di
Matteo Castagnoli
Filippo Di Terlizzi e il fratello Gaetano avevano lanciato un appello agli investitori: «Costituitevi». Ora che i ragazzini di 13, 12 e 11 anni sono stati presi dice: «Non servono slogan elettorali. Bisogna agire per la sicurezza dei cittadini. Vogliamo soluzioni»
Filippo non vuole sentire parlare di disgrazia.
«L’omicidio di mia madre non può essere ridotto al solito “si è trovata nel posto sbagliato al momento sbagliato”. No. Questa tragedia non è giustificabile con la sfortuna. Si è arrivati qui perché non siamo tutelati. È inquietante».
Ieri Filippo Di Terlizzi e il fratello Gaetano hanno dato l’ultimo saluto alla loro mamma, la signora Cecilia De Astis, 71enne in pensione, travolta lunedì da un’auto pirata (rubata) con a bordo quattro ragazzini tra gli 11 e i 13 anni. Prima dei funerali di domani alla parrocchia di San Barnaba nel «loro» quartiere Gratosoglio, a sud di Milano, sono tornati al Niguarda, poi dall’avvocato per avviare le pratiche. Al telefono Filippo è sotto choc: «Siamo dentro un incubo».
Che effetto le ha fatto sapere che l’auto che ha ucciso sua madre era guidata da un 13enne, scappato con altri tre amici di 11 e 12 anni.
«Non c’è stata prevenzione. Ragazzini allo sbando arrivano a questo».
Quello che è successo ha accesso i fari anche sul quartiere. Sui campi nomadi.
«Il Gratosoglio non è una delle zone più belle della città. Ma non poter fare due passi sul marciapiedi con il rischio di essere travolti, con il rischio di perdere chi di più caro si ha al mondo, non va bene. Non è un discorso di nazionalità. Nessuna caccia alle streghe. Qui parliamo della sicurezza di tutti».
Per sua madre Milano era diventata una seconda casa, dopo la Puglia. Aveva deciso di restare in città ad agosto.
«Era arrivata da giovane, per lavoro, con mio padre. Che è morto di malattia nel 2012. Lei cercava di vivere nonostante la solitudine. Per fortuna la sera prima dell’incidente ci siamo visti. Porterò con me quel ricordo, per sempre».
Cosa racconterebbe a chi non l’ha conosciuta?
«Che era una persona gentile, attenta. Cercava di capire il mondo. Seguiva le notizie di cronaca nera. Uno pensa sempre che queste tragedie non ti possano mai capitare, poi succede ed è assurdo. Ora però tocca a noi fare qualcosa».
Cioè?
«Mi riferisco a questi ragazzini. Ho letto le dichiarazioni dei politici. Non servono slogan elettorali. Bisogna agire per la sicurezza dei cittadini. Vogliamo soluzioni».
Non vi sentite protetti?
«Non è uno scippo o una rapina che sono sempre sconvolgenti. Ma si tratta di un omicidio che non doveva esistere. Non voglio calcare la mano, e nemmeno giudicare l’operato del sindaco, ma non posso pensare che si ripeta».
Subito dopo l’incidente, davanti alle telecamere, avevate fatto un appello ai responsabili: «Costituitevi».
«Forse questi ragazzini non sanno nemmeno cosa volesse dire. Chiediamoci: dobbiamo inseguire queste tragedie o anche prevenirle?
Vai a tutte le notizie di Milano
Iscriviti alla newsletter di Corriere Milano
13 agosto 2025
© RIPRODUZIONE RISERVATA