Ci stringiamo la mano. E Ali si presenta: «Il mio cognome è Zafar, ho 44 anni. Da dove vengo? Sono pakistano».
Qui a Piacenza pare cavarsela niente male: Ali ha trovato casa e un lavoro in una grande azienda che lavora la carne per i supermercati; e in più ha anche imparato alla perfezione la più antica arte italica: quella di arrangiarsi.
Con i suoi amici, tutti pakistani pure loro, era andato in comune: «Abbiamo chiesto – mi spiega – se potevamo avere un posto per noi dove poter giocare a pallavolo. Ci hanno detto: o venite a registrarvi oppure sotto le mura c’è tanto spazio…».
E loro così hanno fatto: sono andati sotto le mura farnesiane, in via XXI Aprile e – proprio all’altezza della cinquecentesca Porta Borghetto – si sono messi al lavoro. Hanno piantato nel prato due bei pali solidi, tirato una rete, steso dei fili bianchi per segnalare i bordi e voilà: il campo da pallavolo “fai da te” era bell’e pronto.
Certo c’era e c’è il problema dell’erba che cresce. Ma poco male. Oggi Ali è arrivato con il suo decespugliatore: «Una volta – mi spiega – venivano quelli del comune. Ora è da un po’ che non si vedono più; non so perché. E allora ci pensiamo noi». Già. In quello che una volta era il fossato, il verde arriva ormai a mezza gamba. Unica eccezione: appunto il campo da pallavolo made in Pakistan.
di Antonio Cavaciuti