Keanu Reeves è uno degli attori più particolari della sua generazione, atipico nella sua dimensione artistica, in un percorso che l’ha portato, a partire dall’inizio degli anni ’90, a diventare protagonista di alcuni dei film più amati e celebri di sempre. Oggi sono 25 anni per uno dei suoi film più strani, più curiosi, ma anche più divertenti e per certi punti di vista più sottovalutati. Le Riserve arriva a metà di quel primo anno del nuovo millennio, ed è un film totalmente diverso da tutto ciò che è stato il rapporto tra football americano e grande schermo. Solamente un anno prima, Oliver Stone ci aveva regalato Ogni maledetta domenica, film che, oltre a lanciare la carriera di Jamie Foxx, ancora oggi è e rimane uno dei ritratti più onesti, brutali, viscerali e affascinanti sulla NFL, sulla cultura sportiva americana. Di tutto questo, Le Riserve ci appare come una sorta di deformazione, desacralizzazione di quello sport che, forse più del baseball, del basket, ancora oggi rappresenta l’anima stessa della società americana e della sua cultura sportiva. Fatto ancora più affascinante, questo film sportivo indossa la maschera della commedia, soprattutto demenziale, traendo spunto però, da un evento realmente accaduto: lo sciopero dei giocatori professionisti del 1987, quando per 24 giorni gli assi del campionato incrociarono le braccia, e costrinsero i dirigenti e i proprietari, ad azioni drastiche per mandare avanti la Regular Season.

Una banda di sfigati con un pallone tra le manile riservepinterest

Warner Bros.

Dalla quarta alla sesta giornata di campionato, in quel 1987 scesero in campo dei sostituti, scelta necessaria perché l’85% dei giocatori rimase irremovibile nella protesta. Una protesta che verteva sull’aumento salariale e sui diritti di immagine. In molti casi, si trattò di semi-professionisti, oppure di giocatori ritenuti invendibili sul mercato, gente svincolata e via dicendo. E allora eccoci lì, con i Washington Sentinels dell’arrogante quarterback Eddie Martel (Brett Cullen) che annuncia lo stop. In soccorso al presidente Edward O’Neal (Jack Warden) viene chiamato come Manager il coriaceo Jimmy McGinty (Gene Hackman), che non può fare altro che cercare di richiamare gente che magari aveva avuto una chance, però non l’aveva saputa sfruttare. Tra questi, attira la sua attenzione Shane Falco (Keanu Reeves) che ai tempi dell’università era considerato una grande promessa del football, ma che poi, a causa di un match andato storto, si era ritirato. Non va meglio neppure alle cheerleaders con la leader Anabelle (Brooke Langton) che è costretta a reclutare delle ballerine di strip club. Le Riserve diventa più che un titolo, un dato di fatto e la sceneggiatura di Vince McKewin, dà in mano al regista Howard Deutch, pioniere della commedia popolare americana, un materiale attraverso il quale parlarci di una seconda occasione, una seconda possibilità, di una banda di reietti in cerca di riscatto.

Un cast perfetto per una storia di riscattole riservepinterest

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Le Riserve ha un cast interessantissimo, su cui brilla soprattutto Orlando Jones, nei panni del logorroico, carismatico Clifford Franklin. Il resto, è una serie di personaggi strampalati, eccessivi, che creano una versione americana de L’Armata Brancaleone. Inutile dire che Le Riserve debba molto a un cult come Quella sporca ultima meta di Robert Aldrich, con cui il grande regista aveva creato una versione sportiva della sua famosa sporca dozzina. C’è il ricevitore sordomuto (Brian Murphy), c’è Rhys Ifans, con il suo fisico da ragioniere alimentato a sigarette e debiti, c’è Jon Favreau, futuro fabbro di alcuni dei migliori prodotti della Marvel e di Star Wars, nei panni di un disturbato reduce della Guerra del Golfo. Ma Le Riserve è anche blaxploitation, con i fratelli e André e Jackson Wilkinson, un ex lottatore di sumo a completare il quadro, ex detenuti e altri tipi impresentabili. Ovviamente, all’inizio i risultati sono a dir poco tragici, poi però tra trucchi e improvvisate, le cose cambiano. Il futuro John Wick, reduce dal successo di The Matrix, si dipinge addosso un personaggio insicuro, l’antitesi totale di tutto ciò che è sempre stato un quarterback nell’immaginario. Le Riserve che mette alla berlina il professionismo, questi divi mercenari, egoriferiti, innamorati dell’attenzione mediatica. Alla fine, pare dire il film, ciò che conta è la gloria, è fare parte di qualcosa, è essere lì in campo a giocarsi qualcosa di più del mero denaro.

