Il 27 luglio, vincendo la seconda tappa del Tour Femmes a Quimper, Mavi Garcia è diventata la vincitrice di tappa più… esperta nella storia del ciclismo. Più di Maria Canins e Jeannie Longo, che della corsa francese hanno scritto e riscritto la storia. La spagnola di Marratxi, sull’isola di Mallorca, era parsa addirittura sul punto di ritirarsi, invece a 41 anni ha conquistato la tappa e si è piazzata bene per tutto il resto della corsa.
In questo ciclismo che anche al femminile sta vivendo un’accelerazione a dir poco intensa, non è affatto facile esprimersi al top dopo i 35 anni. Eppure alcune atlete di classe comprovata sono riuscite a vincere anche da grandi. A ben vedere una delle più forti e continue è italiana ed è Marta Bastianelli. La romana che ha chiuso la carriera nel 2023 a 36 anni ha continuato a vincere fino agli ultimi mesi della carriera. Con Mavi Garcia ha condiviso tanti anni in gruppo e tre stagioni nella stessa squadra (prima alla Alé di Alessia Piccolo e poi nella prima stagione della Garcia al UAE Team Adq). Così, intercettandola alla ripresa dell’attività con la nazionale (due corse da seguire e il ritiro di Livigno con le juniores) le abbiamo chiesto di raccontarci Mavi Garcia e insieme di spiegarci cosa cambi nel rendimento quando si diventa grandi.
Tour de l’Ardeche 2021, Bastianelli vince a Saint Jean en Royans, Mavi Garcia va ad abbracciarla
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Quanto cambia fare attività e vincere mano a mano che passano gli anni?
Diciamo che l’anno in più ovviamente si sente. Penso che accada in tutti gli sport, anche i calciatori a un certo punto smettono di fare tanti goal (ride, ndr). Però quando la classe dell’atleta è limpida, si vince lo stesso, anche se l’età è matura. Noi abbiamo avuto l’esempio della Vos, di Van Vleuten e anche di Anna Van der Breggen. Credo che se c’è talento, l’età non sia un grande problema, anche se le differenze si sentono.
Una volta si diceva che con gli anni aumenta anche la quantità di lavoro da fare.
No, secondo me non è più così. Se quella che cambia è la capacità di recupero, la differenza la fai a maggior ragione con la freschezza. Io ho sempre lavorato intensamente, ma non ho aumentato perché l’età avanzava. Ho sempre mantenuto un livello medio alto, perché credo che vincere anche da grandi sia una questione di genetica. Anche quando ero giovane, c’erano le più grandi che andavano forte…
Se quello che cambia è il recupero, è più facile vincere la tappa di un Giro o la corsa di un giorno? Forse non è per caso che Mavi abbia vinto la seconda tappa…
Probabilmente è meno difficile vincere la gara di un giorno. Dopo i 35 anni, fai più fatica ad avere un certo recupero. Prendiamo Marianne Vos, che prima faceva cross, mountain bike, strada e pista. Più passano gli anni e più la sua attività è diventata mirata, fa le cose col contagocce e ben definite. Questo fa capire che il recupero è la base e con gli anni è più difficile ottenerlo, parlo anche di vita quotidiana. Allora magari scegli di correre meno e di selezionare gli obiettivi, fai il Giro oppure il Tour, ma non entrambi. Se però hai il fattore genetico che ti porta a convivere bene con la soglia della fatica e della stanchezza, allora vinci lo stesso.
A Quimper, seconda tappa del Tour Femmes, arriva la stoccata di Mavi Garcia
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In questo contesto, come la inseriamo Mavi Garcia?
Mavi è una grande atleta e una bravissima persona. Ho corso con lei per tanti anni ed è stata anche un’ottima compagna di squadra, non solo per il lavoro, ma anche per le bellissime giornate passate insieme. E’ molto appassionata di questo sport, le piace tantissimo il lavoro che fa e ci si dedica al mille per cento. Mi aveva detto che dopo le Olimpiadi di Parigi avrebbe smesso, invece ha continuato. Forse incentivata dalla famiglia e dal compagno che l’hanno stimolata a proseguire il suo percorso. Ho visto che poi è diventata molto più coraggiosa…
In che senso?
Per la vittoria del Tour de France è partita da lontano. Di solito lei attendeva le salite e le azioni delle altre, per vedere cosa sarebbe successo. Invece in questo caso ho visto che il coraggio l’ha portata a vincere. Sono stata felice soprattutto per i sacrifici che fa, perché se non finalizzi mai, è normale che le motivazioni vadano giù. Vedrete che questa vittoria sarà il modo per andare avanti.
Quindi è soprattutto un fatto di testa?
Nel suo caso penso che ci sia anche questo. Il fatto di incoraggiarsi e dirsi che malgrado l’età, può farcela ancora. Anche perché atleticamente sta benissimo, è un’atleta molto forte. Ovvio che le giovani stanno venendo fuori e smontano il castello di tutte e altre, non solo delle ragazze che cominciano avere una certa età.
Un attacco nella tappa da Brest a Quimper e 421 giorni dopo l’ultima vittoria, Mavi Garcia l’ha fatto ancora
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Mavi ha iniziato a correre nel 2015, quando aveva già 31 anni: questo può darle una longevità superiore?
Ha iniziato tardi perché viene dal duathlon, in cui ha vinto anche due mondiali. A livello fisico è molto forte, anche perché è abituata a sforzi maggiori. Però nei primi anni in cui venne con noi alla Alé dopo essere stata alla Movistar, ci rendevamo conto che a livello tattico e nello stare in gruppo faceva più fatica, come la Reusser. Poi piano piano ha imparato a stare davanti, non aveva più paura di stare in gruppo in discesa e quello aiuta tanto. Al Tour abbiamo visto che Sarah Gigante ha perso il podio per una discesa…
Mavi ci ha lavorato?
E’ migliorata molto negli anni anche sotto questo punto di vista. Di conseguenza iniziare più tardi può essere stato un punto sfavorevole rispetto a chi inizia da piccolino, però al momento credo che non abbia nulla meno delle altre.
E i suoi 41 anni li porta benissimo, no?
Non posso che confermare. Un’atleta che arriva a 41 anni e riesce a vincere e stare davanti, ha delle doti fuori dal comune.
Ferrand Prevot in maglia gialla ha 33 anni, Mavi ne ha 41: quando il dna è vincente, le vittorie arrivano
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Le hai mandato i complimenti dopo la vittoria?
Certo, era felice e soprattutto emozionata. Mi ha detto che non ci credeva ancora, che si era lanciata in quella fuga quasi per caso e invece le è andata bene. Questo ti fa capire che puoi provarci dieci volte e prima o poi trovi quella che ti va bene. E per lei sarà un’altra lezione preziosa da mandare a mente.