L’argentino acquistato giovedì subito in campo. Il capitano entra nel finale: era fuori dal 5 ottobre

dal nostro inviato Mario Pagliara

10 agosto – 00:40 – VALENCIA

Le prime corse di Giovanni da Buenos Aires sono cominciate dalla terra valenciana, in una calda notte d’estate. Nella casa di un club fondato nel 1919 in un bar del meraviglioso centro cittadino che di nome – a quei tempi – faceva Bar Torino (oggi c’è una pietra d’inciampo a ricordarlo). E già questo sembrerebbe anche un segno del destino. Giovanni Simeone ha stappato la sua avventura torinista da qui, dal Mestalla, la casa del Valencia dove il club granata ha giocato e perso 3-0. Tutto e subito, senza perdere un attimo di tempo perché – in fondo – tempo da perdere anche ora non ce n’è. La voglia, il temperamento e la determinazione del Cholito sono stati più forti di qualunque altra valutazione: lui ha voluto subito il Toro e, alla fine, Toro è stato. 

Quella mezz’ora—  

Un solo allenamento vero svolto al Filadelfia è potuto bastare (venerdì). Il Cholito si è presentato a Torino, giovedì, con una preparazione solida svolta, tra Dimaro e Castel di Sangro, con il Napoli. È stato un fattore decisivo, perché ha significato che poteva immediatamente unirsi al gruppo. Venerdì è partito con la squadra per il ritiro di Valencia, ieri sera eccolo – subito – nella mischia. Baroni lo ha fatto alzare poco dopo l’inizio del secondo tempo, mandandolo in campo al 14’ della ripresa. Ha dato il cambio ad Adams, giocando una mezz’ora abbondante. Certo, è subentrato in un momento in cui la strada si era già fatta in salita per il Toro, con l’uomo in meno e la stanchezza che aumentava. Però questa mezz’ora del Cholito lascia una traccia: può diventare il manifesto della voglia che ha questo ragazzo di diventare protagonista nell’avventura granata. 

Infine Duvan—  

Nonostante la sconfitta, che poi alla fine è pur sempre calcio d’agosto e quindi il risultato è marginale, il viaggio a Valencia regala un sorriso in più e, pure, inaspettato. È quello servito dal menu nel finale, quando Baroni ha deciso di far tornare in campo il capitano Duvan Zapata in una partita ufficiale. L’ultima volta del colombiano era stata quella terribile notte del 5 ottobre, a San Siro, nella casa dell’Inter. Che è ormai lontanissima. Baroni non è allenatore che confeziona regali, per cui se ha deciso che Duvan in campo poteva starci è perché il colombiano si è guadagnato questi minuti. Da un mese e mezzo sta lavorando durissimo per recuperare la condizione. Da ieri nasce un segnale di grande speranza. 

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Israel e il Cobra—  

Ci sono, poi, altre due novità da segnalare. La prima: Baroni lancia per la prima volta in un test vero Franco Israel tra i pali, dopo il debutto nella seconda partitella di allenamento a Monaco. La seconda è forse la più interessante, e riguarda l’impiego di Aboukhlal (il Cobra) come esterno di attacco sulla sinistra. Non ha colpe sui tre gol il portiere, alla fine la sensazione è che Israel abbia parato il possibile pur senza fare miracoli. Qualche lampo lo ha acceso Aboukhlal, molto atteso alla vigilia. La prima indicazione che salta all’occhio è come sia continua la sua propensione a lanciarsi, in verticale, nel vuoto. Nella prima parte della serata di Valencia lo ha fatto con una discreta continuità, trovando un ottimo assist per Adams (24’: il Che granata sottoporta non ha agganciato), poi ha anche segnato un gol sull’1-0 ma era già in posizione di fuorigioco.