L’incognita dei dazi e gli effetti a cascata che potrebbero provocare sull’export e sui consumi interni, allunga la chiusura per ferie delle aziende e riduce assunzioni ed investimenti alla ripresa. Francesca Paffoni, vice presidente degli imprenditori di Novara, Vercelli e Valsesia, alla guida di una grande rubinetteria, ricorda che «quest’anno nel settore la chiusura per ferie è stata allungata di una settimana in quasi tutte le aziende. I dazi determineranno un aumento dei prezzi e una riduzione delle quote di mercato, ma avremo un quadro più chiaro quando saranno definiti i dazi Usa verso la Cina. Se fossero alti c’è il rischio che gli imprenditori cinesi puntino verso l’Europa».
Nata a Novara l’Unione imprenditori solidali: “Un aiuto concreto per crescere e sopravvivere”
05 Giugno 2025
In attesa che il panorama si definisca, gli industriali si muovono con cautela: una conferma arriva dalle previsioni occupazionali per agosto dell’indagine Excelsior; in provincia di Novara sono previste 1.690 assunzioni, 200 in meno rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, e solo il 21% a tempo indeterminato. «L’incertezza – specifica il presidente di Confindustria Carlo Robiglio – frena gli investimenti a lungo termine. Per favorire le assunzioni devono riprendere vigore le strategie di crescita delle imprese con una visione di investimenti a medio-lungo termine e di fiducia nei mercati». Giacomo Ponti, una delle bandiere del settore alimentare, presidente di Federvini, aggiunge che «l’incertezza dei mercati non è gravata solo dal dazio statunitense, ma anche dal cambio sfavorevole dell’euro col dollaro».
L’imprenditore Carlo Robiglio designato alla presidenza di Confindustria Novara Vercelli Valsesia
14 Maggio 2025
«Con questa situazione incerta – osserva Franco Uzzeni, leader con U-Power nelle calzature da lavoro – è inutile fare proiezioni, meglio aspettare che tutto si stabilizzi». Uno dei settori che rischia una penalizzazione significativa è quello delle macchine da imballaggio, con gli Usa come primo mercato estero. Riccardo Cavanna, presidente di Ucima (Associazione costruttori italiani macchine automatiche per il confezionamento e l’imballaggio) esprime preoccupazione: «Una parte significativa dei prodotti di largo consumo che arrivano sulle tavole dei consumatori, anche americani, è confezionata con macchine italiane. Introdurre dazi su tecnologie ad alto valore aggiunto è una scelta miope degli Usa perché comporta un aumento dei costi che i nostri clienti dovranno assorbire e ricadranno sui consumatori finali. I nostri impianti sono richiesti in tutto il mondo per lo standard qualitativo. Rinunciarci significa rallentare la competitività dell’industria manifatturiera americana, e a colpire ingiustamente un’eccellenza europea».
Fabio Ravanelli, alla guida di Malizia e di Camera di Commercio, teme due rischi a settembre: «L’inasprirsi dei conflitti militari che aumenteranno incertezza e instabilità, e una guerra commerciale con gli Usa se non si troverà un accordo definitivo. Sarebbe rovinoso per tutti». Marco Caleffi, alla testa del gruppo multinazionale del termosanitario, è convinto che «Trump si pagherà una fetta del debito pubblico americano, ma aumenteranno i prezzi di tanta componentistica, dei semilavorati. Spero che i dazi sui prodotti cinesi siano superiori e aumentino i costi per i concorrenti. Gli industriali italiani però sono sempre stati bravi a superare le fasi più difficili con l’innovazione».
E a queste problematiche, che già appesantiscono il mercato, aggiunge Andrea Saini, Ceo della Laica, «va aggiunto il forte rincaro delle materie prime, nel nostro caso il cacao. Questo influirà su prezzi e consumi».