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Al botteghino non è stato esattamente un successo. Anzi: con 21 milioni di dollari negli Usa nella settimana di uscita e 72 milioni a livello globale è addirittura il peggior titolo Disney Pixar, fino a questo momento, per incassi. Eppure Elio, film diretto da Adrian Molina, Domee Shi e Madeline Sharafian nelle sale da giugno scorso, è un piccolo capolavoro di quello che una volta si chiamava cinema politico. Un’opera che racconta benissimo una contemporaneità fatta dalle spacconate di Trump alla Casa Bianca, dall’estenuante tira e molla sui dazi e le tragedie umanitarie di Ucraina e Gaza.

Un film d’animazione, certo, ma di fantascienza. Guarda caso proprio il genere che, ai tempi della Guerra Fredda (quando si confrontavano i vari 2001: Odissea nello spazio e Solaris), era uno strumento formidabile di soft power per rappresentare rischi e opportunità di un genere umano sempre in bilico sulla catastrofe nucleare. Elio, nel suo piccolo, fa lo stesso lavoro. Tra citazioni della grande fantascienza americana (la colonna sonora che rimanda a Incontri ravvicinati del terzo tipo, la quarantena che sa di E.T., ovviamente tanto della saga di Star Wars) e il rimando a valori universali come la fratellanza tra i popoli e la famiglia (non necessariamente biologica) come luogo degli affetti. Per questo e molto altro ancora ci sono almeno cinque motivi che fanno di Elio un magnifico racconto dell’America di Trump e, più in generale, di questa confusa contemporaneità. Vediamo quali.

Politica di potenza vs. organismi sovranazionali

Il protagonista del film è Elio, un bambino che corona il suo «sogno» ritrovandosi rapito dagli alieni. Scoprirà che, a milioni e milioni di anni luce da qua, i modelli politici che si affrontano sono essenzialmente due: l’impero degli Hylurg, violenti e spregiudicati, e il Comuniverso, un’eterna assemblea parlamentare in cui coabitano pacificamente i leader di tutte le galassie. Da un lato c’è la politica di potenza, ossia la stessa lingua parlata da Putin, l’approccio che affiora nelle smargiassate trumpiane sulla Groenlandia e il Canada; dall’altro un organismo sovranazionale che potrebbe essere l’Onu, se soltanto funzionasse veramente. Lord Grigon, signore degli Hylurg, vuole essere ammesso nel Comuniverso, con le buone o con le cattive. Cerca una legittimazione, ma non la ottiene perché sono i suoi valori politici a metterlo fuorigioco dal «salotto buono» delle specie aliene più evolute.

Fake news politics

Elio si fa accogliere nel Comuniverso fingendosi il «leader della Terra». Alla base della sua improbabile «carriera politica» c’è, insomma, una fake news. Più avanti, quando si clonerà per non far notare la sua assenza sul pianeta Terra e quando blufferà nella trattativa con il signore degli Hylurg, continuerà a praticare la menzogna come metodo politico. Fake news e bluff: è un po’ come se gli autori di Elio parlassero a noi perché Trump intenda.

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Un gioco da ragazzi

Elio è un bambino, lo abbiamo detto. Un bambino difficile che ha perso i genitori, quando può si mette nei guai e qualche volta attacca briga. Eppure, approdato nel Comuniverso e accolto da Lord Grigon, viene senza troppe esitazioni preso per il leader della Terra. Come dire: certe dinamiche della politica internazionale che ci sembrano complesse e hanno effetti tremendi sulle vite di innumerevoli civili inermi sono in realtà riducibili a risse tra ragazzini.