Ci sono film che hanno fatto la storia, introducendo una sorta di linea temporale che ha innescato un cambiamento radicale nel modo in cui viene concepito il cinema stesso, e altri che invece riflettendo i cambiamenti culturali del periodo, hanno segnato la fine di un’epoca. Ecco quali sono.
Con The Irishman Martin Scorsese chiude, celebrandolo, il genere dei film dedicati ai gangster portando ancora una volta sullo schermo i volti che l’hanno reso grande. Al Pacino, De Niro, Joe Pesci si alternano in un lungometraggio dalla durata quasi infinita che mette il punto a tutti i film che lo hanno preceduto, in un lentissimo trascorrere dei minuti che ne esalta la componente nostalgica. Discorso analogo, o quasi, per C’era una volta a Hollywood, il geniale film di Quentin Tarantino che inneggia alla Golden age hollywoodiana di cui mette in scena luci, con le sue star iconiche, e ombre profondissime attraverso uno dei più celebri e inquietanti casi di cronaca che hanno attraversato le sfolgoranti colline di LA.
Quando Warren Beatty e Faye Dunaway hanno interpretato Bonnie e Clyde, il pubblico è impazzito per i due innamorati, spregiudicati e liberi come non mai. Dopo Gioventù Bruciata, e con questo film che l’età dell’innocenza a Hollywood è finita per sempre. Nel 1983, Philip Kaufman ha dato il via con The Right Stuff alla fine dell’eccezionalissimo americano sullo schermo, portando in scena una storia dedicata a piloti e astronauti in cui all’eroismo per eccellenza viene contrapposto il dubbio, la paura e la difficoltà.
Ma è con Apocalypse Now che viene tracciata la più grande chiusura, Francis Ford Coppola mette un punto al filone dei film di guerra riscrivendo completamente il genere che da epico diventa introspettivo, cupo e fortemente segnato dalla psicologia. Nulla è come sembra perché tutto sta per cambiare.