Un uomo di 80 anni affetto da West Nile, residente ad Aprilia, è morto questa mattina nel reparto di Rianimazione dell’ospedale Santa Maria Goretti di Latina. Il paziente, con patologie concomitanti, era ricoverato da circa tre settimane presso il nosocomio pontino. Si tratta dell’ottavo decesso per il virus nel Lazio, rende noto la Regione Lazio.
 

 

Nella provincia di Biella , c’è un primo caso e un primo caso a Trento. Sono altri due casi di West Nile in Italia, che portano il numero delle infezioni totali ad oltre 170 dall’inizio dell’anno, con almeno 16 vittime: si tratta di una donna di Trento, appena rientrata in città dopo una vacanza, e di una 72enne residente in provincia di Biella, che aveva altre patologie concomitanti. Entrambe sono state ricoverate in ospedale e le loro condizioni, dicono i medici, sono stabili.

Azienda provinciale servizi sanitari di Trento: “Rafforzare misure per ridurre l’esposizione alle zanzare”

Il Dipartimento di prevenzione dell’Azienda provinciale per i servizi sanitari di Trento invita, per ridurre al minimo il rischio di punture e al contempo contrastare la diffusione dell’infezione in provincia, a seguire alcuni consigli pratici durante i viaggi.
 

“Il virus è diffuso in diverse aree del sud e nord Italia, ricorda l’Apss, e si trasmette con la puntura di zanzare infette (più frequentemente del tipo Culex) ma i ‘serbatoi’ del virus posso essere anche “gli uccelli selvatici ma anche mammiferi, soprattutto equini e, in alcuni casi, cani, gatti o conigli”. Il periodo di incubazione della malattia va dai 2 ai 14 giorni ma nelle persone con sistema immunitario compromesso può arrivare a 21 giorni.

Prima vittima in Calabria, morto un 80enne

Un uomo di 80 anni originario di Riace è morto al Gom di Reggio Calabria dove, nei giorni scorsi, era stato ricoverato nel reparto di malattie infettive per una encefalite. Dopo il ricovero, i medici hanno confermato che si trattava di un’infezione da virus West Nile. Dopo il decesso, il sindaco di Riace Mimmo Lucano ha disposto una disinfestazione su tutto il territorio comunale la disinfestazione.

2 casi a Novara, una persona ricoverata in ospedale

La Asl di Novara ha rilevato due casi di infezione da virus West Nile nel capoluogo. Si tratta di due persone anziane residenti in zone diverse della città. Per uno dei due casi, non c’è stata necessità di ricovero ospedaliero, pur in presenza di febbre alta. Più complessa la situazione dell’altro, manifestatosi nelle ultime ore. La persona infettata è stata ricoverata in ospedale. Le sue condizioni sono stabili, anche se la presenza di altre patologie rende necessario un attento monitoraggio. 

Secondo quanto riferito dalla Asl, i due pazienti non hanno fatto viaggi di recente e, quindi, il contagio è avvenuto in ambiente urbano. A Novara e in provincia negli ultimi anni sei persone che avevano contratto il virus sono morte. L’ultimo caso risale allo scorso marzo, quando perse la vita un uomo di 75 anni residente a Vespolate, nella bassa Novarese.

La situazione in Europa

Secondo il report dei Centri europei per la prevenzione e il controllo delle malattie aggiornato al 30 luglio “dall’inizio del 2025 al 30 luglio 5 Paesi in  Europa hanno segnalato casi umani di infezione da virus del Nilo occidentale: Bulgaria, Francia, Grecia, Italia e Romania”. 

Nel report vengono inclusi i casi confermati e quelli probabili, e si specifica  che i conteggi “sono preliminari e devono essere interpretati con cautela, poiché potrebbero essere rivisti dai Paesi man mano che  saranno disponibili ulteriori informazioni. Di conseguenza, non vengono forniti i totali”. Guardando alla tabella, tuttavia, l’Italia registra il maggior numero di infezioni, seguita a larga distanza da  Grecia, Romania, Bulgaria e Francia. E l’Ecdc precisa che “il numero più elevato di casi è stato segnalato nella provincia di Latina”, nel  Lazio.

