Olbia. Non si placano le preoccupazioni manifestate da più parti da associazioni, sindacati e gruppi politici in merito all’ampliamento dell’offerta sanitaria privata in Gallura. Dopo l’apertura della Costa clinic sono aumentate le riflessioni e le preoccupazioni per la gestione della sanità nel nord dell’Isola.

“Il Psi Gallurese esprime preoccupazione per l’apertura di una nuova clinica privata accreditata e non convenzionata ad Olbia, evidenziando il rischio di un ulteriore impoverimento della sanità pubblica – scrive nella nota il Commissario Luisella Maccioni – ormai è noto a tutti che il servizio sanitario pubblico è destinato al collasso. E ciò non è sicuramente responsabilità di un singolo governo: da oltre trent’anni, tuttele forze politiche che si sono alternate al potere hanno contribuito, pezzo dopo pezzo, allo smantellamento della sanità pubblica italiana e sarda in particolare”.

“Oggi ne paghiamo le conseguenze: il sistema pubblico arretra, mentre visite a pagamento, assicurazioni sanitarie e ospedali privati proliferano, colmando un vuoto che lo Stato ha colpevolmente abbandonato. Anche in Sardegna e nel nostro territorio, si osserva un aumento delle cliniche private accreditate e convenzionate con il Servizio Sanitario Nazionale (SSN), a discapito del servizio sanitario pubblico. Questo fenomeno – prosegue Maccioni nella sua disamina – solleva questioni e interrogativi sulla sostenibilità del sistema sanitario pubblico e sull’accesso alle cure per i cittadini”.

Questo ci deve preoccupare molto: “un numero crescente di strutture private sta ottenendo l’accreditamento, ovvero la possibiltà di erogare servizi sanitari a carico del SSN previo accordo con la Regione . Questo aumento potrebbe portare, sia in termini di finanziamenti che di personale, difficoltà a garantire i servizi essenziali. Ne abbiamo già avuto dimostrazione con il Mater Olbia, struttura accreditata e convenzionata dalla regione Sardegna sia in termini di risorse che di posti letto”.

Come Psi ci domandiamo: “che senso ha un ulteriore struttura privata accreditata e non convenzionata in Gallura, quali sono i vantaggi per i cittadini? Il personale impiegato, parliamo di medici e infermieri da dove verrà preso? Forse da quello esistente? Le cliniche private sarde accreditate e convenzionate con il sistema sanitario pubblico, secondo fonti degne della mia fiducia, – specifica Maccioni – garantiscono tra il 65% e il 70% delle prestazioni sanitarie regionali, con numerose famiglie impossibilitate a sostenere i costi crescenti delle visite o degli esami diagnostici. La situazione della sanità in Sardegna, ancora oggi non è cambiata, nonostante lo sforzo della Giunta Todde ci troviamo a far fronte a liste d’attesa lunghissime, sanità privata troppo cara, costi alti per andare altrove: così centinaia di migliaia di sardi rinunciano a curarsi. Operatori e pazienti trascurati, pronto soccorso e altri reparti al collasso, sanità territoriale fortemente indebolita”.

Il Psi Gallurese ribadisce fortemente la necessità di una battaglia che deve interessare tutti perchè “il diritto alla salute pubblica, la prevenzione sanitaria e ambientale, la cura ospedaliera e la sanità territoriale sono un diritto inalienabile”. L’isola con le sue complessità territoriali e i suoi squilibri tra aree urbane e periferiche, è particolarmente vulnerabile al fenomeno della cosiddetta “privatizzazione silenziosa“.

“Questo termine descrive un processo graduale in cui, pur senza una privatizzazione formale, le risorse pubbliche vengono progressivamente assorbite dal privato. Il rischio maggiore è che il settore pubblico venga relegato a gestire solo i casi più complessi, costosi o meno redditizi, come la cura delle malattie croniche, oncologiche e delle emergenze. Nel frattempo, le strutture private, grazie ai fondi pubblici, si concentrerebbero su prestazioni più rapide e remunerative, come visite specialistiche e interventi chirurgici”.

Il timore e  la denuncia pone l’accento su uno scenario in cui la sanità pubblica sarda potrebbe perdere centralità, trasformandosi in un sistema meno efficiente e meno accessibile, specialmente per le fasce di popolazione più vulnerabili. A questo punto controllo e regolamentazione devono diventare una sfida per la Regione Sardegna, affinché la sanità pubblica non venga umiliata e marginalizzata, è fondamentale che la Regione mantenga un controllo rigoroso sull’utilizzo dei fondi pubblici.

La collaborazione con il privato deve essere regolamentata da criteri chiari, che garantiscano il rispetto del principio di universalità e l’accessibilità dei servizi per tutti i cittadini , indipendentemente dal reddito o dalla zona di residenza. Il 
ricorso al privato deve essere un complemento, non un sostituto, del sistema sanitario pubblico, preservando il ruolo centrale degli ospedali e delle strutture pubbliche nell’offerta di cure. Il diritto alle cure è secondario al poter permettersi di pagare cure e visite. “È inaccettabile -conclude il commissario Maccioni – che la salute venga trasformata in un privilegio a pagamento, sfruttando il naturale bisogno delle persone di stare bene. È ora di dire basta a questa deriva. Per quanto ci riguarda, come socialisti, la vera sfida per la Sardegna non è scegliere tra pubblico e privato, ma trovare un equilibrio che salvaguardi il diritto alla salute per tutti i cittadini, senza compromettere la sostenibilità e la qualità del sistema sanitario pubblico. Fermiamo immediatamente la disintegrazione del SSN prima che la salute torni ad essere un privilegio, appannaggio soltanto di chi se la può permettere”.