Un rogo di vaste proporzioni sta divorando da venerdì un fianco del vulcano: non sono in pericolo case e persone, ma il fronte del fuoco è di 3 km e circa 500 ettari di vegetazione sono già stati distrutti. “Credo ne avremo ancora per tutta la giornata”, ha detto il prefetto di Napoli mentre si lavora per circoscrivere le fiamme. Ministro Musumeci: “Decretato stato di mobilitazione straordinaria del servizio nazionale di Protezione civile”. I cittadini di Terzigno: piccoli incendi erano stati segnalati da 5 giorni
Un incendio di vastissime proporzioni sta divorando da venerdì un fianco del Vesuvio: si lavora senza sosta per circoscrivere le fiamme. Per il momento non sono in pericolo case e persone ma il fronte del fuoco è di tre chilometri e circa 500 ettari di vegetazione sono già stati distrutti, con le fiamme che hanno rischiato di lambire l’abitato del Comune di Terzigno. Sabato sera l’annuncio del ministro Nello Musumeci: “Ho decretato lo stato di mobilitazione straordinaria del servizio nazionale di Protezione civile. Così consentiamo al nostro Dipartimento nazionale di assicurare il coordinamento dell’intervento del Servizio nazionale a supporto delle autorità regionali, anche col concorso di persone e mezzi da altre regioni”. Sul posto, quindi, stanno arrivando colonne mobili di operatori della Protezione civile nazionale e da varie altre regioni. “Stiamo lavorando alacremente, abbiamo rafforzato il dispositivo su alcune fasce e ci sono zone in cui l’incendio si sta marginalizzando. Credo però che ne avremo ancora per tutta la giornata”, ha detto all’Adnkronos il prefetto di Napoli, Michele di Bari. La situazione è “in leggero miglioramento”, ha detto il sindaco di Terzigno Francesco Ranieri.
L’emergenza
Sabato, per tutto il giorno, sulla zona del rogo sono stati impegnati sei Canadair della flotta nazionale e quattro elicotteri regionali, con oltre cento tra uomini e donne dei vigili del fuoco, volontari e altre forze dell’ordine a terra. All’alba di domenica sono ripresi i sorvoli dei mezzi aerei, mentre le squadre a terra hanno operato tutta la notte. Uno sforzo imponente che ha permesso di evitare danni ancora maggiori, ma l’emergenza non è risolta: il timore è che basti un cambio di direzione del vento per sospingere il fronte verso zone abitate, come stava avvenendo venerdì notte. “Abbiamo vissuto una situazione molto critica”, ha raccontato Francesco Ranieri, sindaco di Terzigno, comune epicentro del rogo. “All’inizio per fortuna il vento spingeva verso l’alto, poi a un certo punto si è portato verso le abitazioni. E lì abbiamo avuto paura. Ma i mezzi da terra hanno garantito l’incolumità di tutti. C’era una distanza di qualche chilometro dalle case. Non abbiamo avuto esigenza di sgomberi grazie a un ottimo lavoro dei volontari della Regione e dei Vigili del Fuoco che hanno sorvegliato l’area tutta la notte”.
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La mobilitazione
La colonna di fumo è visibile per decine di chilometri, dagli scavi archeologici di Pompei fino a Napoli. Frammenti di cenere si sono depositati su moltissime abitazioni. I sentieri turistici e gli accessi alla sommità del vulcano sono stati chiusi. Restano per il momento aperte al pubblico, invece, le aree del Parco Archeologico di Pompei che ricadono nell’area del Parco del Vesuvio. Intanto, è stato chiesto all’Esercito di coadiuvare le polizie locali sia per la viabilità sia per il rifornimento delle autobotti e lo spostamento di terreno in modo da arginare il fronte del fuoco. Il prefetto di Napoli Michele di Bari ha attivato il Centro coordinamento soccorsi e riunito il Comitato provinciale per l’ordine pubblico e la sicurezza. Il ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin ha fatto sapere che sta seguendo la situazione in contatto con il presidente del Parco nazionale del Vesuvio Raffaele De Luca.
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Forse origine dolosa
Nell’estate del 2017 le fiamme devastarono il Vesuvio con una ferocia senza precedenti. In quel caso venne accertata l’origine dolosa, che è ora lo stesso sospetto dei sindaci. Dai cittadini di Terzigno un’accusa: piccoli incendi nella pineta locale erano stati segnalati da cinque giorni, probabilmente sottovalutati fino al disastro divampato venerdì, complici il vento e le alte temperature. Il bilancio dei danni è ancora provvisorio ma stanno bruciando anche vigneti pregiati e aree di rilevante interesse turistico. Ora la corsa contro il tempo è per evitare conseguenze peggiori, tenendo conto che le ondate di calore previste in Campania potrebbero complicare il quadro generale.
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