La malattia, i sintomi e le raccomandazioni

Si tratta di una malattia infettiva trasmessa dalle zanzare, in particolare del genere Culex pipiens, che colpisce soprattutto gli uccelli selvatici. Le zanzare si infettano pungendo gli uccelli e a volte trasmettono il virus anche a ospiti accidentali come il cavallo e l’uomo. La zanzara che trasmette il virus West Nile non è la zanzara tigre, bensì la nostra zanzara comune notturna, che punge dal tramonto all’alba. Altre possibili vie di trasmissione comprendono la trasfusione di sangue e il trapianto di organi da donatori infetti e ancor più raramente sono state segnalate infezioni congenite trasmesse dalla madre al feto attraverso il latte umano.

La maggior parte delle persone infette non mostra alcun sintomo. Fra i casi sintomatici, circa il 20% presenta disturbi leggeri come febbre, mal di testa, nausea, vomito, linfonodi ingrossati, sfoghi cutanei. Questi sintomi possono durare pochi giorni, in rari casi qualche settimana, e possono variare molto a seconda dell’età della persona. 

Nei bambini è più frequente una febbre leggera, nei giovani la sintomatologia è caratterizzata da febbre mediamente alta, arrossamento degli occhi, mal di testa e dolori muscolari. Negli anziani e nelle persone debilitate, invece, la sintomatologia può essere più grave. I sintomi più gravi si presentano in media in meno dell’1% delle persone infette (1 su 150) e comprendono febbre alta, forti mal di testa, debolezza muscolare, disorientamento, tremori, disturbi alla vista, torpore, convulsioni, fino alla paralisi e al coma. Alcuni effetti neurologici possono essere permanenti.

Rezza: “Cornacchie e gabbiani in città? Influiscono su possibilità infezioni”

La febbre West Nile, come la Dengue ,”è una malattia provocata da un virus” veicolato da zanzare, anche se “le dinamiche di diffusione sono diverse. Mentre per la Dengue il  ciclo è uomo-zanzara tigre-uomo, per il West Nile i serbatoi sono gli  uccelli e il vettore la zanzara comune che infetta l’uomo pungendolo.

In questo quadro cornacchie e gabbiani in città potrebbero influire sull’epidemiologia di alcune malattie infettive, fra le quali il West  Nile. Fortunatamente per ora nelle città non si riscontrano problemi e non è detto che accada mai”. Lo spiega Gianni  Rezza, già direttore della Prevenzione del ministero della Salute e oggi professore straordinario di Igiene all’università Vita-Salute San Raffaele. 

Ma come evolverà West Nile questa estate nel nostro Paese? “I dati  nazionali – sottolinea Rezza via social – non mostrano un eccesso di casi rispetto agli scorsi anni, ma si nota una estensione dei focolai  che quest’anno, almeno per ora, sono più attivi in alcune zone al  Centro-Sud (provincia di Latina, Anzio/Nettuno, provincia di Caserta) rispetto alla Pianura Padana. Le serie storiche degli ultimi anni  mostrano un aumento dei casi in agosto e poi una tendenza alla  diminuzione già a partire da settembre. Non è una regola, ma è ciò che abbiamo costantemente osservato, e non è detto che possa essere rispettato (in meglio o in peggio) anche quest’estate, considerato i  cambiamenti climatici e all’anticipo delle ondate di caldo”.

Nessun vaccino disponibile

Attualmente non esiste un vaccino per la febbre West Nile e, sebbene la maggior parte delle infezioni sia asintomatica o si manifesti con sintomi lievi, è fondamentale adottare comportamenti protettivi per ridurre l’esposizione alle punture di zanzare e di conseguenza il rischio di contagio.

 

Il vademecum anti-punture

Apss raccomanda pertanto di seguire alcune semplici, ma essenziali, indicazioni, specialmente nelle ore serali e notturne: applicare repellenti cutanei sulla pelle esposta; indossare abiti coprenti preferendo indumenti chiari, pantaloni lunghi e camicie a maniche lunghe; ridurre l’utilizzo di profumi intensi che possono attirare le zanzare; installare quando possibile zanzariere a porte e finestre o soggiornare in ambienti climatizzati; eliminare i ristagni d’acqua e svuotare sottovasi o altri contenitori e coprire con teli le vasche per gli animali e le piscine gonfiabili dove le zanzare possono deporre le uova.