La giornalista sanitaria e terapeuta afgana, naturalizzata statunitense, Batya Swift Yasgur, qualche giorno fa ha acceso i riflettori su un problema molto comune nel girovagare quotidiano dei pazienti, e al quale non sono immuni gli stessi medici. La storia resa pubblica dalla Yasgur partiva, infatti, proprio dal racconto di Melissa Geraghty, psicologa clinica della salute presso il Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti, che aveva sviluppato “episodi inspiegabili di paralisi della parte inferiore del corpo dall’età di 34 anni” e per i quali le era stato detto (dagli operatori sanitari consultati) che si trattava di ‘”semplice ansia”. “Per tutta la vita” aveva dichiarato sconsolatamente Melissa “ho sofferto di dolore cronico e altri strani sintomi, ma mi è stato detto che erano ‘tutti nella mia testa’”.

Questa tendenza dei medici a sminuire il valore di uno o più sintomi riferiti dal loro paziente se non addirittura a ignorare segni clinici rilevabili a una banale osservazione va sotto il nome, peraltro intraducibile in italiano, di “gaslighting” medico. Le sue origini e il suo significato ci vengono forniti dalla brava giornalista asiatica: “La parola deriva da un’opera teatrale del 1938 (poi adattata in un film intitolato ‘Gaslight’), in cui un marito manipola intenzionalmente la moglie per indurla a mettere in discussione la sua percezione della realtà.

Il termine “gaslighting” è diventato, successivamente, così popolare che nel 2022 è stato identificato dal noto dizionario, ora britannico, Merriam-Webster come ‘parola dell’anno’. Oggi è arrivato a significare non solo la manipolazione intenzionale delle percezioni di una persona, ma anche il rigetto delle sue legittime preoccupazioni. Nel 2023, il “gaslighting medico” è stato tanto di tendenza su TikTok da raggiungere oltre 226 milioni di visualizzazioni”. Una revisione appena pubblicata che si concentrava sui danni causati dal gaslighting medico che gli autori definivano “invalidazione dei sintomi” e comprendeva 151 studi qualitativi, con 11.307 individui coinvolti e 11 patologie evidenziate, tra cui COVID lungo, fibromialgia, endometriosi, sindrome di Ehlers-Danlos, sindrome da tachicardia posturale ortostatica e lupus eritematoso sistemico ha identificato “ampie classi di conseguenze negative, tra cui stati emotivi e ossessioni (ad esempio, insicurezza e vergogna), risposte specifiche all’assistenza sanitaria (ad esempio, perdita di fiducia nei medici), cambiamenti comportamentali (ad esempio, evitamento delle cure mediche) e ritardi diagnostici che portavano spesso a esiti avversi”.

Per la cronaca alla “malata immaginaria” Melissa Geraghty, dopo un lungo peregrinare e molti anni di palpitanti speranze e cocenti delusioni, è stata diagnosticata “la sindrome del midollo ancorato , un raro difetto del tubo neurale che richiede un intervento neurochirurgico.”. La morale di questa (triste) storia è, in definitiva, sempre la stessa: confutino i medici, in tutti i modi e a ciascuna valutazione diretta del paziente, le diagnosi da loro o da altri in precedenza formulate lo faceva regolarmente Antonio Cardarelli, volete che non lo facciano i moderni discendenti di Ippocrate? e, sopratutto, come suggerisce il titolo stesso della Yasgur, “convalidino le preoccupazioni dei pazienti”. Non c’è altra strada per essere buoni medici ed evitare errori legalmente onerosi e moralmente ma ahimè non solo inaccettabili per i pazienti.

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