Andrea Raccagni Noviero al Tour de Pologne (photo credit Soudal Quick-Step)
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Dalle peggiori sconfitte nascono le migliori vittorie. Abbandonare il Tour de Pologne non è stato per Andrea Raccagni Noviero esattamente la peggiore delle sconfitte, e quel quarto posto a Zakopane non è esattamente una vittoria. Ma è da eventi come quelli si impara e si diventa grandi, come persone e come atleti.

Dopo quella quinta tappa, tra un colpo di tosse e l’altro, ci confessava che avrebbe voluto ritirarsi a 50 chilometri dalla partenza di Katowice. Aspettavamo i corridori dietro la curva dopo il rettilineo finale, dove in mezzo alla folla era anche impossibile rubare con lo sguardo un solo frame dallo schermo che trasmetteva la tappa. Si capisce che la volata è lanciata perché secondo dopo secondo l’urlo dei tifosi diventa un boato e in men che non si dica ecco sfrecciare Matthew Brennan. Pochi metri più indietro Ben Turner, Andrea Bagioli e Andrea Raccagni Noviero.

Andrea Raccagni Noviero? Quella stessa mattina ci raccontava di come fosse cambiato in questa prima stagione da professionista, di come fare le volate non rientrasse più nei suoi gusti.

«Dopo i campionati italiani sono andato in altura e quello è stato il punto di svolta. Ho iniziato a cambiare il tipo di corridore che sono. Se ho sempre pensato di essere uno da classiche, da qualche tempo ho iniziato a rendermi conto che non mi vedo totalmente nelle volate e in quel tipo di corse, ma nemmeno nel lead-out. Preferisco piuttosto dare il mio contributo alla squadra prima, sulle salite, ma le volate mi mettono timore. Vorrei migliorare in salita, essere presente nelle gare dure. L’ho fatto presente alla squadra, che come si sa guarda più alle volate, e d’accordo ho cominciato dal perdere peso. Sia in allenamento che in gara stanno vedendo che vado bene, che il potenziale dovrebbe esserci».

Andrea Raccagni Noviero e Paul Magnier al Tour de Pologne (photo credit Soudal Quick-Step)

C’è un suo coetaneo in squadra che invece di volate se ne intende e non ha mai abbastanza. È Paul Magnier, che ha vinto lo sprint della quarta tappa. «È un ragazzo centrato e preciso, ma quando siamo sul bus o in hotel è simpatico e allegro. In Paul vedo davvero il fare da leader, che sa trascinare il resto del gruppo», ci dice il ligure.

Da sempre in maglia Soudal Quick-Step, Andrea Raccagni Noviero è diventato Under 23 con la formazione Development del Wolfpack prima di essere promosso quest’anno alla World Tour. Se c’è una cosa a cui è ancora necessario del tempo per abituarsi, quella sono le lunghe distanze. Al Tour de Pologne è la prima volta che affronta una corsa a tappe che ha frazioni molto lunghe una dopo l’altra. «Di corse oltre i 200 chilometri ne ho fatta qualcuna, ma mai in gare a tappe. Le gambe fanno male, soprattutto quando ci sono circuiti molto tecnici che richiedono continui rilanci».