Un post commovente pubblicato su Instagram, accompagnato da un primo piano del suo occhio azzurro e lucido, ha svelato pagine di pensieri fragili e comuni a una società in cui spesso tutto appare perfetto. “La diabolica trinità è venuta a farmi visita”, si legge nella foto. “Senso di vuoto, ansia e solitudine si sono insediati con approccio apparentemente cortese e in poco tempo hanno dettato legge, imbavagliandomi l’anima.”, continua.
Uno dei tanti viaggi in treno si è trasformato così in un turbinio di emozioni: “Spesso mi capita di entrare in loop mentali pari a certi gironi dell’inferno dantesco e uscirne diventa una sfida karmica difficile da tagliare, come se ogni domanda a cui il larvatico che mi abita decidesse di rispondere, corrispondesse una risposta che mi avvicina sempre di più all’oblio. Allontanarmi da uno stato di coscienza d’animo è semplice, basta alimentare questa intervista interiore che ha il solo obiettivo di dividere. Dividermi da me stessa, dagli altri, dal caotico ma perfetto disegno dell’universo.”
I ricordi della primavera romana, “i primi amori sbocciati nella città eterna, le prime responsabilità che mi richiamavano verso il freddo Nord e i primi sensi di vuoto non più colmabili da una carezza di papà o una tenera rassicurazione di mamma. Il deja vu era inevitabile. L’inquietudine pure.”
Uno sfogo a cuore aperto scritto tra le note del telefono: “A tratti meditare, visualizzare, anche scrivere e buttare fuori tutto può aiutare, ma non elimina completamente la presenza dei ‘soliti‘ inquilini del mio cervello. Scegliere di abbracciare la propria evoluzione personale spesso significa sacrificare dei piccoli piaceri momentanei o rush dopaminici che possono tranquillamente diventare degli inutili cerotti posti sopra una ferita profonda e ancora aperta. Questa ferita va fatta respirare, ossigenare. L’ansia di risolvere un problema è essa stessa il problema. Un cane che si morde la coda, un’apparente risoluzione che sotto forma di ‘cura’ va ad infettare più in profondità.”
Nel cuore dell’introspezione, anche una dolce confessione: “La bimba che è in me vorrebbe solo essere vista, amata, accettata, cercata. Senza dover per forza fare ‘la brava’, servire a qualcosa o qualcuno, non dando mai e poi mai fastidio. Lei vorrebbe non dover cercare validazioni da sconosciuti solo per ricordarsi che è speciale così com’è. Senza bisogno di fare, ma semplicemente di essere.”