L’idea di trasporre un’invasione aliena su larga scala passando attraverso il freddo distaccato degli schermi, e tutto quello che ne deriva, è abbastanza interessante, specialmente se al centro dell’azione torna il celeberrimo romanzo di H.G. Wells, qui War of the Worlds (La guerra dei , trattato con un piglio inaspettato e al tempo stesso contemporaneo. Tutto l’orrore di una situazione fuori controllo e lontana dal quieto vivere umano, senza però l’azione in presa diretta. Un lavoro di sottrazione che fa inevitabilmente riflettere anche sui costi generali di un progetto cinematografico del genere.

Disponibile su Prime Video, War of the Worlds introduce a un racconto estremamente classico in termini di fantascienza, trapiantandone le ragioni profonde in alcune dinamiche, dubbi, questioni e ragionamenti che appartengono prettamente al nostro presente. La scelta di spogliare l’intera azione in corso dell’epica più spaventevole in favore di una visione distaccata avrà sortito qualche effetto o sorpresa?

Un papà lontano e vicinissimo

War of the Worlds ci introduce subito nella particolarissima routine lavorativa di Will Radford (interpretato da Ice Cube), un impiegato governativo specializzato nel controllo, al fine di protezione, del popolo americano attraverso un programma di sorveglianza attivo che gli dà accesso a canali di comunicazione di ogni tipo. Solitario e totalmente concentrato a tenere insieme lavoro e famiglia, lo vediamo mentre, dal suo segretissimo ufficio, tiene sotto controllo eventuali attacchi al sistema americano, intervenendo laddove serve che il suo “sguardo” arrivi, diventando anche altro.

Un potere del genere si incontra e scontra direttamente anche con il suo ruolo di padre. Vedovo e ancora sofferente per la propria perdita, lo vediamo interessarsi, anche morbosamente, al quotidiano dei suoi due figli: Faith (Iman Benson), incinta e in procinto di costruire la propria famiglia col compagno, e Dave (Henry Hunter Hall), un giovane che ha ancora tutto da dimostrare alla vita.

Il clou di War of the Worlds, ovviamente, arriva nel momento in cui la Terra viene invasa da una razza aliena, in un attacco che nessuno aveva previsto. Chi sono? Cosa vogliono e qual è il loro reale obiettivo? Queste sono le domande a scandire una narrazione che alterna continuamente riflessioni sul macro della società tecnologica attuale e sul micro di una famiglia coinvolta in qualcosa di enorme ma con qualche carta in più.

Privacy e dati

Senza troppi giri di parole, sono la tecnologia e le possibilità contemporanee il vero bersaglio di War of the Worlds che, approfittando di una costruzione narrativa perfettamente familiare agli appassionati, tenta di costruire una riflessione sul nostro attuale rapporto con internet, facendosi critica. Ecco che l’impatto di una gigantesca invasione aliena viene immediatamente sfumato da meditazioni sulla privacy e sulla raccolta dati, spostando l’attenzione altrove, in una discussione pure interessante, ma relativamente sbilanciata e piuttosto sbrigativa nel suo insieme.

Il tutto attraverso una costruzione formale che passa tutta dagli schermi del protagonista che, di volta in volta, si muove da una chiamata all’altra mantenendo se stesso, e gli stessi spettatori, lontani da qualsivoglia azione concreta. Una scelta del genere, spiazzante ma non nuova nell’ambito del cinema, avrebbe anche funzionato se non fosse per il disordine generale di alcune sequenze e per il suo distrarre continuamente dal terrore di quello che sta avvenendo lungo le strade del mondo.

Così War of the Worlds mette da parte un’eventuale epica dell’orrore verso lo sconosciuto invasore, in favore di tantissimi messaggi scritti e videochiamate che, col proseguire degli eventi, non soltanto aggiungono tantissima carne al fuoco, ma non riescono mai davvero ad appassionare fino in fondo. Manca il coinvolgimento in questo lungometraggio, e l’interesse effettivo per un’invasione che vediamo da lontanissimo, distratti da teorie del complotto e un velo di sentimentalismo perenne.

Già, perché War of the Worlds si pone innanzitutto come riflessione sul nostro attuale tecnologico, aprendo sulla privacy sregolata del web e sul pericolo della raccolta informazioni, per poi tornare sullo specifico umano del suo protagonista principale: Will. Lui è un padre di famiglia con una fissazione per il controllo dei suoi cari, che fa passare per amore. Il tutto giustificato dalla perdita dell’amore e dal desiderio di protezione, che sfocia facilmente nella violazione dello spazio personale.

Ancorandosi a un personaggio del genere, la narrazione del film si spacca in due: da una parte l’invasione aliena con eventuale spiegazione e scoperta della verità dietro a una situazione del genere, e dall’altra una riflessione sulla famiglia e sui limiti di un uomo bloccato in un limbo lavorativo ed emotivo che tende ad alienarne ogni interazione col mondo degli affetti.

War of the Worlds, diretto da Rich Lee, così, si muove in un groviglio di idee e spunti che non trovano mai del tutto un proprio equilibrio. Gli eventi principali si muovono con una facilità, nella scrittura anche disattenta in alcuni momenti, estremamente veloce e abbozzata. La critica al nostro presente e alla dipendenza da una tecnologia che non conosciamo fino in fondo è chiara, ma non basta a tenere insieme un’esperienza che non va mai troppo in profondità.