di
Gian Guido Vecchi

Don Capovilla, autore di un libro sulla Palestina, è stato fermato in aeroporto: viaggiava per un pellegrinaggio

Il modulo intestato «Border Control Administration» dell’aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv è intitolato «Decisione relativa al rifiuto di ingresso in Israele» ed è stato consegnato a Don Nandino Capovilla, appena atterrato, nel primo pomeriggio di ieri. Il sacerdote, 63 anni, parroco a Marghera impegnato da anni nel movimento cattolico Pax Christi, avrebbe dovuto partecipare con una quindicina di persone a un «pellegrinaggio di giustizia in Terra Santa» diretto a Betlemme e guidato dall’arcivescovo Giovanni Ricchiuti, presidente di Pax Christi Italia.

Gli amici con i quali ha potuto parlare raccontano che durante i controlli, dopo qualche tempo di attesa, gli è stato dato da firmare senza altre spiegazioni un modulo, «che non ha firmato», nel quale si legge che «non gli è permesso di entrare in Israele»: nel documento, che il Corriere ha potuto vedere, la «ragione del rifiuto» è indicata con la formula «considerazioni relative alla sicurezza pubblica, alla pubblica incolumità o all’ordine pubblico». Così «la persona sarà allontanata da Israele il prima possibile e fino a quel momento sarà trattenuta in un luogo designato a tale scopo».



















































Don Capovilla ha dovuto passare il resto della giornata in un locale delle autorità israeliane vicino all’aeroporto («una sorta di cella», dicono gli amici), fino alla tarda serata: «Dopo sette ore di detenzione sono libero!», ha scritto in un messaggio, «restituito cellulare e valigia, tutto bene, dicono che mi fanno volare in Grecia stanotte».

Resta da stabilire perché sia accaduto. «Non sappiamo quale sia la motivazione, ma pensiamo che sia a causa del libro Sotto il cielo di Gaza che ha appena scritto», spiega l’arcivescovo Ricchiuti, che nel frattempo ha raggiunto Betlemme: «Abbiamo contattato mari e monti ma non c’è stato niente da fare, purtroppo. Noi siamo qui, da Roma e da Venezia per un pellegrinaggio nell’ambito della nostra campagna di giustizia e di pace, “ponti e non muri”».

Don Capovilla, che di Pax Christi è stato coordinatore nazionale, è impegnato da tempo in campagne per i diritti umani, il dialogo interreligioso e la non violenza. Cinque anni fa regalò a Papa Francesco una spilla con scritto «porti aperti» in favore dei migranti. Sempre più, negli ultimi tempi, si è battuto per denunciare «il genocidio del popolo palestinese». Nel libro scritto con Betta Tusset, ha raccolto una serie di storie della vita nella Striscia: «Sotto il cielo di Gaza e della Palestina intera sopravvivono persone annientate da uno scempio che ha urgenza di essere narrato, pena la disgregazione del comune senso di umanità».

Il pellegrinaggio di Pax Christi intende fare tappa «a Gerusalemme, Betlemme e in Cisgiordania». Proprio ieri il movimento esortava al «rispetto del diritto internazionale e dei diritti umani» contro il piano di occupazione di Gaza. Capovilla non ci sarà: se vorrà tornare in Israele «dovrà presentare una richiesta in anticipo, che verrà presa in considerazione in base alle circostanze del momento».


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11 agosto 2025 ( modifica il 11 agosto 2025 | 23:19)