Andrea Sansovino (Gas) la mostra Salvatore Fiume L’Archipittore, dedicata a Salvatore Fiume, tra gli artisti più visionari e trasversali del secondo Novecento italiano.
Allestita nel palazzo cinquecentesco affacciato su Corso Sangallo, la galleria nasce come luogo di confronto tra linguaggi artistici e contesto urbano, tra memoria storica e cultura visiva del presente. Salvatore Fiume (Comiso, 23 ottobre 1915 – Milano, 3 giugno 1997) fu pittore, scrittore, scenografo, architetto dell’immaginario.
– A quale opera di suo padre è più legata e quale influenza ha avuto nella sua carriera artistica, ricorda un aneddoto?
Le opere di mio padre alle quali sono legata sono molte – spiega Laura Fiume – Posso citare il trittico Città di statue e il ritratto di mia madre del 1949 esposte nella mostra a Monte San Savino. Il ricordo più bello che ho di mio padre è legato ai primi anni trascorsi con lui ad imparare a dipingere. Ricordo la sua severità unita alla sua capacità di incoraggiare a proseguire senza paura rispettando sempre la mia personalità.
– Qual è l’eredità più grande lasciata da Salvatore Fiume all’arte?
Nel Ventesimo secolo, il secolo della massima libertà espressiva raggiunta dagli artisti, pochi si sono distinti per avere inventato delle forme completamente nuove. Io credo – continua Laura Fiume – che le Isole di statue e le Città di statue di Salvatore Fiume costituiscano una vera e propria invenzione formale, poiché in ogni Isola e in ogni Città prende corpo la sua idea, completamente inedita, della sintesi di pittura, scultura e architettura.
– Come nasce l’idea di un nuovo spazio museale civico dedicato all’arte contemporanea a Monte San Savino e a chi si rivolge?
Il messaggio è semplice – spiega il curatore Giuseppe Simone Modeo, direttore scientifico della Galleria – e insieme radicale: l’arte non è un lusso, è un bisogno. Monte San Savino, piccolo centro ma con una grande eredità culturale, sceglie di investire nel presente e nel futuro partendo dalla cultura, affermando che la bellezza, il pensiero e la visione sono fondamenta della cittadinanza. In un tempo di crisi dei modelli culturali tradizionali, aprire una galleria pubblica significa credere nel valore civile dell’arte come spazio di confronto, identità e rinascita collettiva. Qui vogliamo creare un luogo vivo, dove la memoria rinascimentale dialoghi con la contemporaneità. Mostre, incontri, residenze: GAS sarà uno spazio accessibile e inclusivo, dove gli artisti trovano voce e le persone trovano risposte. In un paese ricchissimo di storia, il compito è risignificare il passato con gli occhi del presente e da qui costruire nuove forme di comunità.
– Perché avete scelto di inaugurare la GAS con la mostra monografica su Salvatore Fiume e quali sono i prossimi progetti espositivi?
Fiume – aggiunge Modeo – è una figura ponte tra mondi. E’ stato un artista che ha saputo unire la pittura, l’architettura, la scrittura e la scenografia in una visione organica, immaginifica e profondamente libera. In anni di omologazione e specializzazione, la sua opera ci ricorda che l’arte può essere utopia concreta: costruzione di mondi alternativi. Fiume ci insegna che sognare è un atto progettuale e che la cultura italiana può parlare al mondo proprio quando osa fondere tradizione e visione. Abbiamo in cantiere un programma articolato che riflette la volontà di tenere insieme memoria, ricerca e territorio. Dopo la mostra dedicata a Salvatore Fiume, stiamo pensando a un progetto su quella prodigiosa stagione dell’arte ora nota come Pop-art italiana ovvero di quegli artisti che hanno saputo rileggere la tradizione italiana alla luce dei nuovi linguaggi visivi del secondo Novecento.
Un altro progetto, sul quale il nostro team sta riflettendo, concerne un grande evento sull’arte contemporanea al femminile, con artiste donne, italiane e internazionali, per valorizzare voci che spesso sono state marginalizzate nella narrazione ufficiale dell’arte dei secoli scorsi: sarà una mostra corale, attuale, in dialogo con il dibattito culturale di oggi. Infine, vorremmo avviare un ciclo di residenze e mostre site-specific, invitando artisti contemporanei a lavorare direttamente sul territorio: ad esempio sulla campagna toscana non come semplice sfondo ma come materia viva, paesaggio da interrogare e trasformare attraverso lo sguardo dell’arte. La nostra idea è che ogni mostra nasca da un ascolto del luogo e restituisca alla comunità nuovi orizzonti di immaginazione.