di
Daniela Polizzi
Il fronte di chi sostiene l’Ops su Banca Generali potrebbe superare il 32% con il sostegno dei grandi fondi in vista dell’assemblea di Mediobanca del 21 agosto. Anche Edizione dei Benetton potrebbe astenersi
Termina oggi il primo tempo della marcia di Mediobanca verso l’assemblea del 21 agosto. La partita si chiuderà in dieci giorni. Pochi, ma che potrebbero bastare per assistere a nuove mosse. Gli azionisti di Piazzetta Cuccia hanno tempo fino a stasera per registrare le loro azioni, passaggio obbligato per poi potersi esprimere (anche con l’astensione) sull’Offerta pubblica di scambio da 6,3 miliardi su Banca Generali.
Compravendite intense su Mediobanca
L’interrogativo è se le posizioni degli azionisti di Mediobanca siano cambiate rispetto a quelle, solo stimate, dei giorni precedenti l’assemblea del 16 giugno, poi rinviata. In quel momento i soci sfavorevoli all’Ops su Banca Generali erano accreditati di un 40%. Nell’ultimo mese il valore del titolo di Mediobanca è salito del 13%, segno che le compravendite sono state intense e che la mappa del capitale può essersi modificata. Alcuni azionisti riuniti nell’Accordo di consultazione, tradizionalmente a sostegno dell’amministratore delegato Nagel — nomi come i gruppi Mediolanum e Gavio — hanno venduto tutto o in parte facendo scendere il peso del patto dall’11,7% al 7,8%. Ma alcuni di loro hanno quote anche fuori dal perimetro dell’Accordo.
L’arrivo dei fondi hedge
Sono subentrati Blackrock che si è rafforzata al 5,06% (4,6% in azioni, il resto in strumenti finanziarie) dal precedente 3,5% e sono arrivati molti fondi hedge dopo i pareri favorevoli dei proxy Iss, Pirc e quello atteso di Glass Lewis. Per mandare in porto l’operazione Banca Generali, Mediobanca potrebbe contare su un attorno al 22-23% di voti favorevoli rappresentato da questa classe di investitori. Un azionista storicamente vicino a Mediobanca è il gruppo Unipol (poco più del 2%) che ha fatto sapere di decidere in un cda prima dell’assise.
Poco presente il retail
Poco partecipativo sarebbe il retail che già a giugno, in occasione dell’assemblea poi rinviata, aveva consegnato deleghe pari al 2% del capitale. La fotografia assolutamente preliminare, vede in partenza circa il 33% favorevole all’operazione. Ma diverse sono ancora le variabili. Ci sono posizioni da definire come quelle della Plt della famiglia Tortora salita quasi all’1%, in parte nel patto. Per portare a casa l’offerta su Banca Generali basterà il 50,01% dei voti. L’affluenza è attesa attorno al 75-76%, ci vorrà quindi l’0k del 38-39% dei presenti. Le sorprese possono emergere ed è probabile che in assemblea si vada alla conta.
Il fronte contrario
C’è un fronte contrario all’operazione su Banca Generali — già accreditato dal mercato attorno al 40% — guidato da Delfin (19,9%) e Caltagirone (9,9%), azionisti anche di Mps. Entrambi oggi registreranno le loro azioni. Anche se qui le sfumature contano. Il gruppo romano voterà contro. La holding della famiglia Del Vecchio è probabile che imbocchi lo stesso percorso che avrebbe battuto nell’assemblea del 16 giugno. Si potrebbe cioè astenere — e l’astensione vale come un voto contrario — perché gli accordi strategici tra Generali-Banca Generali e Mediobanca non avrebbero ancora sufficiente chiarezza da fugare i dubbi. Delfin osserva le partite in corso e guarda all’Ops del Monte dei Paschi che si chiuderà l’8 settembre.
Incognita Unicredit, Edizione verso l’astensione
Poi ci sono gli enti previdenziali (come Enasarco ed Enpam) che hanno circa il 5,5% e che potrebbero infoltire le fila degli sfavorevoli o scegliere di astenersi. Edizione dei Benetton non ha ancora preso una decisione sul suo 2,2% ma potrebbe astenersi. E la stessa strada potrebbe essere scelta anche da Unicredit (1,9% in azioni e un altro 2% per conto di clienti). Sempre che la banca abbia ancora i titoli in portafoglio
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10 agosto 2025
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