All’Angelus Leone XIV si è soffermato sul modo più proficuo di investire la propria vita: non perdete nessuna occasione per amare, in famiglia, in parrocchia, a scuola e nei luoghi di lavoro con prontezza e sensibilità
Daniele Piccini – Città del Vaticano
Le opere di misericordia sono la banca più sicura e redditizia dove affidare il tesoro della nostra esistenza, perché lì, come ci insegna il Vangelo, con due spiccioli anche una povera vedova diventa la persona più ricca del mondo.
Con queste parole Papa Leone XIV ha commentato, prima della recita dell’Angelus, il Vangelo di oggi, domenica 10 agosto, sottolineando l’invito di Gesù a riflettere “su come investire” al meglio “il tesoro della nostra vita”.
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Radicalità nel dare
Cristo, che nel passaggio del Vangelo, si trova in cammino verso Gerusalemme, “dove sulla croce offrirà se stesso per la nostra salvezza”, ci esorta alla stessa radicalità con cui lui vive la sua vita: “Vendete ciò che avete e datelo in elemosina”. “I doni che Dio ci ha fatto”, ha spiegato il Pontefice, vanno “impiegati con generosità per il bene degli altri” e non tenuti solo “per noi”. “Si tratta – ha chiarito Leone XIV – non solo di condividere le cose materiali di cui disponiamo, ma di mettere in gioco le nostre capacità, il nostro tempo, il nostro affetto, la nostra presenza, la nostra empatia”.
I fedeli a piazza San Pietro durante la preghiera dell’Angelus. (@Vatican Media)
Spendersi nelle relazioni
Questo dono di sé agli altri è proprio ciò che fa di noi, “nei disegni di Dio, un bene unico, senza prezzo, un capitale vivo”. Al contrario, non investire la propria vita, rischia di “inaridirla” e “svalutarla” a mero “oggetto di consumo”. “Il dono di Dio che siamo” ha bisogno, ha argomentato ancora il Pontefice, di essere speso nella libertà e nella relazione “per realizzarsi ed esprimersi”.
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Il premio della vita eterna
La ricchezza che si crea, in questo processo di donazione di sé, ha lo stesso coefficiente di moltiplicazione del piccolo investimento della “povera vedova” che, con un nulla, donando solo “due spiccioli” nella cassa del Tempio, riesce a guadagnare tutto. “Uno sarebbe già contento se da una libbra di bronzo ne ricavasse una d’argento, o da una d’argento una d’oro – ha detto il Papa citando il Sermone 390 di Sant’Agostino – ma da quello che si dà si riceve qualcosa di realmente diverso, non oro o argento, ma la vita eterna”.
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Non perdere occasioni per amare
Se, da un lato, il premio in palio è così alto, e se, dall’altro, il rischio di svalutazione è così reale, allora, ammonisce il Pontefice, dobbiamo stare attenti a “non perdere nessuna occasione per amare”, “in famiglia, in parrocchia, a scuola e nei luoghi di lavoro, ovunque siamo”. “Questa è la vigilanza che ci chiede Gesù – conclude Leone XIV – abituarci ad essere attenti, pronti, sensibili gli uni verso gli altri come Lui lo è con noi in ogni istante”.
In ultimo il Papa ha affidato a Maria, Stella del mattino, il nostro desiderio ed impegno di vigilanza:
Ci aiuti lei ad essere, in un mondo segnato da tante divisioni, ‘sentinelle’ di misericordia e di pace, come ci ha insegnato San Giovanni Paolo II e come ci hanno mostrato in modo così bello i giovani venuti a Roma per il Giubileo.