Le prestazioni di Marc Marquez in questo 2025 sono impressionanti, come testimoniato dalle 8 vittorie nei 12 Gran Premi domenicali disputati (vanta da solo il doppio delle affermazioni rispetto a tutti gli avversari messi assieme). Se ci aggiungiamo che nelle Sprint il conto dei successi è di 11 su 12, il quadro si fa completo.

Complessivamente, El Trueno de Cervera ha vinto 19 eventi su 24, mancandone due solo a causa dei propri errori e uno in seguito alle anomale condizioni meteo. Una supremazia assoluta, i cui prodromi potevano però essere intuiti già sul finire del 2024. Una volta completato l’indispensabile periodo di adattamento alla Ducati, lo spagnolo ha tenuto un rendimento vicino a quello di Francesco Bagnaia e Jorge Martin, in piena bagarre per il titolo, pur gareggiando con una moto meno evoluta di quelle dei più giovani rivali.

Quest’anno, dotato del top di gamma, il veterano iberico non sta lasciando scampo a nessuno. Neppure a chi, Ducati, l’ha interpretata al meglio per anni, quel Pecco Bagnaia declassato improvvisamente dal ruolo di protagonista a quello di comprimario. In realtà, comprimari sono tutti al cospetto della versione 2025 di MM93, una delle più dominanti viste sinora.

Appariva in declino inesorabile, Marquez. Indipendentemente dalla palese crisi di competitività della Honda. Troppi errori, talvolta marchiani; troppe cadute, non sempre giustificate dal fatto di essere al limite.  Marc nel 2023 sembrava giunto al capolinea. Invece, a poco più di due anni di distanza dal famigerato “dito medio” mostrato alla RC213V al Sachsenring, siamo qui a prendere atto della sua Restaurazione.

Il titolo 2025 non è ancora vinto, ma “può perderlo solo lui”, giusto per citarlo. A meno di seri infortuni, l’Iride non è in discussione. Anzi, le domande sono legate a quanto potrà essere marcato il suo dominio e con quanti weekend di anticipo chiuderà matematicamente i conti. Sembra di essere tornati al 2018-2019, o addirittura al 2014.

La decisione di rompere il contratto con Honda, accettando peraltro di pagare pegno pur di mettere le mani su una Ducati (nel 2024 ha corso in un team satellite e con un modello vecchio), ha rappresentato un atto di forza. Così come il fatto di disarcionare Jorge Martin dalla promessa sella del Factory Team, inducendo il madrileno a legarsi ad Aprilia. Il 2025 è, poi, una dimostrazione di superiorità.

Forza, è questa la parola chiave. Quella forza a lungo mancata nel suo braccio offeso a Jerez nel 2020. La forza di Marquez è tale da aver deformato la proverbiale parabola discendente, tramutandola in una cosinusoide (chi è avvezzo all’analisi matematica sa bene qual è la forma della funzione coseno, viceversa è sufficiente cliccare su queste parole per reperire l’immagine esplicativa). Pochissimi, nella storia del Motociclismo, sono stati capaci di tanto. Giacomo Agostini e Valentino Rossi, per citarne un paio, ma con tempistiche più ridotte e senza seri problemi fisici nel mezzo.

Prima o poi tornerà a scendere anche il grafico di Marc, è inevitabile e alla natura non si può opporre nessuna forza umana, per quanto poderosa come quella del catalano. Nel frattempo, simpatico o antipatico, apprezzabile o disdegnabile, sta dimostrando di appartenere alla categoria dei “Fenomeni”, quelli che nascono una volta ogni quindici o vent’anni.

Di suoi simili, nella MotoGP attuale, non se ne intravedono. Con buona pace della generazione di fine anni ’90, che i suoi titoli li ha conquistati nel periodo in cui il rendimento del Tuono di Cervera era al di sotto dell’asse delle ascisse, ovvero allo zero.

Verosimilmente, con buona pace anche dei nati a inizio XXI secolo. Perché, per quanto promettenti, né Pedro Acosta, né Fermin Aldeguer (accomunati a MM93 nel recente passato) sembrano essere fatti della stessa pasta di chi sta spadroneggiando nel presente e – se la salute lo sosterrà – continuerà a farlo anche nel prossimo futuro, sino a quando la biologia glielo permetterà.