TREVISO – Ci sono oltre 500 visite dermatologiche in attesa. I pazienti aspettano di vedersi fissare un appuntamento: data, ora e luogo. Già si sa che una cinquantina arriveranno oltre i termini previsti. Ma al momento nell’Usl della Marca non sembrano esserci alternative. In più, è esplosa la polemica sulla prevenzione del melanoma, tumore della pelle, il terzo tra i più frequenti tra chi ha meno di 50 anni.

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La protesta

I medici di famiglia, in sintesi, non possono più prescrivere visite dermatologiche per il “semplice” controllo dei nei. Oltre ai casi di persone che hanno già avuto un melanoma o che hanno una pelle considerata a rischio, per tutto il resto dovranno valutare caso per caso e prescrivere la visita solo per i nei per i quali emerge un sospetto. E i camici bianchi sono sulle barricate. «Visitiamo sempre i pazienti, ma così viene meno la prevenzione, oltre al fatto che la scelta si scontra con le richieste della popolazione – avverte Ilaria Barcati, segretaria della Fimmg di Treviso, federazione dei medici di famiglia – non ci tiriamo indietro. Bisogna però evidenziare che c’è anche una questione di responsabilità. I medici di medicina generale non sono dermatologi. Con le ore di ambulatorio che abbiamo, poi, non possiamo certo fare anche la mappatura dei nei».

Le attese

Nell’elenco delle visite dermatologiche in attesa all’Usl non ci sono prestazioni urgenti (priorità U e B, rispettivamente entro 24 ore e 10 giorni dalla prescrizione). La coda dei pre-appuntamenti è formata da 234 impegnative con priorità D (differibile, entro 30 giorni) e 267 in priorità P (programmata, entro 60/90 giorni), nella maggior parte dei casi visite di controllo. A maggio l’Usl ha anche rimborsato due pazienti che non trovando posto in tempo utile nel pubblico hanno fatto la visita in libera professione intramuraria, pagando solo il ticket. A livello generale, oltre la singola specialità, fino ad oggi l’azienda sanitaria ha autorizzato rimborsi del genere per poco più di 50 pazienti. Visti i numeri, però, a partire da quelli della dermatologia, non può bastare.

Carenza di specialisti

Lo scoglio più grande è la carenza di specialisti. «La dermatologia è una della branche specialistiche più critiche per il reclutamento del personale medico, in quanto molti specialistici prediligono lavorare nel privato che alle dipendenze del servizio sanitario nazionale – fa il punto Francesco Benazzi, direttore generale dell’azienda sanitaria – nella nostra Usl mancano 4 medici: 69 ore di specialistica ambulatoriale nel distretto di Asolo e due dermatologi al Ca’ Foncello». Lorenzo Schiesari ha da poco lasciato il reparto di Treviso per diventare primario di dermatologia a Vicenza, Usl Berica. E di seguito Mariateresa Scaini è diventata direttrice dell’unità di dermatologia a San Donà, Usl Veneto Orientale. È un segnale positivo che medici degli ospedali trevigiani vincano concorsi per fare i primari anche altrove. Certo, resta il problema dei posti da coprire. «Ma pur in queste difficoltà – assicura Benazzi – riusciamo comunque a garantire tutte le attività della dermatologia».

Il controllo dei nei

E lo stop alle prescrizioni dei medici di famiglia per la mappatura dei nei? «Dizioni come “controllo nevi” indicano dei controlli generici e costituirebbero un’attività di screening/prevenzione che non è dimostrata valida e che non è prevista nell’aggiornamento dei Livelli essenziali di assistenza (Lea)», chiarisce il direttore generale. Non rientra cioè tra gli screening come quelli per il tumore al seno (mammografia), colon (sangue occulto) e cervice uterina (Pap Test). «Questo non significa che i medici non possono prescrivere, ma che l’invio per il controllo deve essere supportato dall’identificazione di almeno una lesione pigmentata con caratteristiche tali da poter essere un sospetto melanoma – conclude Benazzi – deve essere detto chiaramente che il sistema sanitario nazionale eroga quello che rientra nei Lea perché è appropriato, altrimenti si corre il pericolo di generare false sicurezze e togliere risorse a chi ne ha più bisogno».