Un piccolo cult pieno di momenti esilarantile riservepinterest

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Le Riserve è però una commedia, spesso demenziale, vive di battute, assurdità, di una notte in prigione che, sulle note di “I Will Survive” diventa una piccola perla di cameratismo guascone. A dispetto dello scarso successo al botteghino, grazie al passaparola e soprattutto alla home video, diventerà un vero e proprio cult. Le scazzottate degne dei fagioli western in campo e nel pub contro gli ex titolari, il balletto hot delle cheerleaders con cui le i Sentinels distraggono gli avversari, la “protezione” garantita dai fratelli Wilkinson a Falco contro ogni minaccia… insomma non si contano gli sketch che rendono il film spassosissimo. Però è anche un film sul Football Americano e quindi non manca epica, energia, adrenalina, con la sfida finale contro i Dallas Cowboys che ha poco da invidiare alle pellicole pure del genere. Le Riserve è uno degli ultimi momenti della commedia anni ’90, si fa beffe di ogni possibile sensibilità, stereotipo, è un film fatto di libertà pecoreccia, ma è anche una critica nei confronti della società americana, del mito del successo. Al di là della straordinaria chimica del cast, il film di Deutch rimane un affettuoso abbraccio allo sport in generale, come fucina di legami profondi, importanti. Non mancano omaggi e citazioni a veri momenti della NFL, a partite rimaste leggendarie e rivalità profonde, ad alcuni eroi di questo sport. Keanu Reeves, il suo Falco, sono protagonisti di un percorso di rinascita personale di grande impatto.

Un modo unico per onorare uno sport simbolo dell’Americale riservepinterest

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Con lo sciopero del 1987 furono modificate diverse regole. Poi tutto finì, i diritti televisivi tornarono a fioccare, molti dei cosiddetti richiamati tornarono nell’ombra. Le Riserve però, rimane una commedia gustosissima, un grande film su quello sport, su cosa rappresenti per l’America, sulla sua promessa di riscatto. Non per i protagonisti, a cui, un po’ come nel primo Rocky, di cui riprende anche una certa malinconia, riprende il tema del dimostrare innanzitutto a sé stessi di valere qualcosa. Negli anni a venire, il football americano sarebbe tornato sul grande schermo con grandi film, basta pensare a The Express, pochi mesi dopo uscì Remember The Titans con Denzel Washington, tratto anch’esso da una storia vera. Poi sarebbe venuto il momento di We are Marshall, Friday Night Lights, The Blind Side con Sandra Bullock, Imbattibile con Mark Wahlberg, Draft Day con Kevin Costner e il drammatico Concussion con Will Smith. Dai tempi de Le Riserve, che prolungò un po’ l’atmosfera disimpegnata e solare del cinema anni ’90, la NFL è cambiata tantissimo, così come i suoi protagonisti. La loro narrazione, tra i documentari di Netflix, i social, ha accompagnato uno sport che è cambiato più pesantemente nella sua dimensione mediatica. 25 anni dopo, questo film gustosissimo, sa ricordarci che però alla fine, si tratta semplicemente di un gruppo di cristiani intenti a prendersi a spallate e rincorrere un pallone ovale, ed è questo quello che conta.

Headshot of Giulio Zoppello

Sono nato a Padova nel 1985, da sempre grande appassionato di sport, cinema e arte, dopo dodici anni come allenatore e scoutman professionista nel mondo della pallavolo, ho deciso di intraprendere la carriera di giornalista.
Dal 2016 ho cominciato a collaborare con diverse riviste cartacee e on-line, in qualità di critico ed inviato presso Festival come quello di Venezia, di Roma e quello di Fantascienza di Trieste.
Ho pubblicato con Viola Editrice “Il cinema al tempo del terrore”, analisi sul cinema post-11 settembre. Per Esquire mi occupo di cinema, televisione e di sport, sono in particolare grande appassionato di calcio, boxe, pallavolo e tennis.
In virtù di tale passione curo anche su Facebook una pagina di approfondimento personale, intitolata L’Attimo Vincente.
Credo nel peso delle parole, nell’ironia, nell’essere sempre fedeli alla propria opinione quando si scrive e nel non pensare mai di essere infallibili.