di
Marco Imarisio

L’annuncio domenica sera su «Vesti Nedeli», il talk politico più seguito dal pubblico russo: è un segnale politico?

Contano sia il messaggio che il messaggero. «Adesso, un servizio sul piano per la fine dell’Operazione militare speciale». Domenica sera, i telespettatori di Vesti Nedeli, le Notizie della settimana, avranno fatto un sobbalzo sul loro divano. Il più importante programma di approfondimento di tutta l’informazione russa dedicava il servizio principale alla possibile fine del conflitto. A presentare il rotocalco, che non ha una guida fissa, c’era poi Yevgeny Popov, conduttore in pianta stabile del popolare programma quotidiano Sessanta minuti, ma soprattutto deputato di Russia Unita, il partito del presidente.

Il sigillo

Una specie di sigillo, quindi. Che non è sfuggito a un osservatore di peso come Sergey Markov, l’ex consigliere di Vladimir Putin per la politica estera, analista di un certo acume ma anche megafono in patria del Cremlino, dove è ancora ben introdotto.



















































«Questo è in realtà un chiaro segnale per l’intera macchina mediatica russa» ha scritto su Telegram, aggiungendo che il titolo e la scelta dell’annunciatore, «sicuramente ponderati e concordati con chi di dovere, non sono certo casuali».

Anche il portale di notizie lenta.ru, considerato anch’esso molto vicino all’attuale verticale del potere, ha subito rilanciato: «In Russia si è parlato della fine dell’Operazione speciale in Ucraina», citando poi Kirill Dmitriev. Il negoziatore e rappresentante di Putin per la cooperazione economica con l’estero, candidato ad accompagnare il suo capo in Alaska, in maniera quasi contestuale alla messa in onda della trasmissione ha infatti scritto su X che secondo lui dopo il vertice del 15 agosto «i guerrafondai» non potranno più sorridere perché «il dialogo tra Putin e Trump porterà speranza, pace e sicurezza globale».

«Le nostre condizioni»

Con qualche dose di circospezione in più, spesso citando l’affermazione di Markov per non assumersi responsabilità in proprio, altre testate, tra le quali gazeta.ru e il tabloid popolare Mosca della sera, hanno fatto capolino con un titolo che suggerisce la possibilità di una svolta. Si discute di fine della guerra, e non di pace, che sono due cose diverse. Ma questa volta almeno se ne parla, ed è una novità assoluta.

La linea generale appare chiara. Non è una inversione di tendenza, sarebbe impossibile persino per gli standard russi, dopo quasi quattro anni di propaganda mirata sul raggiungimento di tutti gli obiettivi prefissati all’inizio dell’Operazione militare speciale. «Questa volta può esserci uno stop, ma alle nostre condizioni», titola un editoriale anonimo dell’agenzia di Stato Ria Novosti. E nella sua ambiguità può essere una sintesi dell’attuale situazione. Ma per qualche giorno, in attesa degli eventi e degli sviluppi dell’incontro tanto atteso tra i due presidenti, le linee guida sembrano riflettere la cauta speranza russa che qualcosa possa davvero succedere.

Scrupoli

Anche per questo, non ci sono più informazioni, nemmeno a livello ufficiale, sugli sviluppi dei numerosi progetti in corso con Corea del Nord, Cuba, Venezuela e Afghanistan. Ogni iniziativa appare momentaneamente sospesa, con l’evidente obiettivo, subito sottolineato dai siti dell’opposizione, di non creare un contesto informativo negativo prima dell’incontro in Alaska. «A Trump non deve essere data alcuna opportunità di fare pressione su Putin. Si noti che perfino nei resoconti del Cremlino sulle conversazioni telefoniche internazionali di Putin degli ultimi giorni non si troverà alcun riferimento a Paesi considerati scomodi», affermano anonimi interlocutori del dipartimento di politica estera russo.

Accuse preventive

La retorica antiamericana dei giornalisti televisivi russi si è prontamente abbassata, dopo che nelle ultime settimane era stata sdoganata come ai vecchi tempi di Biden. A giudicare dei toni concilianti, qualche messaggio deve essere stato recapitato alle «teste calde» dei blogger Z, i corrispondenti di guerra che da sempre invocano una vittoria definitiva e senza condizioni. Non c’è ragione per essere allarmati, scrivono, perché «Putin riuscirà senz’altro a raggiungere l’accordo più vantaggioso per noi».

E se qualcosa dovesse andare storto, nessun problema. Sono già pronti i capri espiatori. «Il piano del presidente per un accordo» è la prima riga del titolo di apertura del quotidiano Izvestia. «E chi potrebbe sabotarlo» è la seconda.

La risposta è la stessa che forniscono tutti i media russi, in quello che sembra essere l’altro messaggio da far passare: Ucraina ed Europa, i soliti sospetti, stanno tramando nell’ombra.

12 agosto 2025 ( modifica il 12 agosto 2025 | 07:00)