Monta di ora in ora sui social francesi la protesta anti-tasse con lo slogan “C’est Nicolas qui paie” (E’ Nicolas che paga il conto). La versione francese dell’italiano “tanto paga Pantalone”. Un tempo confinata a gruppi marginali di estrema destra, l’espressione è diventata di uso comune negli ultimi mesi. Dall’inizio dell’anno, ha reso noto Politico, sono stati postati oltre 503mila messaggi su questo tema, con un forte aumento da giugno. E il governo francese, in vista di una potenziale esplosiva resa dei conti in autunno, è in allerta.
Nicolas è un personaggio fittizio, le cui origini sono sono spesso ricondotte a un meme del 2020 di cui era protagonista un trentenne lavoratore della classe media, disperato, la testa tra le mani, costretto a pagare i conti per le crociere dei pensionati “Chantal e Bernard”, e i sussidi per il venticinquenne “Karim” oltre agli aiuti allo sviluppo per l’Africa, scelto come simbolo delle frustrazioni di una classe media troppo “ricca” per ricevere sussidi e sfuggire al peso dell’aumento dei prelievi fiscali, tassata – è il cuore della denuncia – per finanziare un sistema di welfare in rovina.
Il concetto è diventato più recentemente un punto di riferimento nel dibattito politico francese, e un grande interrogativo è se Marine Le Pen riuscirà a raccogliere più voti tra il contingente “Nicolas”, spesso restio nei suoi riguardi, e che tende a considerare le sue politiche più in linea con gli interessi dei baby boomer, “Chantal e Bernard”. Lo slogan ha anche assunto un accento anti-immigrazione, con alcuni post che accusano gli stranieri di sfruttare il sistema di previdenza sociale.
La tendenza è diventata così significativa che l’Eliseo la sta monitorando attentamente. “Stiamo prestando attenzione a movimenti come “Nicolas qui paie”, ha affermato un consigliere dell’Eliseo citato da Politico, “può essere visto sia come un movimento populista di estrema destra, sia come un segnale d’allarme che il consenso popolare nei confronti delle tasse si sta assottigliando. Pensiamo che sia entrambe le cose e che sia anche un segnale che le tasse non devono aumentare”. Anche perché il momento è delicato: il primo ministro François Bayrou sta preparando un bilancio austero per il 2026 che punta a 44 miliardi di euro di tagli alla spesa e nuove imposte. Include anche misure politicamente esplosive come l’abolizione di due degli 11 giorni festivi fino a oggi osservati in Francia.
Il clima è di tensione. “Nicolas qui paie” e tutto il suo armamentario di significati si diffondono sempre di più e per la presidenza francese l’espressione, come il suo derivato “Je suis Nicolas“, evoca il ricordo scomodo di un altro movimento popolare, quello dei Gilet Gialli del 2018 e del 2019, campagna anti-tasse nata su Facebook che portò a settimane di violente proteste che costrinsero Macron a fare rare concessioni, con una marcia indietro su un aumento pianificato delle tasse sul carburante e delle tasse per i pensionati.